non c’e problema

 

Tutta la politica ufficiale e semiufficiale e’ equivalente, nessuna è superiore all’altra, tutte sono vana agitazione, un teatro dell’assurdo, una trappola per sorci.
Non ci sono vie d’uscita. La via d’uscita, se c’e, s’inventa oltre la politica.
La sovranita’ e la trascendenza del capitale e’ tale che la politica si puo’ classificare nella categoria generale di demagogia e sottoclassificare in populismo di destra e populismo di sinistra. Vinca l’una o l’altra tendenza l’avanzata della reazione e’ assicurata. Cambiano solo le modalita’ del comando non certo la sua sostanza.

Va’ da se’, scrisse una volta Max Horkheimer, che non esiste azione abominevole che la classe dominante non presenti come morale se corrisponde ai propri interessi, non vi e’ crimine che non si concili con la coscienza pubblica. Una societa’ la cui essenza e’ la negazione totale di ogni valore umano si richiama ai "valori", agli "imperativi", "all’interesse generale", al "servire la causa"…, solo quando deve confondere le classi subalterne e farle comportare come le scimmie dei loro carcerieri. In italia i rivoluzionari della controrivoluzione "proclamano l’inadeguatezza della ragione e del razionalismo(…)sostengono la retorica di una palingenesi sociale che denuncia l’emancipazione liberale delle donne-che devono restare a casa a partorire-che tuona contro "l’arte degenerata" e il "bolscevismo culturale"…
Ed ecco pronti, scodinzolanti, una schiera di politici che si danno all’adulazione del "grande inquisitore"…

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Ratzinger ovvero la cultura della morte

Secondo "il grande inquisitore", che oggi governa i vertici della gerarchia vaticana, l’aborto e’ una "scelta contro la vita"…; dall’Austria aveva anche ammonito: "L’aborto non è un diritto umano"…esso e’ "il suo contrario: una profonda ferita sociale"…E si sa’, o no?: le donne sono uguali davanti agli occhi di Dio mica davanti agli occhi degli uomini!. Il corpo delle donne
per il santo padre e’ "macchina riproduttiva" che appartiene alla societa’, e s’intende, pure, secondo i dettami della chiesa cattolica. Su quella "macchina" le donne non possono rivendicare alcun diritto. Il "fondamentalista" ha declamato che "è necessario aiutare tutte le persone a prendere coscienza del male intrinseco del crimine dell’aborto che, attentando contro la vita umana al suo inizio, è anche un’aggressione contro la società stessa…"…Quale crimine? quale societa? Il santo padre, partorendo queste raffinate dichiarazioni sicuramente avra’ pensato alle madri dei desaparecidos argentini e al suo fedele servitore, ex nunzio apostolico in argentina, sua ennesima santita’, monsignor Pio Laghi(1), che giustificava e benediceva, in vece di santa madre chiesa, la politica di persecuzione che porterà alla scomparsa di 30.000 persone durante la dittatura del devotissimo generale Emilio Massera. Continua a leggere

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gli assassini sono fra di noi

i militi delle SS si divertivano ad ammonire cinicamente i prigionieri:
<In
qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l’abbiamo
vinta noi; nessuno di voi rimarra per portare testimonianza, ma se
anche qualcuno scampasse, il mondo non gli credera’. Forse ci saranno
sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze.
E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi
sopravvivere, la gente dira’ che i fatti che voi raccontate sono troppo
mostruosi per essere creduti: dira’ che sono esagerazioni della
propaganda alleata, e credera’ a noi, che negheremo tutto, e non a voi.
La storia dei Lager, saremo noi a dettarla> Continua a leggere

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il Nuovo Soggetto pare che non ci sia. zombie di tutto il mondo unitevi!

 

Come ha scritto R. Vaneigem, il lavoro produttivo è parte integrante
della tecnologia della legge e dell’ordine… di una civiltà che mai
prima ha raggiunto un tale grado di disprezzo per la vita al punto da
assassinare lentamente le persone nei macelli cyber-meccanizzati del
lavoro…e dove mai prima una generazione e’ stata cosi’ annegata nella
mortificazione, in una tale rabbia di vivere sotto i colpi del lavoro
forzato. Ogni appello alla produttivita’ e al "lavoro a vita" e’ una
chiamata alla schiavitu’; il lavoro e’ uno strumento di tortura. La
logica del lavoro e’ una logica da minare non da rivendicare. Continua a leggere

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un posto di lavoro ad Auschwitz

Lo
sterminio degli ebrei ci ha insegnato che un uomo può leggere Goethe o
Rilke la sera e la mattina seguente, andare al suo posto di lavoro, ad
Auschwitz. Continua a leggere

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genova 2007: una “mezza giustizia” e’ gia’ una “verita’ di stato”

110 anni di reclusione su oltre 220 richiesti dai pm, un solo imputato completante assolto su 25, una decina di imputati a cui sono stati derubricati i reati da devastazione e saccheggio a danneggiamenti e resistenza. Queste la sentenza emessa nei confronti di 25 no global processati per i fatti relativi al G8 avvenuti a Genova nel 2001…

In sostanza la seconda sezione penale del Tribunale di Genova nella sua sentenza ha tracciato un "confine morale"(in cifra giudiziaria)dove da un lato si trovano i "black bloc"(responsabili di devastazione e saccheggio) e dall’altro le "tute bianche"(a cui si imputano i reati di danneggiamento e resistenza). Il tribunale borghese in ultima istanza ha deciso non solo di comminare delle pene in relazione a dei reati-presunti-, ma anche di attribuirsi di fatto, il diritto di comminare un "giudizio morale":
"i buoni" sono coinvolti in incidenti di piazza con la polizia nel corso di una manifestazione autorizzata; i "cattivi" invece avevano in testa, e tutti insieme, "un preciso piano volto a minare l’ordine pubblico".

Con questa "netta differenza" tra i fatti del mattino del 20 luglio 2001, il corteo dei "cattivi", dove vi fu’ "reale lesione della sicurezza" e i fatti del pomeriggio, che "non hanno aggravato la crisi dell’ordine pubblico" rivelandosi "episodi a se stanti", il tribunale ha accolto o meglio ratificato la sentenza politica e morale gia’ emessa nell’immediatezza dei fatti dal genova social forum e dai suoi piu’ illustri esponenti.
Le "tute bianche sono state assolte dal reato di devastazione"…mentre gli imputati presuntamente appartenenti al "blocco nero" poiche’ "compartecipavano moralmente" e "psichicamente" si sono beccati condanne contemplate dall’articolo 419 del c.p.

l’Art. 419 del Codice Penale recita: "Chiunque, al di fuori dei casi previsti dall’art. 285 (devastazione, saccheggio e strage.), commette fatti di devastazione e saccheggio è punito con la reclusione da 8 a 15 anni".
L’art. 419 è sussidiario rispetto a quello di Devastazione, saccheggio e strage:
"sussiste solo se il fatto non è riconducibile alla più grave fattispecie di cui all’art. 285"(cioe’ se se non sussiste il reato di attentato alla sicurezza dello Stato-alla sua "personalita’").

Trattandosi di art. del codice penale diretto a colpire e punire la dissidenza politica e a controllare situazioni di enorme tensione sociale le singole azioni "criminose" commesse "perdono la loro individualita’": Formando i partecipanti un "blocco unitario" con identiche intenzioni dirette ad un unico scopo la responsabilita’ giudiziaria non e’ piu’individuale…bensi’ collettiva…Oggetto d’accusa non sono piu’ "singoli fatti" o "azioni compiute" ma il "profilo politico-psicologico", l’appartenenza o la pura e semplice partecipazione ad ambiti di lotta sociale ritenuti "pericolosi per l’ordine costituito". La "condotta individuale" e’ irrilevante rispetto alla partecipazione e al "concorso morale"…e alle "intenzioni"…I tribunali diventano cosi’ una sorta di confessionale laicizzato(obbligatorio ad arbitrio poliziesco)dove pero’ al posto dei "padre nostro" si comminano anni di galera.
Proprio non capisco la "mezza soddisfazione" per certe "mezze giustizie fatte" o per talune "rivincite politiche per via giudiziaria" espresse, dopo la sentenza, da quelli che: "l’avevano sempre detto:<< noi i buoni, di qua’, loro, i cattivi, di la’>>…

Vedremo, se con la stessa faccia da topi viscidi, avranno il coraggio di venire a dircelo ancora quando il reato di devastazione e saccheggio, con tutta la sua sconfinata indeterminatezza repressiva(vedi "concorso morale", "compartecipazione psichica", "profilo politico" ecc), verra’ applicato ad arbitrio, dopo questa legittimazione mediatico-politico-giudiziaria, ad ogni qualsivoglia manifestazione di piazza o lotta sociale considerata anche solo scomoda per "l’ordine costituito".
Beh! dopo potremo, ad onore della legalita’ di classe, chiedere una bella commissione parlamentare d’inchiesta. S’intende, restando sempre, nell’implicita ideologia di uno Stato autoritario che nega ogni e qualsiasi
"formazione spontanea del diritto al di fuori delle direttive consapevoli della classe al potere".

Una "mezza giustizia" e’ gia’ una verita’ di Stato, cioe’ utile all’esercizio di una repressione preventiva che significa un’asfissiante e diffuso controllo sulla vita tutti/e; uno Stato di polizia-postmoderno che a Genova, nella totale sospensione dei diritti civili e democratici, ha avuto il suo battesimo.

Si pero’, la giustizia borghese sa’ distinguere, oggi ne abbiamo l’ennesima conferma, tra quelli che "cospirano" contro l’ordine sociale, economico e politico dominante e quelli che invece simulano la guerra, si coprono di gomma piuma e si attrezzano di armi innocue per giocare alla guerra.
Nessuno dica che si tratta di vana polemica poiche’ i "distinguo", passando dall’argomentazione politica, dirrettamente nelle aule dei tribunali, per essere accolte da devoti magistrati segnano un punto di non ritorno in termini di inimicizia sociale. Farsi sequestrare la memoria dai tribunali, cioe’ dallo stato, e proclamare anche di aver raggiunto qualche "mezzo risultato"…e’ veramente il massimo dell’ipocrisia e della malafede:

"le rivoluzioni cominciano dalle parole che usiamo".

"Non accettiamo come è stata riscritta la storia della dittatura dagli scrivani della democrazia…, oggi i politici, i militari, i preti predicano la riconciliazione.Parlano di pace, amore e libertà… Le loro sono solo parole vuote. Nessuno di loro parlava di pace quando uccidevano i nostri figli. In realtà quella che offrono è la pace silenziosa dei sepolcri. Le Madri di Plaza de Mayo non accettano di vivere in questo teatrino della democrazia…"

"Quando portarono via i miei figli avevo solo quarantotto anni e mi sono sentita vecchia; oggi ne ho sessantotto ma mi sento vent’anni più giovane perchè ho imparato che l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona."
                                                            Madri di Playa de Mayo

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12 dicembre 1969: senza verita’ e senza memoria.


La storia non si distingue piu’ dalla propaganda e le infamie di ieri servono a legittimare quelle di oggi. E’ notte nel paese e nell’ordine borghese:

12 dicembre 1969-12 dicembre 2007 

Lo Stato, i padroni, in questo paese, hanno compiuto stragi, depistato indagini, inventato colpevoli con la copertura dei grandi partiti politici, la complicita’ di magistrati, ministri, servizi segreti, polizia, carabinieri, stampa e neofascisti.

Nei mesi precedenti alla strage di piazza Fontana il paese e’ attraversato da lotte operaie e studentesche, paralizzato da scioperi e manifestazioni duramente represse dalle forze dell’ordine. Ieri, come oggi, nel mito dell’ordine borghese, di una pervasiva ideologia antiproletaria, nel culto della reazione e in nome del profitto gli apparati dello stato per conto delle imprese capitaliste, con l’ausilio di sicari neofascisti e della cosiddetta "libera stampa" cercarono di creare un clima emergenziale per provocare l’approvazione di misure eccezionali di ordine pubblico sino alla sospensione delle garanzie costituzionali.
L’Evening Standard(giornale inglese)nel gennaio del 1970 cosi’ descriveva il clima in cui era avvenuta la strage: "Il partito del Presidente italiano, Saragat, ha avuto un’immpennata diretta dal panico e altrettanto hanno fatto gli industriali di fronte alla prospettiva di una classe operaia unita. In quel momento sono esplose le bombe di Milano, che paiono un atto politico, un’espressione di paura diretta ad una societa’ che sta’ rinnovandosi con un processo naturale."

-28 novembre 1969: si alla Camera per il divorzio: 325 favorevoli, 283 contrari.
-11 dicembre 1969: il Senato approva lo Statuto dei Lavoratori
-12 dicembre 1969: Roma, mattino-movimenti di truppe e mezzi corazzati attorno alla capitale.
Milano-ore 16,37-strage di piazza Fontana-
13 dicembre 1969: – Sono passate solo 24 ore dall’esplosione. FORLANI, l’uomo nuovo della DC appena eletto segretario, dal giornale della DC, Il Popolo dichiara:"Dopo questa tragedia è grottesca la pretesa che uno stato democratico debba limitare la propria presenza e le forze di polizia".

E’ notte nel paese e nell’ordine borghese quando si moltiplicano gli appelli alla difesa dell’ordine democratico, della sicurezza dei cittadini, gli "inviti" pressanti alle forze di polizia e alla magistratura ad intervenire per spezzare la catena di "atti terroristici", di sovvertimento del sistema economico e sociale(cioe’ di classe)vigente nel paese…
Autonomia proletaria, egualitarismo e solidarieta’ di classe nella pratica sociale di massa il potere puo’ recuperarli solo con la violenza e la repressione e non esita a farlo.

Quando i saluti romani si sprecano anche tra le divise della polizia e dei carabinieri la farsa dell’oscurantismo clericale, reazionario sta’ per trasformarsi in dramma.
Quando nei libri di storia, nei rotocalchi televisi si guarda alla storia dal buco della serratura(la storia in fiction-fagogitata nelle storie individuali), quando il passato e’ "revisionato" solo per legittimare il presente, i suoi assetti di potere sociale; quando la storia e’ usata come uno strumento di lotta politica e propaganda ideologica attraverso i media di massa i fascisti in costume, nostalgici della Folgore, o della X Mas di Junio Valerio Borghese, i nostaldici dei Caradonna, dei De Lorenzo, dei Pino Rauti, dei Pavolini…e della repubblica di salo’ e degli omicidi impuniti di operai e proletari, si preparano a tornare con le loro macabre rappresentazioni rimesse a nuovo. La normalizzazione avanza attraverso i giornali, le tv, le reti telematiche, nell’assenza di memoria prima di rovesciarsi nelle strade, nelle aggressioni squadriste.

La storia non si distingue piu’ dalla propaganda e le infamie di ieri servono per legittimare quelle di oggi.
Come ha scritto il teologo Bonhoeffer: "Quando si perde la facoltà della memoria, sia personale che collettiva, si è inevitabilmente esposti al decisionismo, perché la scelte non nascono sul terreno della responsabilità, che esige legami stabili, fondati storicamente, ma sulla capacità persuasiva di parole e immagini che fanno presa sulla sfera emotiva legata all’istante, sulla ipnosi degli spot"
                                                                             
Nel 1969 "l’italia che lavora" (eufemismo per indicare padroni, sfruttatori,clericofascisti, piccoli borghesi atterriti dalla modernita’, la sempiterna classe media…) chiedono al capo dello stato un "governo energico e competente che affronti subito con responsabilita’ la crisi economica e il malessere morale che avvelena la nazione": oggi nel 2007, gli scenari sono cambiati ma, le richieste rimangono le stesse.

12 dicembre 1969:
Milano, 16,37: bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di p.zza Fontana: 16 morti, ottantotto feriti.
Roma, 16,55: esplode bomba nel sottopassaggio della Banca Nazionale del Lavoro in via S.Basilio: sedici feriti di cui due gravi.
Roma,17,30: scoppia bomba vicino all’ingresso del Museo del Risorgimento, sul lato posteriore dell’altare della patria.
Milano, 17,30: il commesso A. Bozzani trova vicino all’ascensore della Banca Commerciale Italiana di piazza Scala una borsa di colore nero contenente una valigetta di metallo imbottita di esplosivo…

12 dicembre 1969:Il giudice Amati(milano)subito dopo la strage telefona in questura e "consiglia" agli investigatori di seguire la "pista anarchica". La sera dello stesso giorno Calabresi, commissario aggiunto alla squadra mobile di milano, dichiara all’inviato della Stampa che i responsabili sono tra gli estremisti di sinistra.

Fiorenzo Novali-16,35-16,40- trovandosi, poco prima dello scoppio della bomba, nella piazza antistante la Banca dell’Agricoltura dichiara: di aver notato una macchina rossa che improvvisamente prende il largo: riconosce alla guida della macchina Pino Pinelli.
Altri testimoni "oculari" confermeranno, all’indomani dell’istituzione di una taglia…

Il commissario aggiunto Luigi Calabresi e il brigadiere Vito Panessa perquisiscono il circolo anarchico di via Scaldasole: e’ presente solo l’anarchico Sergio Ardau che viene invitao a fare "due chiacchiere in questura"; mentre escono giunge Pino Pinelli : Calabresi "invita" anche lui in questura.
Alle 20,10 Calabresi dice a Pinelli e Ardau:"lo so’ che non c’entrate. Ma e’ per quel pazzo di Valpreda". Poche ore dopo la strage la polizia ha gia’ stabilito chi e’ il colpevole…

Roma-Saragat convoca il ministro Restivo, il comandante dei carabinieri Forlenza e altri personaggi delle forze armate e dell’amministrazione dello Stato per discutere sull’opportunita’ di proclamare lo stato d’emergenza.

Milano, 21,15:il perito balistico del tribunale ing. Teonesso Cerri, su richiesta del procuratore generale della Repubblica De Peppo, fa esplodere la valigetta trovata alle ore 17,30 dal commesso Bozzani alla banca commerciale italiana.
Cerri dichiarera’:"posso confermare che gli ordigni sono stati fabbricati da specialisti. Vi saranno si e no duecento persone in italia capaci di questi lavori, e fra queste persone non c’e Valpreda o tipi come lui".

13 dicembre 1969- il presunto anarchico Merlino nella notte fra il 12 e il 13 dicembre viene rinchiuso in cella con tale Ippolito(confidente ps) e con un certo Serpieri(sgente del SID).

11-45-Il giudice Improta inizia l’interrogatorio di Merlino.

14 dicembre 1969-Milano, mattino: un agente di pubblica sicurezza telefona dalla Questura a Licia Pinelli:" signora, telefoni in Ferrovia che suo marito non sta’ bene e che domani non andra’ a lavorare".

Londra-L’Observer riporta in un’articolo questa dichiarazione di Calabresi: il dott. Calabresi dell’ufficio politico della questura di milano ha detto:" Noi dovremo cercare fra l’estremismo di sinistra. A roma e’ stato danneggiato il monumento al Milite ignoto, il che certamente non e’ opera di formazioni di destra. Si tratta di radicali di sinistra, anarchici, maoisti, Potere Operaio".

Roma-ore 22,00: Merlino comincia a parlare…

Il 15 dicembre 1969 una folla immensa segue in silenzio i funerali delle vittime della strage di piazza fontana.

15 dicembre, milano-mattina: giunge alla questura di milano, dalla questura romana, la richiesta di arresto di Pietro Valpreda.

milano, ore 10,00: Valpreda si reca dal consigliere istruttore del tribunale Antonio Amati, per essere interrogato in merito ad una vecchia denuncia per la pubblicazione di un’opuscolo contro il papa. Durante l’interrogatorio, la nonna di Valpreda, che lo aveva accompagnato, sente chiaramente dall’esterno dell’ufficio la voce del giudice Amati che dice:"voi anarchici volete sangue sempre…"

…ore 11,00: Valpreda appena uscito dall’ufficio di Amati viene prelevato senza spiegazione alcuna da due agenti in borghese.

Milano, 14,30: un poliziotto telefona a Licia Pinelli:"signora, telefoni alla Ferrovia, e dica che suo marito e’ fermato per accertamenti…Ha capito? Deve dire che e’ fermato".

milano, ore 19,00: ufficialmente inizia l’ultimo interrogatorio di Pinelli…

16 dicembre 1969, milano, ore 22,00-Calabresi telefona a Licia Pinelli:"signora, cerchi il libretto chilometrico di suo marito" (si annotavano i viaggi gratuiti dei ferrovieri).
Poco dopo Licia Pinelli telefona in questura e dice di aver trovato il libretto.

Milano, ore 23,00: un’agente si reca a casa di Pinelli e ritira il tesserino.

Milano, ore 23,00-il questore Guida mostra al tassista Rolandi una sola foto: e’ quella di Valpreda.

Milano, ore 23,57: il cronista dell’Unita’ Aldo Palumbo esce dalla sala stampa della questura: pochi istanti dopo il corpo di Pinelli precipita al suolo. Palumbo, che e’ la prima persona ad accorrere dichiara che la "caduta" e’ da collocarsi tra le 0,01 e le 0,04. L’inchiesta amministrativa condotta dall’ispettore Elvio Catenacci stabilisce che "l’ora esatta del volo" e’ fissata alle 0,04.

Milano, ore 0,45 al deputato comunista Alberto Malagugini e a numerosi giornalisti il questore Guida dichiara che il gesto di Pinelli e’ comprensibile dati i gravi indizi da cui era stato raggiunto e che inoltre prova ammirazione per Pinelli, in quanto lui, al suo posto avrebbe, per coerenza, fatto lo stesso:"non sono stati fatti verbali".
Presenti al momento delle dichiarazioni Allegra, Calabresi, Lo Grano.

Milano, ore 1,05. I giornalisti si recano a casa di Pinelli. Da loro la moglie apprende della morte del marito avvenuta precipitando da una finestra della questura. Alla telefonata subito fatta da Licia Pinelli in questura per chiedere spiegazioni, Calabresi risponde che non e’ stata avvertita perche’ avevano altro da fare…

Milano, ore 1,30: il questore guida riceve ufficialmente i giornalisti e dichiara:"Pinelli era fortemente indiziato di concorso in strage…il suo alibi era caduto…di piu’ non posso dire, si era visto perduto…e’ stato un gesto disperato. Una specie di autoaccusa, insomma…
a un certo punto si e’ trovato incastrato. Allora e’ crollato psicologicamente. Non ha retto. Non e’ stato verbalizzato niente.

Milano, mattina: nuova conferenza stampa, presenti giornalisti stranieri, del questore Guida:
"vi giuro che non l’abbiamo ucciso noi…quel poveretto ha agito coerentemente con le proprie idee…quando si e’ accorto che lo stato che lui combatteva, lo stava per incastrare, ha agito come avrei agito io stesso se fossi un anarchico"

Milano-Mauro Magni e Mario Pozzi affermano che Pinelli il 12 dicembre, ha giocato a carte con loro dalle 16,00 alle 17,30, in un bar di S. Siro.

Roma, ore 18,40: il tassista Rolandi viene condotto al Palazzaccio per il riconoscimento di Valpreda-il riconoscimento, in un "confronto all’americana", avviene alle ore 19,00.

17 dicembre 1969: Milano, mattino: conferenza stampa del questore Guida:" solo gli anarchici sono coinvolti negli attentati…l’atto terroristico rientra nelle tradizioni anarchiche…gli anarchici hanno collegamenti internazionali…l’interrogatorio di Pinelli e’ stato verbalizzato…(!)

Milano 17,30-conferenza stampa degli anarchici milanesi del Circolo del Ponte della Ghisolfe: accusano la polizia dell’assassinio di Pinelli: responsabile della strage e’ lo Stato…

18 dicembre 1969, milano: i professori Ranieri Luvoni, Franco Mangili, Guglielmo Falzi compiano l’autopsia sul cadavere di Pinelli: Pinelli e’ morto in seguito al volo dalla finestra e non prima: non e’ stato concesso ai familiari di nominare un perito di parte…

Roma-viene notificata a Valpreda, gia’ detenuto nel carcere di Regina Coeli, l’ordine di cattura per..per concorso in strage: la compilazione dell’ordine di cattura avviene dopo una riunione tra il sostituto procuratore Occorsio, il procuratore generale Guarnera e il capo procuratore della repubblica De Andreis….

vedi
http://isole.ecn.org/ponte/fontana/index.php
http://www.strano.net/stragi/

cronologia avvenimenti:
http://www.zmag.org/italy/aavv-cronologiapiazzafontana.htm

anche:
"Il partito del silenzio
Gli stragisti erano convinti di poter provocare, con il massacro milanese, misure eccezionali per l’ordine pubblico, sino alla sospensione delle garanzie costituzionali, che il presidente del consiglio Rumor, su sollecitazione della presidenza della Repubblica, avrebbe dovuto adottare a partire dalle ore successive alla strage.
Qualcuno, in Italia e fuori, aveva ritenuto di poter contare sul fatto che Rumor, come presidente del consiglio, davanti al progressivo dilagare della violenza, non avrebbe potuto sottrarsi all’intimazione di sospendere la Costituzione e, dunque, di avviare il Paese verso una sorta di «golpe bianco».

Secondo Bellini Rumor si sottrasse, non senza difficoltà, alle pressioni di Saragat di promulgare, sin da sabato 13 dicembre, le leggi speciali. Il presidente del consiglio prima addusse la volontà di essere presente ai funerali milanesi, e quindi, vista l’inequivocabile risposta della metropoli lombarda, tornò a Roma sempre meno convinto – ammesso e non concesso lo fosse mai stato – dell’ipotesi di varare lo stato d’emergenza.

Per giorni, tra i palazzi romani, si svolse un durissimo braccio di ferro e, alla fine, sostiene Bellini, si arrivò al compromesso del 23 dicembre, stretto tra Saragat e Moro: il primo avrebbe rinunciato alla svolta autoritaria, compresa l’ipotesi di scioglimento delle Camere e di ritorno al centrismo. Ma, in cambio, le componenti democristiane legate a Moro e a Andreotti, si adattarono a tacitare le voci e le prove sempre più nette (avanzate dall’Arma, dal nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri di Roma e da un memoriale dello stesso Sid) sulla matrice fascista della strage, accettando invece di mollare le briglie all’Ufficio Affari Riservati dell Ministero dell’Interno affinché, in sintonia con i copioni messi in scena tra Milano e Roma, continuasse la rappresentazione della colpevolezza degli anarchici, tra i quali, oltre al gruppo arrestato attorno a Valpreda, si era anche registrata la morte traumatica del ferroviere Pinelli, trattenuto illegalmente presso la questura di Milano. Un patto al silenzio di cui in qualche misura fu reso edotto, secondo Bellini, anche il vertice del Pci."
http://www.informationguerrilla.org/Piazza_Fontana_baratto.htm

Colpo di Stato:
"In alcuni casi il colpo di stato non comporta l’uso della violenza. La minaccia di golpe può indurre il potere esecutivo e il potere legislativo a prendere provvedimenti che soddisfano le richieste dei potenziali golpisti, magari violando le regole costituzionali o le leggi. Anche la nomina o la sostituzione di un governo può essere realizzata in violazione delle norme costituzionali o delle consuetudini di un paese, producendo gli stessi effetti del colpo di stato."
http://it.wikipedia.org/wiki/Colpo_di_Stato

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valore immaginario

"Il rapporto di valore  astrae dal soggetto che lavora
concretamente e dall’oggetto concretamente lavorato". La produzione
capitalista in quanto produzione per la produzione e non per il consumo
richiede che gli individui stessi astraggano dai particolari valori
d’uso, bisogni e interessi. Il valore di scambio benche’ empiricamente
non percepibile e’ una funzione concreta che ha un reale potere sugli
uomini.

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la classe operaia va in paradiso: un minuto di silenzio alla scala.

Il festoso Valzer conclusivo de ‘La bella addormentata nel bosco’ di Petr Il’ic Cajkovskij e’ il tema scelto dalla Rai per lo spot degli auguri di Natale, da oggi in onda su tutte le reti.
Strage.
Un minuto di silenzio alla Scala.
Scioperi di pochi minuti a Torino.
E’ salito a tre il bilancio delle vittime dell’incendio divampato ieri nell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino.
Alla Fiat di Cassino un meccanico ha perso la vita dopo essere stato schiacciato da un autotreno che stava riparando. Ad Avellino un operaio edile e’ caduto da un’impalcatura ed e’ morto sul colpo.
Strage.
Ustioni su oltre il 90% del corpo.
Ustioni su oltre il 90% del corpo.
Ustioni su oltre il 90% del corpo.
Verifiche su tutti gli estintori presenti nello stabilimento.
Gravi le condizioni degli altri quattro lavoratori dello stabilimento torinese.
Fascicolo dell’inchiesta e’contro ignoti.
Tre giorni di lutto.
Partecipazione e cordoglio con un segno visibile, una fascia nera al braccio.
Risposte risolutive ed urgenti.
Risposte risolutive ed urgenti.
Linea cinque adibita al trattamento termico e al decappaggio dell’acciaio.
Olio fuoriuscito da una tubazione flessibile ha preso fuoco.
Cresce la rabbia fra gli operai.
Gli estintori nella fabbrica erano semivuoti e non c’era l’acqua per gli idranti.
Il primo estintore usato dagli operari era vuoto ed inoltre il telefono di emergenza non era attivo.
Quattro anni fa si generò un altro incendio da una vasca d’olio per due giorni-Torino fu avvolta da una nube nera.
I sindacati hanno indetto uno sciopero di otto ore a Torino e Terni.
Astensione nazionale di due ore dal lavoro dei metalmeccanici.
Linea 5 laminati. Chissa da quante ore e’ composta una vita.
Atmosfera sobria e discreta per l’inaugurazione della stagione alla scala.
Come da tradizione, comprese le proteste, al di fuori del teatro, atmosfera sobria e discreta per l’inaugurazione.
Ad assistere al dramma tedesco anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
In teatro è stato osservato un minuto di silenzio in omaggio alle vittime dell’incidente sul lavoro di Torino.
Dolore e cordoglio ai familiari per le vittime del lavoro.
Produttività, flessibilità, straordinari e di fabbrica si continua a morire.
La sicurezza e’ un costo per le imprese.
Approfondimento televisivo sulla morte operai in una fabbrica di Torino.
Si chiama "Natale nel Centro di Torino 2007" ed è un pieghevole che fornirà informazioni utili a tutti coloro che vorranno raggiungere il centro cittadino in occasione delle festività natalizie o per i tradizionali acquisti.
Una mappa per districarsi nello shopping natalizio.
4 morti bianche in Italia per ogni giornata lavorativa-dal 1950 ad oggi quasi 200.000 morti per "infortuni" sul lavoro-migliaia di permanentemente invalidi e mutilati.
I "comunisti" al governo hanno detto: "ci giunge notizia".
Il ministro della salute ha annunciato che ci sara’ una riunione al ministero della salute con l’azienda Thyssen Krupp.

I poveri
Cui morinu  ammazzati nta li fabbrichi,
cui morinu scacciati sutta li casi,
cui morinu malati ‘nta li ‘spitala,
semu sempri njàtri scarsi.

Cu sta ‘mpistatu dintra li barracchi,
lu cimiteru ddi li morti viventi,
dunni li  picciriddi vennu manciati
ddi li surci comu rifiuti.

S’ha vistu mai ‘na ricca essiri a luttu
picchì lu maritu travagghiava e morsi?
Chistu succeri sulu a njatri scarsi,
‘cchì lu maritu ppi la casa è tuttu.

‘Un ci succeri mai ‘na disgrazia,
parinu amici ddi lu Patrieternu,
si la vulemu fatta chista grazia
nn’am’ a pigghiari lu cumannu.

Facemuccillu finiri chistu spassu,
ormai havi assai chi sunnu ‘nta lu lussu,
juncemuni tutti e senza aviri scantu
prisintamuci lu cuntu.

C’è ‘na malatia ca nun pirduna,
chi veni ppi ‘nfittari a li riccuna,
iddi si curanu, speranu chi passa
però è mortali la malatìa russa.

Hann’ a muriri sti lupa affamati,
sùcanu sangu comu li vampiri,
sulu si nni nn’avemu libberatu
pi  njatri spunta lu suli.

Russu è lu sangu
Russu è lu suli
Russu è lu focu
Russi  ci su’ tanti ciuri
Russi semu  tutti li scarsi.

Ma allura di nivuru soccu cc’è?
Cc’é sulu la mmerda.

Quelli che muoiono ammazzati nelle fabbriche
Quelli che muoiono schiacciati sotto le case
Quelli che muoiono malati negli ospedali
siamo sempre noi poveri.

Quelli che sono pressati nelle baracche,
il cimitero dei morti viventi,
dove i bambini vengono mangiati
dai topi come fossero rifiuti.

Si è mai vista una donna ricca essere a lutto
perchè il marito è morto sul lavoro?
Questo succede solo a noi poveri
perchè il marito per la casa è tutto.

Non gli capita mai una disgrazia,
sembrano amici del Padreterno,
se la vogliamo fatta questa grazia
ci dobbiamo prendere il potere.

Facciamoglielo finire questo divertimento,
ormai sono nel lusso da troppo tempo,
uniamoci tutti e senza paura
presentiamogli il conto.

C’è una malattia che non perdona,
che viene per infettare i ricconi,
loro si curano, sperano che passa
però la malattia rossa è mortale.

Devono morire questi lupi affamati,
succhiano il sangue come i vampiri,
solo se ce ne libereremo
per noi spunterà il sole.

Rosso è il sangue
Rosso è il sole
Rosso è il fuoco
Rossi sono tanti fiori
Rossi siamo tutti i poveri.

Ma allora di nero cosa c’è?
C’è solo la merda.

(del cantastorie siciliano-Pino Veneziano)

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intossicati dallo spettacolo

Gli esclusi, scriveva Vaneigem, per le necessita’ della propria
sopravvivenza sono costretti, loro malgrado, a collaborare alla propria
esclusione e a riprodurla. Per sopravvivere essi non hanno altro che
questa possibilita’  e se anche fa durare la loro esistenza svuotandola
di ogni contenuto finisce per acquistare un senso
positivo(rovesciamento di ottica, sinistro e comprensibile-dice
Vaneigem). Per restare vivi nello sfruttamento gli esclusi rafforzano
continuamente il diritto di proprieta’ che li definisce come sfruttati
e li perpetua in questa condizione di miseria umana.
Lavorare per un padrone, sottomettersi ecc. diventano cosi’ il prezzo appena contestabile della sopravvivenza.
L’escluso
si sforza col proprio lavoro di assicurarsi la sopravvivenza: egli vi
riesce tanto meglio quanto piu’ si identifica con gli interessi del
padrone-"egli non conosce gli altri non-proprietari se non attraverso i
loro sforzi identici ai suoi…"
Quando la volonta’ di sopravvivenza
degli esclusi, superando il livello di una vita totalmente sordida,
 emerge al livello dell’apparenza, mette in gioco  l’identificazione
con la volonta’ del padrone. 
Nella "mistica capitalistica" il proprietario riconosce a ciascuno il diritto astratto di possesso.
E
con questa credenza rafforza il meccanismo dell’identificazione negli
esclusi  e legittima il suo potere per se’ anche contro gli altri
proprietari.  Ma il padrone, in questo caso per esempio Berlusconi, che
si presenta come "servitore del bene pubblico e garante della sicurezza
comune" incorona la sua forza col prestigio. Al sacrificio reale del
non-proprietario il nano-proprietatio risponde con il sacrificio
apparente della sua natura di sfruttatore e proprietatio; egli si
esclude miticamente dalla proprieta’ e si pone al servizio di tutti e
del mito, di Dio come del suo popolo.
"Con un gesto ulteriore, con
una gratuita’ che lo avvolge di un’aurea meravigliosa, egli da’ alla
rinuncia la pura forma di realta’ mitica; rinunciando alla vita comune,
egli e’ il povero in mezzo alla ricchezza illusoria, colui che si
sacrifica per tutti mentre gli altri non si sacrificano per se
stessi(…)Egli cosi’ diventa’ il punto di riferimento vivente di ogni
vita illusoria, la piu’ alta scala tangibile dei valori mitici.
Allontanandosi dai comuni mortali, e’ verso il mondo degli dei che egli
tende, ed e’ la sua partecipazione piu’ o meno riconosciuta alla
divinita’ che, al livello dell’apparenza, consacra il suo posto nella
gerarchia degli altri proprietari."
Per quanto il sacrificio
apparente del proprietario possa volgarizzarsi in esso risuona  sempre
e ancora il mito che unisce, risolve le contraddizioni, genera
l’armonia che ingloba proprietari e non-proprietari nel concetto di
"sorte comune"( immagine idealizzata della condizione umana…).
Il
sacrificio apparente del proprietario come risposta alla vita
sacrificata degli altri in una sorta di "opacita’ mistica"  cerca di
risolvere l’opposizione irriducibile di classe nel mito.
Naturalmente
il "mito", nella sua degradazione storica, diventa una politica di
salute pubblica; una tirannia che impone la sua struttura
interpretativa in cui il vissuto si definisce solo ed esclusivamente
nella dialettica di "sacrificio e ricompensa"; ontologia della
negazione di se’. Tutti quelli che aspirano a cambiare condizione e
pelle trovano di fronte a loro il riflesso illusorio della loro
partecipazione alla proprieta’; riflesso caricaturale del loro
sacrificio reale.
La "nobilta’" del sacrificio, l’uno mitico e
l’altro reale, assolve tutti. Essa si irradia nella trascendenza di un
regno immanente e si offre ai servi. Giustizia, dignita’, liberta’,
grandezza…diventano "la zavorra grazie alla quale il potere si mette
fuori tiro".
La "sinistra", intossicata dallo spettacolo, vuole
nient’altro che "democratizzare" il sacrificio mitico , quasi
aristocratico del padrone e chiama al sacrificio non meno mitico in
nome di nuovi padroni-di sinistra; di un potere che "fucilera’ i
lavoratori in nome dell’umanesimo".
L’umanesimo di "sinistra"  e’
indissolubilmente legato alla nozione del sacrificio; un’etica della
pena e del lavoro dove la proprieta’ degli uomini e delle cose  si
rimette in una trascendenza universale.
"il potere gerarchizzato non
si concepisce senza trascendenze, senza ideologie, senza miti. Il mito
della demistificazione e’ d’altra parte pronto a prendere le consegne,
basta omettere, molto filosoficamente, di demistificare con le azioni.
Dopo di che, ogni demistificazione, opportunamente sterilizzata,
diventa indolore, eutanasiaca, umanitaria insomma…-Demistificare i
demistificatori."
L’appropriazione privata(appropriazione delle cose
mediante l’appropriazione degli esseri umani) implica l’organizzazione
di un’apparenza in cui sono dissimulate le contraddizioni:
"occorre
che i servi si riconoscano come riflessi degradati del
potere…rafforzando cosi’ la loro sottomissione. Occorre che il
padrone si identifichi col servitore mitico e perfetto di un Dio, una
trascendenza."
Al sacrificio reale degli esecutori risponde il sacrificio mitico dei manager(sic!)
Dalla
comune alienazione nasce "l’armonia sociale", un’armonia negativa la
cui unita’ fondamentale risiede  nella nozione di sacrificio.
Nella
sua ascesa la borghesia ha "attaccato frontalmente l’organizzazione
mitica dell’apparenza" andando a colpire il punto nevralgico del potere
gerarchizzato sotto qualunque forma. La borghesia  nella sua fase
ascendente ha desacralizzato il mito e ha cosi’ dovuto poggiare il suo
potere sul vuoto lasciato dalle strutture mitiche unitarie. Questo
potere si e’ ritrovato sbriciolato, contestato senza tregua, costretto
ad una risacralizzazione di secondo grado, "debole" dell’appropriazione
privata, nello spettacolo. Le nuove "visioni unitarie" nelle loro forme
povere e parcellizzate si sono dovute inscrivere nel "futuro di maggior
benessere", nel "sole dell’avvenire che sorge sul letamaio del
presente"…in pallide copie del mito sacralizzato e divino.  Vainegem
diceva che il "mito desacralizzato" e laicizzato della modernita’ non
ha piu’ come regista Dio ma al suo posto di volta in volta la scienza,
la tecnica, il benessere ecc. e che le leggi capricciose dell’economia
prendono il posto della provvidenza e al ruolo mitico giocato da
ciascuno sotto i riflettori divini si e’ sostituita una moltitudine di
ruoli le cui maschere per restare umane devono sacrificare la vita
reale.

"Lo spettacolo non e’ altro che il mito desacralizzato e parcellizato".

La
"sinistra" si conserva anch’essa nel mito del sacrificio e di
un’opposizione  parcellizata che non ha una visione e un concetto di
totalita’. Questa "opposizione" concentrandosi su aspetti particolari
diventa una caricatura degli antichi e irriducibili antagonismi .
Adesso la "liberazione" si misura in gadget e comfrot e in
identificazioni catartiche dell’impotenza e del ricatto della
sopravvivenza. I riformisti vogliono ridurre "la distanza fra i
pianerottoli", i "ribelli" battono con impazienza il pugno sul
tavolo(l’utopia astratta e’ troppo facilmente conciliabile con tutte le
tendenze mefistofeliche della societa’).

"chi ha con se’ il pubblico che ride, non ha bisogno di fornire dimostrazioni"

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