il socialismo dei padroni

La Confindustria immemore della sua religione, il "libero mercato", chiede l’intervento dello Stato per arginare la crisi del sistema finanziario internazionale e salvare "l’economia reale". La signora Emma Marcegaglia parla di  "intervento necessario e come unica soluzione possibile in una fase di emergenza." I sacerdoti nostrani del "libero gioco delle forze di mercato", gli adepti della "mano invisibile", invitano lo Stato a fare un enorme trasferimento di fondi pubblici per salvare le grandi banche, gli illusionisti della finanza globale, cioe’ i responsabili dell’attuale crisi economica mondiale. Il presidente della Confindustria e’ diventata socialista, per non dire togliattiana, e si e’ messa a fare sottili distinzioni tra capitale produttivo e capitale fittizio (l’economia fatta di carta e soprattutto di speculazione sic!!!). Quando si tratta di migliorare le condizioni e il tenore di vita della classe operaia, degli immigrati, dei precari ecc. "l’ingerenza dello Stato" e’ considerata una vera e propria sciagura, diversamente, quando si tratta di salvare il sistema finanziario dal tracollo e le imprese dalla mancanza di credito allora beh!, e’ tutta un’altra storia, questa non e’ "ingerenza" e’ una "necessita’" in un momento di "emergenza". La Banca europea deve "intevenire", quel cane da guardia del sistema capitalistico che e’ Massimo D’Alema dice che deve "cambiare atteggiamento" (tassi piu’ bassi e credito alle imprese piu’ facile)e, in sostanza propone l’ennesima versione togliattiana dell’alleanza tra "produttori" e "capitale produttivo"…contro il "capitalismo parassitario".
Eppure negli ultimi decenni tutti si sono arricchiti saccheggiando la ricchezza sociale e non si sono fatti scrupoli quando di mezzo ci andavano lavoratori e proletari. Quando si fanno profitti non importa distinguere -fare la distinzione falsa e impossibile- tra capitale specultativo e capitale produttivo- lanciare anatemi contro i "castelli di carta" se, invece, i profitti diventano a rischio gli "industriali" diventano teorici, affinano la speculazione… filosofica e allargano i loro orizzonti fino al socialismo: "serve l’intervento dello Stato"…, poi, dopo, verra’ rispristinato il "mercato ben regolato" (ma non era "libero"?, ma non era "autoregolantesi"?). Il controllo pubblico dell’economia e’ un tabu’ ma, nazionalizzare le banche e gli istituti finanziari invece e’ un provvedimento "necessario". Tanto per cambiare la Confindustria chiede " un forte taglio alla spesa pubblica improduttiva" (improduttiva per chi?) e di " liberare risorse per investimenti pubblici" ( a favore di chi?).
Le menzogne e miti dell’ideologia neoliberista crollano definitivamente ma rimane in piedi la difesa estremistica dei profitti che invoca l’intervento finanziario dello Stato che fino all’altro ieri doveva starsene nell’angolo non intralciare il libero corso delle forze di mercato e all’occorrenza pestare e incarcerare i dissidenti.
Non c’e denaro per sanita’, casa, istruzione…ma ci sono soldi da distribuire alle imprese: semplicemente si dimostra, ove fosse necessario il carattere di classe dello Stato, dei governi e delle loro politiche: Se il sistema capitalistico e’ in crisi a pagare saranno i lavoratori e le lavoratrici, gli immigrati, i precari a favore dei padroni e degli sfruttatori. La solita immondizia.
E cosi’ i padroni di colpo sono diventati socialisti, piu’ socialisti di Engels!!! Vogliono un processo di pianificazione per togliere ancora ai poveri e dare ai ricchi: Privatizzare i profitti socializzare il disastro! Ipocriti!!!! Dov’e finito il fanatismo inflessibile e integralista del "libero mercato"?
E la cosiddetta "sinistra radicale" che fa? Propone, per fronteggiare la "crisi", i gruppi di acquisto, il mutualismo degli sfigati e masturbazioni terzomondiste tanto per non sporcare la stanza nella quale si gira in tondo. Il capitalismo, con tutte le sue fluttuazioni cicliche, rappresenta una estesa produzione di miseria e di catastrofe e noi che dovremmo fare?:  "resistere" tra una ctastrofe e l’altra? Ancora "sacrifici"?
…non basta sacrificarsi occorre immolarsi?

re-
 Socialismo per i ricchi
La "liberalizzazione dei mercati finanziari" all’inizio degli anni ’80 era stata salutata come il miglior antibiotico disponibile contro la proliferazione dei batteri violenti della lotta di classe e della recessione economica (dei profitti) che aveva sconvolto il capitalismo nei decenni precedenti. L’offensiva del capitale contro la classe operaia chiamata "neoliberismo"  venne descritta e reclamizzata come l’alba di una nuova epoca d’oro ma ora, lo sappiamo, era solo l’ouverture, lunga, che introduceva alla catastrofe.
Le banche non si fidano delle banche e il denaro improvvisamente ha smesso di fluire: una crisi di liquidità minaccia l’intero sistema economico mondiale…

L’ideologia del libero mercato, sollevata al rango di religione di Stato, ha portato lo spettacolo dell’economia capitalista alla decomposizione e i padroni oggi sono costretti ad adottare politiche prima ferocemente criticate, dall’ideologia neoliberista, dell’intervento dello Stato nell’economia, del controllo della crisi tra il New Deal e il Nazismo-crisi nuova soluzioni vecchie. Il governo americano e tutti i governi ultraliberali di punto in bianco si trovano a dover imporre, pena il collasso, una sottospecie di capitalismo autoritario di Stato…, il socialismo dei padroni, che usera’ lo spettro della recessione (prima quello del debito pubblico) per aggredire violentemente le condizioni di vita dei lavoratori (salario, istruzione, casa, sanita’, pensioni, trasporti, sanita’) per salvare i finanzieri, le banche, gli speculatori, cioe’ i responsabili della crisi.
La catastrofe viene socializzata ad ogni fine di un ciclo di speculazione che e’ sempre il veicolo di una strategia politica antiproletaria.
Da capo, ripetizione…Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota…

Una crisi finanziaria mondiale sta’ aprendo le porte ad una crisi generalizzata dell’economia capitalista che annuncia la regressione sociale ma, l’italia e’ un paese surreale, un’ allucinata dimensione parallela: non un atto di ribellione. L’ultima Eco mitologica della lotta di classe e’ stata confinata "nell’Isola dei Famosi", nel conflitto per la sopravvivenza televisiva che oppone  "common people" e "celebrita’".
Il dramma entra in scena solo nell’informazione-blah, allegorico, traslato nella cronaca morbosa di ordinari quotidiani omicidi da assassini della porta accanto, di rigori non concessi. La democrazia terminale si e’ trasfigurata nello zapping autistico-egosurfing, la resistenza sociale nell’agitazione lobotomica di folle che inseguono con lo sguardo ebete 22 deficienti che si rincorrono rincorrendo una sfera.
Una spruzzata di nostalgico umanesimo, una dose di sentimentalismo-caramba-che-fortuna!, una striscia di carita’ cristiana per le vittime del benessere e l’impasse del narcisismo degradato e patologico ha il suo bel contrappeso. La sublimazione corrosiva e acida non ha mai fine.
Da capo, ripetizione…Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota…"non posso continuare, devo continuare."

Di sinistra sotto i ponti ne abbiamo vista passare tanta ma, del cadavere del capitalismo nessuna traccia. Con buona pace dei "rivoluzionari" piccolo borghesi e dei masticatori di apocalissi la "crisi economica" è una  "normale" modalità di funzionamento del sistema capitalistico anche se i suoi ingranaggi variano storicamente. La "crisi" ha un valore politico, di potere contro la classe operaia: premere verso il basso i livelli salariali e verso l’alto i tassi di sfruttamento; devastazione sociale e azzeramento del potere politico dei lavoratori: I padroni invocano il "socialismo nazionale" per espropriare definitivamente la classe operaia della capacita’ di conflitto e resistenza e difendere il comando del profitto, intensificarlo ed estenderlo. Il modello neoliberale si è tradotto in un impressionante concentrazione di ricchezza, accanto ad una diffusa disoccupazione, fame, poverta’, malcontento, disuguaglianza. L’internazionalizzazione dell’economia, la deregolamentazione dei mercati finanziari ha comportato la marginalizzazione di una parte significativa della popolazione mondiale che costringe milioni di persone ad emigrare dai loro paesi d’origine ma, l’enorme divario di  ricchezza non separa solo il Nord dal Sud, ma anche le classi sociali privilegiate all’interno delle societa’ occidentali.  Concentrazione del potere economico e concentrazione del potere politico si sono sviluppate di pari passo: la trasformazione tecnologica della struttura produttiva ha modificato il mercato del lavoro instaurando una combinazione permanente di precarieta’ e di sottoccupazione che ha portato al declino del potere della classe operaia tradizionale e con essa al conseguente declino delle tradizionali forme della politica.
L’espansione dei rapporti di produzione capitalistici in ogni sfera della vita sociale ha inoltre disintegrato i legami tra le persone e le vecchie reti di sicurezza e solidarieta’ sociale dando il via alla propaganda sulla "sicurezza" e al revival di fantomatiche "tradizioni"(e mistiche e religioni) e  "identita’ nazionali" da operetta all’ombra del conformismo postmoderno della cultura egemone delle èlites. Il "libero gioco delle forze di mercato" da sole insufficienti a definire il controllo sociale sono state affiancate dall’uso dell’ ideologia, ideologia del denaro, ideologia del potere, ideologie a-economiche (apolitiche): le "masse" devono avere "fede" non partecipare.

Il "fondamentalismo del libero mercato" ha alcune semplici regole: Favorire i ricchi e punire i poveri; il cittadino e’ un consumatore, i diritti sono delle merci; dittatura dell’economia. Nei periodi di "crisi" le relazioni sociali vengono militarizzate e i comportamenti irregimentati. La societa’ divisa secondo linee di paura, di intolleranza, di ignoranza religiosa, di pedagogia autoritaria, di razzismo…
La continuazione e lo sviluppo di questi elementi culturali e ideologici, cioe’ delle patologie della normalita’ , della disumanizzazione quotidiana, in momenti di tensione vengono estremizzati, condensati e mobilitati a difesa del sistema. Ritona il mito della "nazione" e dei suoi paladini che vogliono salvarla dalla contaminazione etnica e dall’infezione della democrazia; ritorna il modello della famiglia repressiva patriarcale, della violenza maschile sulle donne; infine riappare la mitologia della "tradizione" e "dell’identita’", cioe’ la fabbrica del genocidio.

    

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