Il futuro non e’ che un eterno remake

Se lo spettacolo e’ tutto cio’ che rimane del mito, l’immondizia e’ tutto cio’ che resta dello spettacolo…La Belle époque neoliberista si e’ sciolta come neve al sole. La crisi di sovrapproduzione di spettacoli travolge la controtendenza del capitale speculativo.
La moltiplicazione vertiginosa della massa di denaro non arresta il collasso.

La capacita’ di smaltimento del sistema e’ satura. "Non abbiamo altra via se non quella di aprire nuove discariche". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi….
La stagflazione ha messo in crisi l’aria sicura, prevedibile, e il comfort da centro commerciale che tutti sentivano connaturato al proprio "stile di vita": la felicita’ non e’ piu’ a un tiro di sputo! I privilegiati compresi quelli che, pur strisciando nella palude della miseria sociale, aspiravano a diventarlo, si sono svegliati bruscamente dal sogno della proprieta’ con l’ossessione di perdere, la paura di venire spossessati anche dei propri miraggi.

Allora tutti i partiti si sono uniti per "salvare" la società dai "nemici della società". Essi hanno dato alle loro truppe le parole d’ordine della vecchia società: "Proprietà, famiglia, religione, ordine". (La società viene salvata tanto più spesso, quanto più si restringe la cerchia dei suoi dominatori, quanto più un interesse più ristretto prevale sugli interessi più larghi. Ogni rivendicazione della più semplice riforma finanziaria borghese, del liberalismo più ordinario, del repubblicanesimo più formale, della democrazia più volgare, viene ad un tempo colpita come "attentato contro la società" e bollata come "comunismo".)

Il cosiddetto partito socialdemocratico dinnanzi alla decomposizione dello spettacolo ha richiesto istituzioni democratiche piu’ forti come mezzi per eliminare gli estremi del conflitto, il capitale e il lavoro salariato, attenuare il loro contrasto e trasformarlo in armonia. Il contenuto del loro programma politico è la trasformazione della società per via democratica, ma una trasformazione che non oltrepassa il quadro della piccola borghesia. E come avviene di solito dopo le elezioni democratiche, i capi hanno la soddisfazione di poter accusare il loro "popolo" di diserzione e il popolo ha la soddisfazione di poter accusare i suoi capi di averlo gabbato.

Non vi è dubbio: i "democratici" credono alle trombe, agli squilli delle quali crollarono le mura di Gerico, e ogni volta che si trovano di fronte alle mura del dispotismo cercano di ripetere il miracolo. Il loro rimbombante preludio che annunciava la battaglia contro la controrivoluzione si e’ perduto in un debole mormorio non appena questa doveva incominciare; gli attori hanno cessato di prendersi au sérieux e la loro azione e’ fallita in modo lamentevole, come un pallone forato con uno spillo.

Il "partito democratico" si immagina di essere superiore, in generale, ai contrasti di classe, di rappresentare il popolo e pensa dunque di non aver bisogno, prima di impegnare una lotta, di saggiare gli interessi e le posizioni delle diverse classi. Crede di non aver bisogno di ponderare troppo accuratamente i propri mezzi. Immagina di non aver che da lanciare il segnale, perché il popolo, con tutte le sue inesauribili risorse, si scagli sugli oppressori.

Se poi, all’atto pratico, i suoi interessi si rivelano non interessanti e la sua forza un’impotenza, la colpa è di quegli sciagurati sofisti che dividono il popolo indivisibile in diversi campi nemici o di un particolare dell’esecuzione che ha fatto fallire l’assieme; o di un caso imprevisto che, per quella volta, ha fatto andare a monte tutto l’affare.
Ad ogni modo, il partito democratico esce sempre senza macchia dalla più grave sconfitta, come senza colpa vi è entrato, e ne esce con la rinnovata convinzione che egli deve vincere, non che egli stesso e il suo partito dovranno cambiare il loro vecchio modo di vedere, ma, al contrario, che gli avvenimenti, maturando, gli dovranno venire incontro.

Tutti i partiti hanno fatto appello al popolo raccolto attorno alla difesa della proprietà diffusa, dalla casa alle rendite finanziarie, contro le assemblee parlamentari in modo tanto audace da sfruttare pubblicamente la loro degradazione e il loro discretito per guadagnarsi del consenso.

Alla fine ha vinto l’inevitabile stato maggiore delle libertà, la libertà personale, la libertà di stampa, di parola, di associazione, di riunione, di insegnamento e di religione, ecc.Ognuna di queste libertà e’ stata proclamata diritto assoluto del cittadino italiano, ma con la costante nota marginale che essa e’ illimitata nella misura in cui non le viene posto un limite dagli "eguali diritti di altri e dalla sicurezza pubblica", o dalle "leggi", le quali hanno appunto il compito di mantenere questa armonia (delle libertà individuali tra di loro e con la sicurezza pubblica). Queste limitazioni sono state definite necessarie per ripristinare l’autorita’ dello Stato per il ristabilimento del credito, per il consolidamento dell’ordine, per metter fine alla situazione provvisoria e confusa e creare uno stato di cose definitivo.

Il partito dell’ordine ha cosi’ celebrato la riconquista di un potere che sembrava aver perduto liberandolo da tutte le pastoie democratiche che lo intralciavano e lanciando invettive contro la Repubblica e contro la Costituzione, maledicendo tutte le rivoluzioni passate, presenti e future, e promulgando leggi che imbavagliano la stampa, sopprimono il diritto di associazione e fanno della stato d’assedio un’istituzione organica di governo.

Ora, mentre il partito dell’ordine si divide nei suoi differenti elementi e si abbandona alle proprie contrastanti velleità di restaurazione i socialdemocratici si sentono in diritto di limitare la loro attività a scoppi di indignazione morale e declamazioni rumorose, ad essere in realta’ banali e moderati fino al ridicolo.

Il capitale capisce quando tutte le cosiddette libertà e istituzioni progressive borghesi attaccano e minacciano il suo dominio di classe tanto nella sua base sociale quanto nella sua sommità politica e per mantenere intatto il suo potere sulla societa’ e’ disposto a limitarle.
Le liberta’ liberali allora si concentrano in una sola: fare denaro; speculare in modo volgare sulla volgarità delle masse.

Berlusconi, credendosi Napoleone terzo, ha proclamato il ripristino dell’autorita’ dello Stato e avvertito che con il ritorno dello Stato non ci saranno più manifestazioni di minoranze organizzate che occupano strade, e discariche come è accaduto con il precedente governo dove la sinistra estrema faceva passare come forme di democrazia manifestazioni violente che sfociano nell’anarchia.

"La sicurezza prima di tutto, dice il carceriere al prigioniero…"
Il governo ha annunciato la strategia per sopravvivere al crollo dello spettacolo internazionale: Moltiplicazione di discariche sociali-cpt, carceri, comunita’recupero, campi di rieducazione…-dove scaraventare i rifiuti umani; la costruzione di megainceneritori, centrali nucleari, opere faraoniche…schedatura su base ‘etnica’ di una parte della popolazione.

Napoleone terzo ha rassicurato la nazione: nulla ci impedira’ di fare shopping nell’illusione del cambiamento e del progresso dove la legge insaziabile del profitto compie il suo eterno rito della produzione di denaro e della distruzione di vita. Naturalmente questa sicurezza che declina nella felicita’ illimitata del cittadino-spettatore pretende i suoi annegati, i suoi dispersi al largo delle coste, le sue bagnarole affondate, le sue navi da guerra post-ideologiche
i suoi morti di lavoro. Il telepopolo mentre annaspa sulla soglia di poverta’ si e’ lasciato sedurre producendo la sua bava mista di illusioni, razzismo, violenza, avidita’ sfrenata, egoismo…

Si sa’ che le illusioni servono il controllo…e gli affaristi di casa nostra se ne servono per abbattere tutti i vincoli sociali alla loro smodata voracita’ di denaro guadagnato nel modo piu’ facile possibile.

I media hanno riaffermato "l’immutabile": ci saranno sempre guerre, dei poveri, degli schiavi…"ma anche" che c’e ancora molto da vedere e da comprare per chi si mette dalla parte dell’ordine.

"Il futuro non e’ che un eterno remake".
La sicurezza prima di tutto, dice il carceriere al prigioniero…"(…)

Bisogna pazientare certo, ma presto l’unita’ e la coesione spettacolare della societa’ sbrindellata dalle contraddizioni del sacro imperativo economico verranno ripristinate dallo Stato in una santa allenza con la Chiesa, le veline e i conduttori di show televisivi.
L’equilibrio instabile del sistema di sfruttamento sara’ velocemente ricostruito fabbricando prigioni in nome della liberta’, discriminazioni in nome dell’uguaglianza nel consumo, attuando progrom contro una massa piu’ o meno informe di persone considerati sub-umani, geneticamente deteriorati, e tutti/e le resistenti ad inginocchiarsi sull’altare del mercato del lavoro, dello sfruttamento, del dio inodore della borghesia.

I militari veglieranno sui consumatori…, cioe’ sugli androidi schiavi che lavorano nell’azienda italia…Esseri ne’ morti ne’ vivi, sessuati ma senza sessualita’, battezzati, ma senza nome, con in prestito dall’umanita’ ogni cosa, meno che l’umanita’ e col mito sottilmente innestato nei loro cervelli di una felicita’ equivalente al potere d’acquisto.
-"il potere d’acquisto e’ la licenza di acquistare potere"-

A volte capita che gli androidi schiavi si risvegliano a se stessi davanti ai cumuli d’immondizia in decomposizione, dove le false promesse dello spettacolo capitalista rivelano la loro verita’ e allora, subito vengono trasformati in pericolosi latitanti.  
Si monta lo spettacolo dell’emergenza, adeguatamente sorvegliata dallo Stato e dai suoi apparati di sicurezza, per negare la tossicità strutturale del capitalismo, :
L’immondizia verra’ rimossa dalle strade, le discariche protette dall’esercito, le minoranze di "agitatori e anarchici" incarcerati e l’immagine del paese sara ripulita.

"The show must go on!"
Lo spettacolo produce i suoi residui tossici ma anche e i suoi spazzini, le sue leggi e i suoi poteri speciali che continueranno ad impedire analisi di impatto ambientale, a mettere in cantiere opere faraoniche-tav, ponte sullo stretto, inceneritori, centrali nucleari- nell’interesse dei capitalisti. Lo spettacolo dell’emergenza paradossalmente, ma non tanto, giustifichera’ di nuovo la logica piu’ brutale del profitto immediato e la stessa contaminazione affaristica che ha creato i disastri ambientali e sociali che abbiamo davanti agli occhi.

Lo spettacolo vigilera’ come la polizia sul tentativo dello Stato di rimettere in moto l’economia stagnante del profitto utilizzando le contraddizioni e le macerie che esso stesso ha prodotto in questi ultimi decenni di bell’époche neoliberista.

Gli ultimi androidi ribelli vagano alla pietosa ricerca di una "riconciliazione con la natura",
quando "cio’ che oggi si chiama <naturale> e’ tanto artificiale quanto il fondotinta <naturale> dei profumieri, oppure, ogni giorno se ne stanno seduti nel buio ipnotizzati dallo schermo che luccica, tutti convinti di essere circondati da sconosciuti, da stranieri, da un’universo out of joint, un mondo scardinato pieno di effetti speciali e di mostri.
Teleproletari, videoterroristi, lavoratori della tastiera!: Niente può sostituire il valore dei soldi in una societa’ che funziona sui soldi. Proletari ! potete fare altro che vendere il vostro tempo!!. Potete ingegnarvi e con uno sforzo di creativita’ vendere sistemi per fare soldi.

Ci si ammala sempre con una definizione politica ma un generale processo di esclusione non ha mai creato un legame piuttosto religione e intolleranza, patriottismo e guerra, difesa della famiglia e rifiuto di ogni diversità, edificazione di "aree di scarico e di compenso dove poter relegare e nascondere le proprie contraddizioni." In queste aree vengono relegati i "socio-economicamente insignificanti". Il "socio-economicamente insignificante" e’ un uomo senza potere sociale, economico, contrattuale e’ l’ oggetto di una violenza originaria, la violenza del nostro sistema sociale.

Nell’ epoca dell’ informazione totale abbiamo davanti ai nostri occhi il primo Stato Mediatico Totalitario(SMT) realmente riuscito. E’ la nozione delle comunità rifugiata nei bunker, dove  la gente cerca di salvarsi, asserragliandosi in fortezze medievali ipertecnologiche contro le nuove minacce islamiche, o di un’intera classe senza diritti, lavoratori immigrati e non che sopravvivono in condizioni simili alla schiavitù.

Il nuovo padrone non e’ che la totalita’ dei servi.

In vent’anni, abbiamo avuto il tempo di vedere, ma non e’ servito. In vent’anni, abbiamo avuto il tempo di vedere. Abbiamo capito, ma inutilmente. La democrazia per tutti, la lotta
«anzi-terrorista», le stragi di Stato, la ristrutturazione capitalista e la sua Grande Opera
di epurazione sociale, per selezione, per precarizzazione, per normalizzazione, per
«modernizzazione». Abbiamo visto, abbiamo capito. I metodi e i fini. Il destino che ci riservano. Quello che ci negano. Lo stato di eccezione. Le leggi che mettono la polizia, l’amministrazione, la magistratura al di sopra delle leggi. La giuridicizzazione, la psichiatrizzazione, la medicalizzazione di tutto quel che esce dalla norma. Di tutto ció che sfugge. Abbiamo visto. Abbiamo capito.

Sempre più informazione e sempre meno senso.
L’ industria della coscienza, integrata con quella della guerra ha messo in campo uno sbalorditivo arsenale di tecniche e discipline per impedire alla gente di pensare con la propria testa. La virilitá classica reclama un analgesico, un miraggio, qualche cosa. Un mezzo per ignorarsi ancora un po’. La questione del "Che fare?" da una risposta semplice: sottomettersi ancora una volta alla logica della mobilitazione, alla temporalitá dell’urgenza. Sotto pretesto di ribellione..Mettersi tra parentesi. Alloggiare nell’eccezione di sé. In disparte dal tempo. Che passa. Che non passa. Che si ferma. Fino a. . . Fino al prossimo "fine".

Non é un problema. l problemi sono redditizi, nutrono gli esperti mentre e’ una questione tecnica.,che si sdoppia in questione di tecniche di trasmissione di queste tecniche "Come fare?"
Il risultato contraddice sempre il fine. Perché porre un fine é ancora un mezzo, un altro mezzo.
                                                           
Se tante idee generose sono diventate il loro contrario, è perché il comportamento che militava in loro favore ne era la negazione. Un progetto di autonomia e di emancipazione non può fondarsi, senza vacillare, sulla volontà di potenza che continua ad imprimere nei gesti il segno del disprezzo, della servitù, della morte.(…)Parliamo di dominio reale del capitale; ed allora dobbiamo sapere che vuol dire antropomorfosi del capitale, che il capitale si fa uomo e vive dentro ciascuno di noi. Ogni momento del vissuto è teatro di furiosi scontri: i rapporti d’amore non vi si sottraggono. Perciò odio chi finge di essere già completamente liberato; possiamo aspirare ad essere dei rivoluzionari coerenti, ma non possiamo essere rivoluzionari già ora, senza rivoluzione. Non ha senso.

"Come fare?" vuol dire che lo scontro militare con l’Impero deve essere subordinato all’intensificazíóne delle relazioni all’interno del nostro spazio. Che la guerra rivoluzionaria non va piú confusa con la sua rappresentazione: il momento bruto del combattimento.
Politica dell’ insurrezione locale contro la gestione globale. L’ordine globale non puó essere preso come nemico, direttamente perché l’ordine globale non ha luogo. Al contrario, e’ piuttosto l’ordine dei non-luoghi.La sua perfezione non sta nel fatto di essere globale, ma di essere globalmentelocale.

La politica che viene e’ la "Politica dell’insurrezione locale contro la gestione globale." Della presenza riguadagnata sull’assenza a sé.  Riguadagnata col furto, la frode, il crimine, l’amicizia, l’inimicizia, la cospirazione. Tramite l’elaborazione di modi di vita che siano anche dei modi di lotta. Politica dell’aver luogo.L’Impero non ha luogo, amministra l’assenza facendo planare ovunque la minaccia palpabile dell’intervento poliziesco. Chi cerca nell’Impero un avversario con cui misurarsi troverá l’annientamento preventivo.
                                                       
La visibilita’ e’ una trappola.

"Come fare?" Apprendere a diventare indiscernibili. A confonderci. Riprendere gusto per l’anonimato, per la promiscuitá. Rinunciare alla distinzione, per giocare la repressione: creare le condizioni piú favorevoli per lo scontro. Divenire astuti. Divenire impietosi. E per questo divenire qualunque. "Come fare?" é la domanda dei bambini perduti. Quelli a cui non é stato detto. Quelli che hanno gesti insicuri. A cui niente é stato regalato. Quelli la cui creaturalitá e la cui erranza non smettono di tradirsi.

Dall’Immagine della Fabbrica… ..alla Fabbrica
dell’Immagine…infine dell’immagine senza fabbrica.
                                    
"non c’e piu’ un centro di oppressione perche’ l’oppressione e’ dappertutto" e ovunque genera i suoi cumuli di immondizia in decomposizione."

lib-da
K.Marx-18 brumaio
R.Vaneigem-trattato del saper vivere…
Riccardo D’este-interviste
Tiqqun-collettivo
G.E.D.-la societa’ dello spettacolo
P.H.Dick-Ubik-Le formiche elettroniche sognano?…
Il bar dello Sport-Sottocasa

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