tutti sempre non si accorgono di niente

A Sant’Angelo di Brolo (Messina) per tutto il pomeriggio (del 16 settembre 2008) circa 200 cittadini hanno bloccato l’accesso alla Residenza Sanitaria Assistita destinata dal ministero degli interni ad ospitare cento stranieri (per lo più donne e bambini), richiedenti asilo politico, provenienti dal centro di accoglienza di Lampedusa. Dopo la mediazione del questore di Messina, Vincenzo Mauro, (il prefetto ha assicuarato al sindaco che ci sarà il "potenziamento dell’ordine pubblico, non rimarranno per lunghi periodi queste persone all’interno della struttura, per cui non c’è il modo per radicarsi all’interno della società"), gli stranieri sono stati accolti nella struttura, nata come centro per gli anziani e mai entrata in funzione… Le reazioni sono arrivate dai cittadini, dall’opposizione (consiglieri comunali del PDL) e anche dall’associazione consumatori siciliani. Le motivazioni della protesta e del blocco:  "questi immigrati vengono solo per rubare, uccidere e prenderci i figli.": "tutte le volte che si accende la televisione si sanno queste cose…": "è un problema di sicurezza": «L’associazione Consumatori Siciliani condanna la scelta del Ministero degli Interni, che non ha sentito la comunità locale in merito a quest’importante decisione, e soprattutto perché cambia la destinazione d’uso di una struttura pagata dai contribuenti a favore degli anziani.(…)"

"Tutti culturalmente siamo per l’accoglienza, fino a quando questo non ci tocca direttamente (…) nell’immaginario collettivo molto spesso abbiamo una visione distorta nel senso che pensiamo che ci siano questi cittadini stranieri che vagano per il paese ubriachi (…) "quando mi sono stati chiariti i termini della questione mi sono un po rassicurato, nel senso che il prefetto mi ha assicuarato che ci sarà il potenziamento dell’ordine pubblico.": Cosi’ ha dichiarato li sindaco di Sant’Angelo di Brolo, Basilio Caruso.

Il giornalista tedesco, documentarista radiofonico, Roman Herzog ha scritto a riguardo di tale episodio:

"Vedere le immagini del 16 settembre 2008 (e quelli che mi conoscono bene sanno che spesso non mi fido affatto delle immagini) di S. Angelo di Brolo (paese in provincia di Messina) era troppo.

Hanno attivato il profondo desiderio di esprimermi subito in confronto a quello che resta della sempre debole forza alternativa in questo paese, che ho scelto come mia base  di esprimermi come straniero, anche se straniero privilegiato, perché tedesco.

Gli avvenimenti degli ultimi mesi in italia con la punta dell’iceberg di questi ultimi giorni, cioè il raid razzista della popolazione di S. Angelo di Brolo contro un pullman con 100 richiedenti di asilo della Somalia e l’assassino dell’ Italiano Abdul originario del Burkina Faso a Milano mi ricordano troppo una realtà che ho cercato di lasciare di dietro, che però corre di dietro di me, sicuramente perché è soltanto un immagine della realtà umana che non ha confini.

Queste immagini mi fanno ricordare quello che ho vissuto in Germania negli anni 90 e che pensavo fosse superato, o che fosse una cosa ben tedesca, per la sua rigidità. Vedo nuovamente che non è per niente così. È peggio ancora, perché sappiamo bene che è soltanto la punta dell’iceberg, sappiamo che da anni si muore in Italia per violenza razzista e fascista.

E sappiamo pure, che l`Italia è un paese che mai ha fatto i conti con il suo passato fascista, un paese dove la gloriosa “resistenza” ha reso possibile alla sinistra di togliersi il peso di dover fare i conti con il fascismo. È soltanto per questo che una riattivazione del fascismo, come quella che viviamo in questi giorni, e come si viveva negli anni `70 già una volta in questo paese, è possibile.

Quando dopo la caduta del muro nella nuova Germania sorgono i primi problemi economici a causa della “unificazione”, cioè della rottamazione della base produttiva del socialismo reale da parte dalle grandi multinazionali dell’ovest, i primi a sfruttare la situazione sono i movimenti della destra, non soltanto della estrema destra nazista e neonazista, ma pure la cosiddetta destra democratica.

Il nemico è subito identificato, sono gli “stranieri” i colpevoli per tutto il male che accade. È un meccanismo psicologicamente povero, assai semplice ma molto efficace che i politici di qualsiasi ora hanno sempre saputo e sanno ancora strumentalizzare. Quando nel settembre 1991 si tentava di bruciare vivi i primi “stranieri” (o come si suole dire qua “extracomunitari”) a Hoyerswerda attaccati dalla popolazione del paese comandato da un gruppo neonazista, un piccolo paese come S. Angelo di Brolo vicino Berlino, stavo all’estero, lavorando nel quotidiano argentino Pagina/12.

Sentivo una rabbia ma sopra tutto una enorme impotenza, quando entravo di mattina nella redazione e chiedevo al mio capo di «internacionales» di scrivere l’ editoriale. Me lo concedeva e ricordo che scrivevo dell’ enorme paura che avevo in confronto a quello, che stava allora ancora per venire.

Quello che succedeva a Hoyerswerda era un fanale, l’inizio di una ondata di violenza neonazista e di estremismo di governo che durava tutti gli anni `90 e che tuttora non è finito (perché non finiscono mai queste ondate soltanto se si dedica meno attenzione). Non mi ha soddisfatto il fatto che ho avuto molta ragione. Invece sapevo che scrivere è poco, o meglio detto niente in confronto a certe realtà troppo violente perché fisiche. Volevo esserci in Germania per fronteggiare quello che accadeva, fisicamente, assieme agli altri ben decisi. Ma rimaneva soltanto l’impotenza e il giornale dove lavoravo.

Tornato in Germania un anno dopo non mancavano opportunità di assistere a ben peggio durante gli anni. Erano gli anni quando continuamente venivano ammazzati in Germania una decina di “stranieri” per mese (ora sono “soltanto due decine l’anno, ma non si  riporta più, perché “motivi razzisti non ci sono…”).

Quando bruciavano i grattaceli di Rostock Lichtenhagen nell`agosto del 1992 mentre all’inizio la televisione regionale, poi quella nazionale e dopo un giorno quella internazionale trasmettevano le immagini in diretta sugli schermi degli spettatori di tutto il mondo, ci volevano poche ore per mobilitare un gruppo ben deciso di alcuni centinaia di persone da Berlino che ci recavamo sul posto.

Arrivato lì cercavamo di “difendere” gli immigrati, 400 richiedenti asilo in un CPA e abitanti comuni, 115 persone di non-origine tedesca  che vivevano da anni in blocchi di cemento stile Librino (quartiere popolare di Catania) al di fuori della città accanto al CPA. Ma le tremila persone della popolazione di Rostock che avevano ascoltato da settimane il discorso dei politici che parlavano di sicurezza, di stranieri che arrivano in massa, che tolgono il “nostro” lavoro (quelli della destra neonazista aggiungevano chiaramente che strappano le “nostre” donne etc.), quelle tremila persone assieme a ben 400 neonazisti armati erano troppo decisi.

Con le nostre due o tre cento persone non siamo riusciti a combinare quasi niente, eppure solo per miracolo in questi giorni non c’era nessun morto sebbene centinaia di feriti, perché la folla dopo aver assediato i grattaceli gridando “fuori tutti gli stranieri” aveva prima attaccato gli stessi e soprattutto le finestre con delle pietre e tiri di pistola, per mettere finalmente fuoco al primo piano al grido “vi bruciamo tutti”. Mi ricordo bene del sentimento di impotenza che avevamo tutti, quanti in quei giorni e del pensiero che avevamo in molti: così deve essere stato nel ’33…

Durava tre giorni il pogrom di Rostock Lichtenhagen, mentre la polizia assisteva ai fatti dall’inizio non intervenendo, perché “in pochi” e per paura della folla (e perché stava ben d’accordo con quello che succedeva, così come i politici) attivandosi però subito contro noi che eravamo venuti per “difendere i migranti”.
Eppure in quest’occasione come in tanti altri della “nuova Germania” fino ad oggi i politici, sociologi, psicologi, la chiesa, i media, eccetera non si stancavano e non si stancano mai di ripetere continuamente, che non si tratta di avvenimenti razzisti o di ideologia politica. Come ora anche in Italia. A Milano oppure a S. Angelo di Brolo. Mentre il neofascismo prende tranquillamente la sua strada, tutti sempre non si accorgono di niente. La cecità sembra uno dei mali più grandi dell’umanità, sopratutto della cosiddetta “sinistra”.

Come qua in Italia allora, a Milano dove non si trovano elementi razzisti. Oppure a S. Angelo di Brolo dove la popolazione ripetendo le frasi ben preparate dai politici, chiedeva sempre e di nuovo, “chi garantisce la “sicurezza” della popolazione”, di un paese di 3.000 abitanti se si facesse venire 100 migranti richiedenti asilo del Somalia, soprattutto donne, per soggiornare in una struttura inefficiente, spostati dal centro affollato di Lampedusa. Sicurezza di cosa? E contro cosa?

Ragazzi, non scherziamo. Quello che viviamo oggi in Italia è molto più brutto di quanto Famiglia Cristiana o altri pensano. In questo paese viene preparato e attivato da mesi da politici fascisti, sopportato dalla ex-sinistra che vuole essere centro, un clima razzista di violenza contro il diverso che si mette subito in pratica. Lo dimostrano tutti quanti i fatti, dai campi rom di Napoli bruciati, agli attacchi contro omosessuali in tutto il paese, le iniziative di “sicurezza” locale che sono piuttosto squadriglie, il filo spinato intorno al CPA di Lampedusa eccetera, eccetera, eccetera.

Non è che è un pericolo, ha già vinto questo clima, funziona, è in grado di mobilitare dal nulla una folla di duecento persone di un paese con 3.000 abitanti contro un “nemico” liberamente scelto, che pensano essere colpevole per tutto quello che non hanno.
In Italia il fascismo sta al governo, in un paese non-cosciente del suo passato fascista e dei legami fra il regime di Mussolini e la repubblica del dopoguerra, eppure una opposizione non c’è, e nessuno sembra preparato, e pochi sembrano riuscire a comprendere quello che accade.

Quanto ci vuole? Quanto ci vuole per arrivare ad attacchi stile Rostock Lichtenhagen? E quanto ci vuole per fare uscire quello che resta della gente che pensa dalla loro riservatezza?
Qua in questo paese ci vuole coraggio, molto coraggio e gente in grado di reagire praticamente, subito. Non c’è più tempo di organizzarsi o discutere. È l’ora della pratica, così pochi che siamo, ma è l’ora della pratica. Non dormite troppo."

La normale  "violenza economica" del capitalismo nella "crisi economica mondiale" (1) si acutizza smantellando i diritti sindacali, la qualita’ della vita dei lavoratori e alzando i livelli di repressione politica e poliziesca. L’ internazionalizzazione dei movimenti di capitale e lavoro ha generato enormi profitti e insieme ha prodotto una brutale disuguaglianza, miseria e guerra che ha provocato grandi migrazioni di popolazione su scala planetaria. La risposta del capitalismo agli "effetti collaterali" della sua ideologia "del guadagno per il guadagno" (unita’ di produzione e annientamento) estesa a tutto il pianeta si configura oggi, in parte,  come "razzializzazione della politica", riarticolazione del vecchio razzismo e delle connesse mitologie del "nazionalismo", "dell’identita’ comunitaria", creazione di capri espiatori per la sistematica distruzione dei diritti sociali che investe l’occidente.
La retorica e i luoghi comuni della destra e della sinistra-di-destra che assumono la "produttivita’ economica" come paradigma della cittadinanza e dunque dell’esclusione con i corollari immaginari di "pari opportunita d istruzione, occupazione, ricchezza’", "meritocrazia", "operosita’", "legalita’", "benessere" ecc., contengono gia’ interi tutti gli elementi di quella cultura dell’apartheid sociale che ha il suo sbocco naturale nella violenza razzista, nelle aggressioni brutali e fasciste di strada contro "gli altri".
Il razzismo è un’altra arma usata da coloro che sono in una posizione di potere per dividere e controllare gli sfruttati all’interno di una complessa strategia di guerra civile fra poveri.

(1) Socialismo per i ricchi
La "liberalizzazione dei mercati finanziari" all’inizio degli anni ’80 era stata salutata come il miglior antibiotico disponibile contro la proliferazione dei batteri violenti della lotta di classe e della recessione economica (dei profitti) che aveva sconvolto il capitalismo nei decenni precedenti. L’offensiva del capitale contro la classe operaia chiamata "neoliberismo"  venne descritta e reclamizzata come l’alba di una nuova epoca d’oro ma ora, lo sappiamo, era solo l’ouverture, lunga, che introduceva alla catastrofe.
Le banche non si fidano delle banche e il denaro improvvisamente ha smesso di fluire: una crisi di liquidità minaccia l’intero sistema economico mondiale…

L’ideologia del libero mercato, sollevata al rango di religione di Stato, ha portato lo spettacolo dell’economia capitalista alla decomposizione e i padroni oggi sono costretti ad adottare politiche prima ferocemente criticate, dall’ideologia neoliberista, dell’intervento dello Stato nell’economia, del controllo della crisi tra il New Deal e il Nazismo-crisi nuova soluzioni vecchie. Il governo americano e tutti i governi ultraliberali di punto in bianco si trovano a dover imporre, pena il collasso, una sottospecie di capitalismo autoritario di Stato…, il socialismo dei padroni, che usera’ lo spettro della recessione (prima quello del debito pubblico) per aggredire violentemente le condizioni di vita dei lavoratori (salario, istruzione, casa, sanita’, pensioni, trasporti, sanita’) per salvare i finanzieri, le banche, gli speculatori, cioe’ i responsabili della crisi.
La catastrofe viene socializzata ad ogni fine di un ciclo di speculazione che e’ sempre il veicolo di una strategia politica antiproletaria.
Da capo, ripetizione…Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota…

Una crisi finanziaria mondiale sta’ aprendo le porte ad una crisi generalizzata dell’economia capitalista che annuncia la regressione sociale ma, l’italia e’ un paese surreale, un’ allucinata dimensione parallela: non un atto di ribellione. L’ultima Eco mitologica della lotta di classe e’ stata confinata "nell’Isola dei Famosi", nel conflitto per la sopravvivenza televisiva che oppone  "common people" e "celebrita’".
Il dramma entra in scena solo nell’informazione-blah, allegorico, traslato nella cronaca morbosa di ordinari quotidiani omicidi da assassini della porta accanto, di rigori non concessi. La democrazia terminale si e’ trasfigurata nello zapping autistico-egosurfing, la resistenza sociale nell’agitazione lobotomica di folle che inseguono con lo sguardo ebete 22 deficienti che si rincorrono rincorrendo una sfera.
Una spruzzata di nostalgico umanesimo, una dose di sentimentalismo-caramba-che-fortuna!, una striscia di carita’ cristiana per le vittime del benessere e l’impasse del narcisismo degradato e patologico ha il suo bel contrappeso. La sublimazione corrosiva e acida non ha mai fine.
Da capo, ripetizione…Uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota uno due tre quattro cinque sei sette otto nove ruota…"non posso continuare, devo continuare."

Di sinistra sotto i ponti ne abbiamo vista passare tanta ma, del cadavere del capitalismo nessuna traccia. Con buona pace dei "rivoluzionari" piccolo borghesi e dei masticatori di apocalissi la "crisi economica" è una  "normale" modalità di funzionamento del sistema capitalistico anche se i suoi ingranaggi variano storicamente. La "crisi" ha un valore politico, di potere contro la classe operaia: premere verso il basso i livelli salariali e verso l’alto i tassi di sfruttamento; devastazione sociale e azzeramento del potere politico dei lavoratori: I padroni invocano il "socialismo nazionale" per espropriare definitivamente la classe operaia della capacita’ di conflitto e resistenza e difendere il comando del profitto, intensificarlo ed estenderlo. Il modello neoliberale si è tradotto in un impressionante concentrazione di ricchezza, accanto ad una diffusa disoccupazione, fame, poverta’, malcontento, disuguaglianza. L’internazionalizzazione dell’economia, la deregolamentazione dei mercati finanziari ha comportato la marginalizzazione di una parte significativa della popolazione mondiale che costringe milioni di persone ad emigrare dai loro paesi d’origine ma, l’enorme divario di  ricchezza non separa solo il Nord dal Sud, ma anche le classi sociali privilegiate all’interno delle societa’ occidentali.  Concentrazione del potere economico e concentrazione del potere politico si sono sviluppate di pari passo: la trasformazione tecnologica della struttura produttiva ha modificato il mercato del lavoro instaurando una combinazione permanente di precarieta’ e di sottoccupazione che ha portato al declino del potere della classe operaia tradizionale e con essa al conseguente declino delle tradizionali forme della politica.
L’espansione dei rapporti di produzione capitalistici in ogni sfera della vita sociale ha inoltre disintegrato i legami tra le persone e le vecchie reti di sicurezza e solidarieta’ sociale dando il via alla propaganda sulla "sicurezza" e al revival di fantomatiche "tradizioni"(e mistiche e religioni) e  "identita’ nazionali" da operetta all’ombra del conformismo postmoderno della cultura egemone delle èlites. Il "libero gioco delle forze di mercato" da sole insufficienti a definire il controllo sociale sono state affiancate dall’uso dell’ ideologia, ideologia del denaro, ideologia del potere, ideologie a-economiche (apolitiche): le "masse" devono avere "fede" non partecipare.

Il "fondamentalismo del libero mercato" ha alcune semplici regole: Favorire i ricchi e punire i poveri; il cittadino e’ un consumatore, i diritti sono delle merci; dittatura dell’economia. Nei periodi di "crisi" le relazioni sociali vengono militarizzate e i comportamenti irregimentati. La societa’ divisa secondo linee di paura, di intolleranza, di ignoranza religiosa, di pedagogia autoritaria, di razzismo…
La continuazione e lo sviluppo di questi elementi culturali e ideologici, cioe’ delle patologie della normalita’ , della disumanizzazione quotidiana, in momenti di tensione vengono estremizzati, condensati e mobilitati a difesa del sistema. Ritona il mito della "nazione" e dei suoi paladini che vogliono salvarla dalla contaminazione etnica e dall’infezione della democrazia; ritorna il modello della famiglia repressiva patriarcale, della violenza maschile sulle donne; infine riappare la mitologia della "tradizione" e "dell’identita’", cioe’ la fabbrica del genocidio.

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