comportarsi da buoni prigionieri

Quando le immagini del potere eclissano la realta', e l'esperienza,
coloro che sono senza potere sono costretti a lottare contro dei
fantasmi…Nel gran baccano mediatico che si fa' intorno al cosiddetto
tema della "sicurezza" tutti gli "esperti" e i commentatori
interpellati si guardano bene dal mettere in relazione crimine e
normalita'. Eppure il crimine, o anche la devianza, non e' che una
versione potenziata della normalita'. Con la subordinazione totale
delle relazioni sociali al mercato, con l'esaltazione della guerra
sociale permanente si proclama legittimo sfruttare il prossimo,
trattarlo come un oggetto e un mezzo per soddisfare la propria
illimitata avidita di potere e di denaro. Il piacere stesso,
reclamizzato come fine ultimo dell'esistenza,  nella sua astrattezza e
unilateralita' di consumo e' affine allo sfruttamento sociale tanto che
il suo raggiungimento non si distingue dallo stupro e dall'omicidio. Il
consumo immediato di merci, di uomini e donne come di qualsiasi altro
prodotto viene presentato come il rimedio universale ad ogni tormento
ma poi si pretende sobrieta' e moderazione.

La societa' reale e'
ormai quella immaginaria. E la societa' immaginaria e' "una convivenza
immediata di uomini, che con la loro condotta, determinano il carattere
del tutto". E qui la critica reazionaria, e la politica dell'irrealta,
ha buon gioco addossando la responsabilita' ontologica di qualsiasi
crisi sociale all'individuo in se'. Qualsiasi crisi ed emergenza
sociale ridotta all'individuo permette ai borghesi di galleggiare con
la coscienza piu' o meno tranquilla, nell'orrore che gli consente di
mantenere il proprio "stile di vita": miseria, razzismo ingiustizia
sociale.
Tutte le persone di "buona volonta'" tanto di destra che di
sinistra potranno godersi la loro "posizione sociale" e il loro
privilegio nient'altro che come il riflesso delle proprie capacita'
individuali e lo sfruttamento di classe si potra' riprodurre, senza "turbamenti", anche al livello dell'esperienza personale.
La
nuda istituzione del puro e semplice dominio dell'economico che
determina la crescente impossibilita' individuale di un'esistenza
economica "autonoma", cioe' di una vita non precaria, impone ad ognuno
una mentalita' della sopravvivenza all'ombra della catastrofe
imminente…

La polizia e' odiata. L'ostilita' verso le
istituzioni della classe dominante e lo scetticismo tavolgono tutti i
"valori tradizionali".
Con la "necessita'" di abbattere il debito
pubblico poi, e' tramontata anche l'ultima traccia dell'utopia di un
capitalismo senza conflitto, di una societa' composta da "sola un'unica classe media" docile, produttiva e completamente controllata da un
ristretto centro di potere. Anche l'illusione della mobilita' sociale
non e' piu' tanto moda e infatti dalla propaganda della mobilita'
sociale si e' finiti a fare la propaganda della mobilita' aziendale e
infine della mobilita' e basta.
Quando le condizioni materiali ed
economiche per sostenere uno stato di ipnosi sociale mancano o anche
quando il costo della narcosi sociale si rivela insostenibile e la
spesa va' fuori controllo si sa' che si finisce col rispolverare,
tirandola a lucido, la vecchia ideologia custodialistico-punitiva, dal
trattamento psichiatrico coatto, all'incarcerazione generalizzata.
Che
dire? I poveri sono proprio irrecuperabili! altro che disadattati da
curare e reintegrare nell'ambito della "medicina sociale", questi sono
criminali per natura; l'unico trattamento che si meritano e' la
segregazione…

I quartieri di citta'-insettoidi senza legami
solidali, popolati da vicini estranei, da individui isolati che
sopravvivono letteralmente nel deserto sociale dell'ingiustizia
economica altro non potevano generare che mostri e fantasmi che
regolarmente vanno in onda in prima serata sui tg nazionali. Quando i
proletari non hanno il coraggio o la forza di pretendere cio' che gli
e' dovuto come esseri umani si rifugiano nella forma piu' rudimentale
della contrapposizione di ricchezza e miseria: nel crimine. Divenuti
una massa di corpi isolati e dispersi essi protestano individualmente
con un  impetuoso crescendo di delitti, rapine ed assassini, e si
mettono tanto violentemente quanto inutilmente contro l'ordine sociale.
Allora i partiti, tutti i partiti che si candidano al governo del paese
non possono che essere e presentarsi come "partiti dell'ordine" e il
"crimine" diventa funzionale al mantenimento dell'ordine costituito.
Ovviamente
e' funzionale nei limiti in cui non assume alcuna connotazione
politica, cioe' sociale per restare confinato nella patologia
individuale.

Il "capro espiatorio etnocentrato" consente di sfogare tensioni e frustrazioni sociali che potrebbero invece esprimersi altrimenti e pericolosamente in termini
di stabilita' sistemica. Naturalmente la "tolleranza zero" e la caccia
alle streghe non riguarda chi ha abbastanza soldi per permettersi il
privilegio della "devianza" e anche del crimine e  del resto l'oggetto
della disciplina e' la vita degli esclusi, dei precari, dei lavoratori
che fanno funzionare la fabbrica del profitto e non degli eccentrici
stravaganti col portafoglio pieno. Come forma di controllo sociale
accanto alle minaccie di segregazione e punizione si colloca
l'invenzione continua e lo stromazzamento di "ipocrite parodie della
liberta', della gioia, della soddisfazione", ma il modello universale a
cui bisogna adeguarsi e' quello del "buon prigioniero": adattarsi in
modo rapido e completo alla situazione". Cura e prevenzione del
disordine, del caos e del crimine prescrivono, dentro e fuori le mura
delle carceri, la stessa formula di sopravvivenza: comportarsi da
"buoni prigionieri".

Intanto, nei tribunali della seconda
repubblica risuona l'eco delle sinistre classificazioni di Lombroso
che, diceva Basaglia, hanno il chiaro scopo di tutelare i sani dai
mattoidi, dai pazzi morali, dai rivoluzionari e delinquenti politici
per passione, dagli anarchici. Ieri come oggi quelle classificazioni
puntualizzavano il desiderio di sovvertire l'ordine costituito
altrettanto solidamente difeso difeso da Lombroso e dai tribunali. In
queste definizioni non c'e posto per gli equivoci: la realta' e' che le
idee dominanti sono le idee della classe dominante, la quale non
tollera elementi che non rispettano le sue regole. Come nei regimi
totalitari qualsiasi forma di dissenso politico e' fatto passare per
un'atto criminale.
L'opposizione all'ordine costituito e' trattata
come la criminalita' comune e allo stesso tempo le tensioni sociali
 che si esprimono nella delinquenza comune non devono assumere una
connotazione politica.

nota-Genova senza di noi:
Dispensare
ricette non giova. Come scrisse una volta Basaglia, "il problema non
sono le affermazioni di principio ma mettere una pietra accanto
all'altra; questo e' difficile". Prioritaria e' comunque la
soggettivita' nella lotta quoridiana in mezzo alle contraddizioni;
"certo, l'organizzazione sociale, il potere hanno sempre la
possibilita' di recuperare le trasformazioni. Ma il potere non e'
infinito. E' molto difficile recuperare la pratica, mentre e' molto
facile recuperare l'ideologia. Allora dobbiamo stare attenti a cio' che
consideriamo rivoluzionario, che non e' creare ideologie ma riflettere
sulle cose che in pratica trasformiamo"."La nostra realta' e' ancora
continuare a vivere le contraddizioni del
sistema che ci determina  e non quella di trasformare il tentativo di
cambiare in una nuova ideologia che ci permetta di sopportare il tipo
di vita che siamo costretti a vivere". "Ogni negazione, contestazione
della realta', e' possibile nella pratica, se insieme costruisci altro:
altri modi, altri strumenti, altri progetti di vita."
"la teoria
dovra' sempre essere rovesciata nella pratica, e dalla pratica potremo
trarre teoria. Il problema e' andare a lavorare nel territorio senza
identita'. Ma l'identita' si riacquista nel momento in cui si trova la
possibilita' di conoscere i bisogni reali, quotidiani della gente. A
questo punto comincia una nuova pratica e ogni volta e' una perdita e
un'acquisto di identita'".

         

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