siamo internati che lottano per la liberta’

" viviamo in una societa' che sembra un manicomio e siamo dentro questo manicomio, internati che lottano per la liberta'. Ma non possiamo sperare nei liberatori, perche' se speriamo in loro saremo ancora una volta imprigionati e oppressi. " (F. Basaglia) Quando il capitale ha colonizzato tutta la vita sociale scopre che l' economia dipende dalla societa'. A questo livello di totalizzazione del capitale la produzione viene a coincidere con il controllo sociale; esso diventa uno dei poli determinanti dell' economia in generale.

Le istituzioni del controllo sociale perdono i loro limiti fisici e spaziali e scoprono un nuovo campo di indagine in quell' istituzione totalizzata che e' l' intera societa'.

Il sistema del controllo sociale sulle persone e' controllo sull' elemento essenziale e determinante della produzione della ricchezza. Le condotte sbagliate, i comportamenti sociali che minacciano l' ordine naturale della societa' e dunque della produzione devono essere irregimentati: la societa' deve funzionare come ieri funzionavano le fabbriche, senza interruzioni.

Il codice di fabbrica, la disciplina inflessibile dentro la fabbrica che ieri assicurava la regolarita' del processo produttivo devono oggi essere tradotti nel tessuto sociale dove gli individui che non si adattano alla violenza della societa, all' insopportabilita' della vita sociale protestano con un impetuoso crescendo di delitti, rapine ed assassini e violentemente con ogni sorta di aberrazione morale.

Un' istituzione totale, come viene definita da Goffman, puo' essere ritenuta come il luogo in cui un gruppo di persone viene determinato da altre, senza che sia lasciata una sola alternativa al tipo di vita imposta.
Appartenere ad una istituzione totale significa essere in balia del controllo, del giudizio e dei progetti altrui, senza che chi vi e' soggetto possa intervenire a modificarne l' andamento e il significato.

In questa istituzione totale che e' la societa' del capitale del resto la condizione descritta da Goffman e' una condizione normale degli individui: essi sanno che oggi hanno qualcosa e che non dipende da loro stessi se domani avranno ancora qualcosa; essi sanno che ogni mutamento, ogni capriccio del datore di lavoro, ogni cattiva congiuntura negli affari li puo' respingere nel vortice selvaggio dal quale hanno trovato momentaneo scampo e nel quale e' difficile e spesso impossibile restare a galla.

In questa prigione sociale senza sbarre siamo tutti in balia di "fatalita'" che non dipendono da noi; tutti suscettibili in qualsiasi momento di annientamento sociale, psicologico, biologico; tutti alla mercede del "caso"  e di una possibile morte sociale.

L' istituzione totale oggi e' la societa' del capitale e in un certo senso come scrisse una volta F. Basaglia: " viviamo in una societa' che sembra un manicomio e siamo dentro questo manicomio, internati che lottano per la liberta'.
Ma non possiamo sperare nei liberatori, perche' se speriamo in loro saremo ancora una volta imprigionati e oppressi. "

Il corpo sociale per essere produttivo deve essere aproblematico, privo di contraddizioni conflitti e lacerazioni; esso deve avere un carattere interclassista in cui i nostri corpi si lasciano divorare docilmente.

Non c'e piu' una linea di demarcazione definita per "l' internamento sociale" ne' per una "religione del peccato e una morale della colpa".
La configurazione del comportamento abnorme ha come termine di riferimento la societa' cosi' come la definisce di volta in volta la logica del capitale in relazione ai suoi obbiettivi immediati ed arbitrari. Questa dinamica e' un valore oggettivo in se'; essa, quale che siano le sue finalita' contintingenti, e' assoluta, naturale ed irriducibile.

La societa' come le citta' appestate del XVII secolo oggi viene di norma sottoposta a tutta una serie di blocchi e controlli che prendono di mira singolarmente o separatamente i quartieri, le strade, le case cioe', per restare nella metafora: alcuni spazi sociali  diventavo oggetto di misure di emergenze…Cio' che va' scongiurato e' il pericolo del disordine morale e sociale, il contagio di una liberazione licenziosa dalle costrizioni morali.

Il "sogno politico della peste", descritto da Foucault, per evitare il disordine delle leggi sospese, degli interdetti tolti, dei corpi che si allacciano irrispettosamente ricorre continuamente nelle "misure d' emergenza", nelle soluzioni "necessarie ed improrogabili" messe in atto dallo Stato e dalle autorita' territoriali.

Il "sogno politico della peste" e il sogno del capitale di proiettare i tagli precisi della disciplina di fabbrica sullo spazio confuso della societa', sull' elemento essenziale dell' economia.
A tutte le confusioni sociali che minacciano la regolarita' della produzione della ricchezza si risponde con "l' ordine" che tenta ogni volta di prescrivere a ciascuno il suo corpo, la sua malattia e la sua morte.
Ma e' evidente che non si tratta di di garantire il governo della societa' una volta per tutte ma di esercitare un governo sui flussi dinamici-sociali di cui l' economia del potere e il potere dell' economia non possono fare a meno.

Il bersaglio costante dei dispositivi messi in atto dal potere sulla societa' non ha piu'  una natura eminentemente sociologica.
Il loro obiettivo e' quel "qualcosa, nel corpo sociale, nelle classi, nei gruppi, negli individui stessi che sfugge in certo modo alle relazioni di potere; qualcosa che non e' affatto la materia prima piu' o meno docile o resistente, ma il movimento centrifugo, l' energia di segno opposto, l' elemento sfuggente."
Questo "qualcosa" Foucault lo definisce "plebe": " Non c'e "la" plebe, c'e "della" plebe. C'e nei corpi e nelle anime, negli individui, nel proletariato e nella borghesia, ma con un' estensione, delle forme, delle energie, delle irriducibilita' differenti.
Questa parte di plebe non e' tanto l' esterno rispetto alle relazioni di potere quanto il loro limite, il loro contraccolpo; e' cio' che risponde ad ogni avanzata del potere attraverso un movimento per svincolarsene; e' quindi cio' che motiva ogni nuovo sviluppo di reti di potere."

Ervin Goffman, autore di Asylums afferma che la caratteristica principale delle istituzioni totali e' la rottura delle barriere che abitualmente separano le sfere principali della vita di ogni individuo: la famiglia, il lavoro, il divertimento…
La caratteristica principale in cui si esprime la dimensione totalizzante del capitale oggi e' proprio questa liquidazione delle linee, per quanto formali, di demarcazione fra il tempo di lavoro e il tempo di vita.

Il capitale ha oggi un controllo "totale" della società ed e' "l' istituzione totale" al di la' della sua individuazione in 'istituzioni totali specifiche.

 

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