punizione o contagio

"Agli incroci, nei giardini, sui bordi delle strade che vengono rifatte
o dei ponti che vengono ricostruiti, nei laboratori aperti a tutti, nel
fondo delle miniere che si vanno a visitare: mille piccoli teatri di
castighi. Ad ogni crimine, la sua legge, ad ogni criminale la sua pena.
Pena visibile, pena loquace, che dice tutto, che spiega, si giustifica,
convince: cartelli, berretti affissi, manifesti, simboli, testi letti o
stampati, tutto ripete instancabilmente il Codice. Scenografie,
prospettive, effetti ottici, trompe-l’oil, dilatano talvolta la scena,
la rendono piu’ temibile di quanto non sia, ma anche piu’ chiara(…)
Attorno ad ognuna di queste <rappresentazioni> morali, gli
scolari si affolleranno con i loro maestri e gli adulti impareranno la
lezione da impartire ai loro figli. Non piu’ il grande rituale
terrificante dei supplizi, ma lungo il filo dei giorni e delle strade,
un teatro severo, con scene multiple e persuasive. E la memoria
popolare riprodurra’ nei suoi discorsi il discorso austero della legge."
(M.Foucault-Sorvegliare e punire)

La "citta’ carceraria" fondata sulla "cattiveria furtiva" e sul
"castigo ragionevole" e’ stata edificata…con i suoi tribunali, le sue
caserme, le case di polizia, le dimore degli aguzzini, ospedali e
ospizi per tutte le miserie, l’industria, la stampa,, le case da gioco,
la prostituzione, il popolo morente di fame o avvolto nella corruzione,
i ricchi senza cuore, infine la guerra accanita di tutti contro tutti:
interdizione di uscire sotto pena della vita, uccisione di tutti gli
animali randagi, suddivisione della citta’ in quartieri separati, a
ciascuno la sua razione senza che vi sia via di comunicazione tra
fornitori e abitanti, se sara’ necessario uscire di casa uno alla volta
evitando ogni incontro; tra le cose infette non circolano che le
guardie, i soldati, i corvi…Ciascuno e’ stivato al suo posto, ne va’
della vita, contagio o punizione…

L’amministrazione penitenziaria li definisce "eventi critici": si tratta di suicidi e morti violente. Per "cause da accertare"…morti per pestaggio senza testimonianza, senza tracce. Perquisizioni, percosse, umiliazioni, acqua gelata, asciugamani bagnati, malori, arresti cardiocircolatori, maltrattamenti…malasanita’, disperazione.
http://www.ristretti.it/areestudio/disagio/ricerca/index.htm

Il carcere che pure offre chiare indicazioni sullo stato della societa’ a cui appartiene, sulla cosiddetta normalita’ che e’ nei confini di cio’ che e’ considerato lecito dalla polizia-polizia morale, economica, culturale…sale alle ribalta della cronaca e all’attenzione di un pubblico dal sensorio inebetito solo in casi eccezzionali, o meglio in casi ritenuti clamorosi, eclatanti. Eppure oggi che si parla tanto di precarieta’ del lavoro, di precarieta’ delle condizioni dell’esistenza sociale si rimuove il carcere che rappresenta il modello e il centro di una crimnalizzazione del disagio sociale e della guerra al "nemico interno": gli esclusi.
Tossicodipendenti, extracomunitari, soggetti affetti da disturbi psichici, senza fissa dimora, marginalità socio-economiche: questi sono i nemici principali che bisogna segregare e tenere separati dal resto della societa’ sana.

Il carcere e’ una discarica sociale che nelle attuali condizioni di vita precaria puo’ risucchiare indistintamente nel suo ventre molle chiunque: all’ombra di questa minaccia viviamo un po’ tutti, continuamente innocenti e continuamente sospettati…Quando l’assurdo economico impone di vivere per lavorare e di vivere ad intermittenza con un lavoro precario i proletari vivono la societa’ come una forma attenuata di pena, o una pena alternativa al carcere. La contaminazione di carcere e societa’ civile arriva al punto che ormai al carcere si oppone il "carcere fuori dal carcere"; ai labirinti claustrofobici del carcere si contrappone come liberta’ una condizione d’esistenza costretta dentro gli angusti limiti di una precarieta’ sociale permanente.

L’emarginazione e il disagio sociale rappresentano la quasi totalità delle presenze all’interno delle prigioni italiane e non esiste alcun rapporto tra i livelli sempre piu’ alti di incarcerazione e l’aumento della criminalita’: il disinvestimento nelle politiche sociali (in nome di astratti parametri finanziari) e’ compensato dall’iperinvestimento in strutture carcerarie, di sorveglianza e controllo. Ovviamente, nella fase del dominio reale totale del capitale, neppure il carcere, il controllo sociale sfuggono alla logica economica del profitto.
La parola d’ordine e’ privatizzazione della sorveglianza e delle prigione: lo chiamano "correctional business"…e il giustizialismo e’ la sua reclame… In USA il giro d’affari che creatosi intorno al correctional business vale miliardi di dollari l’anno.
"L’industria della correzione" promette flessibilita’ nelle strategie di gestione dei detenuti e risparmio di capitale; con l’impiego di nuove tecnologie di sorveglianza le multinazionali della prigione garantiscono una riduzione dei costi a fronte di standard di detenzione molto elevati…
(vedi Corrections Corporation of America http://www.correctionscorp.com/aboutcca.html
 http://www.g4s.com/usw  http://www.cornellcompanies.com/ )

Per uscire dalla bolla della "new economy" i maghi della finanza internazionale e le banche centrali, con le loro politiche monetarie espansive, hanno gonfiato un’ altra bolla, la "bolla immobiliare"…ora prima che questa "bubble" scoppi i soliti prestigiatori indirizzano le loro speculaziioni sulle materie prime-vedi petrolio- e quando si verifichera’ l’ennesimo collasso a pagarne le spese saranno i proletari…Gli speculatori internazionali si sono arricchiti con la finanza creativa e adesso il conto, la recessione la pagheranno i proletari con il degrado della qualita’ della loro vita, con il carcere, con la repressione…
Crisi economica e crisi di legittimita’ del sistema porteranno con se’, inevitabilmente la necessita’ per il potere di espandere il controllo su determinate fasce di popolazione a colpi di sanzioni penali e dunque di carcere. La coercizione e la segregazione diventano per il sistema al collasso l’ultima risorsa per ristabilire "l’ordine" e la "disciplina".
In una situazione "socio-economica" di recessione la vecchia ideologia custodialistico-punitiva risulta adeguata alle esigenze del controllo sociale: la crisi economica crea lacerazioni sociali …e il dominio quotidiano del capitale sugli sfruttati si presenta con la sua nuda violenza, cioe’ mostra la sua vera faccia.
Ormai sara’ chiaro anche ai vecchi radicali(mica tanto radicali) nostalgici dello "stato sociale", del "patto sociale" che questa strategia di recupero del conflitto di classe e’ "antieconomica" per il capitale; che il mantenimento di sacche corporative differenziali di residui di stato sociale all’interno del sistema sono parte integrante dell’apparato repressivo del Comando contro il proletariato. La ruota della storia non gira all’indietro…
e questo vale anche per quegli altri "radicali" che nella loro teodicea marxista pensano che per risolvere tutto basta affidarsi alla strategia di "rispondere colpo su colpo".
Bisogna vivere nei e dei rapporti di forza reali che si riesce a costruire…

"Uscire dai ruoli e dagli schemi consente di procedere nell’affrontare la natura vera dei conflitti, spostandoli a livelli piu’ comprensibili o condivisibili. E’ dunque necessaria una discussione di tutti con tutti su tutti i problemi che si aprono aprendo porte e cancelli, aprendo insieme mente, capacita’ affettiva, ragione etica. Occorre la lucida consapevolezza che ogni momento di liberazione e’ un punto di passaggio; che si segue un percorso accidentato nello sforzo di aprire le contraddizioni a un livello piu’ alto; che se cala la tensione del superamento, il rischio della chiusura, della cristallizzazione, della manipolazione, quindi della distanza, dell’inerzia, dell’oggettivazione e’ sempre in agguato. E la tendenza ad acquietarsi e difendersi con nuovi schemi diventa la soluzione piu’ semplice."

Sono finiti i tempi delle interminabili discussioni dottrinarie: finiti i tempi di quelli che hanno la tendenza al martirio attraverso la pelle degli altri; e’ finito il tempo di quelli che militano attraverso la morte degli altri.
Finito il tempo di quelli che aspirano a fare della politica il compendio delle loro frustrazioni sociali; e’ finito il tempo di chi costruisce castelli di carta/programmi politici e non mette in gioco la sua soggettivita’ quotidiana; e’ finito il tempo degli utili idioti che lavorano, consapevoli o no, per il re di prussia. Chi vuole giocare allo spettacolo dell’antispettacolo si accomodi pure…
Chi vuole intendere intenda.

"Agli incroci, nei giardini, sui bordi delle strade che vengono rifatte o dei ponti che vengono ricostruiti, nei laboratori aperti a tutti, nel fondo delle miniere che si vanno a visitare: mille piccoli teatri di castighi. Ad ogni crimine, la sua legge, ad ogni criminale la sua pena. Pena visibile, pena loquace, che dice tutto, che spiega, si giustifica, convince: cartelli, berretti affissi, manifesti, simboli, testi letti o stampati, tutto ripete instancabilmente il Codice. Scenografie, prospettive, effetti ottici, trompe-l’oil, dilatano talvolta la scena, la rendono piu’ temibile di quanto non sia, ma anche piu’ chiara(…) Attorno ad ognuna di queste <rappresentazioni> morali, gli scolari si affolleranno con i loro maestri e gli adulti impareranno la lezione da impartire ai loro figli. Non piu’ il grande rituale terrificante dei supplizi, ma lungo il filo dei giorni e delle strade, un teatro severo, con scene multiple e persuasive. E la memoria popolare riprodurra’ nei suoi discorsi il discorso austero della legge."
(M.Foucault-Sorvegliare e punire)

La "citta’ carceraria" fondata sulla "cattiveria furtiva" e sul "castigo ragionevole" e’ stata edificata…con i suoi tribunali, le sue caserme, le case di polizia, le dimore degli aguzzini, ospedali e ospizi per tutte le miserie, l’industria, la stampa,, le case da gioco, la prostituzione, il popolo morente di fame o avvolto nella corruzione, i ricchi senza cuore, infine la guerra accanita di tutti contro tutti: interdizione di uscire sotto pena della vita, uccisione di tutti gli animali randagi, suddivisione della citta’ in quartieri separati, a ciascuno la sua razione senza che vi sia via di comunicazione tra fornitori e abitanti, se sara’ necessario uscire di casa uno alla volta evitando ogni incontro; tra le cose infette non circolano che le guardie, i soldati, i corvi…Ciascuno e’ stivato al suo posto, ne va’ della vita, contagio o punizione…
Servirsi di processi di individualizzazione degli esclusi, analitica delle ripartizioni, proiettare i tagli precisi della disciplina sullo spazio urbano confuso e ambiguo…
Dividere-schema binario: pazzo-non pazzo, pericoloso-inoffensivo, normale-anormale…
Assegnazione coercitiva-ripartizione differenziale: chi e’ o deve essere, come caratterizzarlo, come riconoscerlo; come esercitare su di lui, in maniera individuale, una sorveglianza costante ecc….
Alle contraddizioni sociali risponde l’ordine: la sua funzione e’ di risolvere tutte le confusioni: Esso prescrive a ciascuno il suo posto, a ciascuno la sua malattia e la sua morte, a ciascuno il suo bene per effetto di un potere onniscente e onnipresente che si suddivide, lui stesso, in modo regolare e ininterrotto fino alla determinazione finale dell’individuo, di cio’ che lo caratterizza, di cio’ che gli appartiene, di cio’ che gli accade. Contro il conflitto sociale che e’ miscuglio, la disciplina fa valere il suo potere che e’ di analisi…

La crisi e’ possibilita’ di liberazione licenziosa dalle costrizioni morali: le leggi sospese, gli iterdetti tolti, la frenesia del tempo che passa, i corpi che si allacciano irrispettosamente, gli individui che si smascherano, che abbandonano la loro identita’ statuaria e l’aspetto sotto cui li si riconosceva, lasciando apparire un’altra verita’…Per la "societa’" questo e’ "sogno politico della crisi" e’ un rischio oggettivo e mortale al quale non puo’ rispondere che con misure e controlli capillari, con il sogno politco-inverso dell’ordine e della repressione che e’ non la festa collettiva, ma le divisioni rigorose; non le leggi trasgredite, ma la penetrazione fin dentro ai piu’ sottili dettagli dell’esistenza, del regolamento(…) non le maschere messe e tolte, ma l’assegnazione a ciascuno del suo "vero" nome, del suo "vero" posto, del suo "vero corpo", della sua "vera" malattia…
I padroni si difendono, vogliono proiettare i tagli precisi della disciplina sullo spazio metropolitano confuso, ambiguo dove marinai s’imbarcano e sbarcano senza documenti, dove si diffondono malattie ed epidemie, dove prolifera la diserzione, il contrabbando; dove s’incrociano pericolosi miscugli e circolazioni proibite…I padroni del vapore vogliono assicurarsi il controllo su tutta questa mobilita’ e su tutto questo brulichio: scomponendo la confusione "dell’illegalita’ e del male"…L’apparato disciplinare si mette all’opera localizza i mendicanti, registra i consumatori di droghe, verifica il numero degli alcolisti…interna quelli che attentano alla proprieta’ privata…

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