delirio sistematico

"La pseudo-razionalita' moderna costituisce una delle forme storiche dell' immaginario; essa e' arbitraria nei suoi fini, che non dipendono da nessuna ragione ultima, ed e' altrettanto arbitraria quando si pone essa stessa come fine, non mirando a null' altro che a una <razionalizzazione> formale e vuota. In questo aspetto della sua esistenza, il mondo moderno e' in preda a un delirio sistematico, la cui forma piu' direttamente percettibile e minacciosa e' l' autonomizzazione di una tecnica scatenata , che non si pone alcun fine definibile. L' economia in senso lato (dalla produzione al consumo) e' considerata espressione privilegiata della razionalita' del capitalismo e delle societa' moderne. Ma e' l' economia che esibisce nel modo piu' caratteristico-proprio perche' si proclama totalmente e compiutamente razionale-la dominazione dell' immaginario a tutti i livelli. Ovviamente, questo vale anzitutto per la definizione di quei bisogni al cui servizio dovrebbe astrattamente porsi l' economia. Piu' che in qualsiasi altra societa', il carattere <arbitrario> -cioe' non naturale ne' funzionale-della definizione sociale dei bisogni, e' evidente nella societa' moderna, precisamente a causa del suo sviluppo produttivo, della sua ricchezza che le permette di oltrepassare ampiamente la <soglia> del soddisfacimento dei bisogni necessari … l' economia capitalista non puo' esistere se non come risposta ai bisogni che essa stessa crea. La dominazione dell' immaginario e' ugualmente evidente in cio' che attiene al posto degli uomini all' interno della struttura economica e produttiva a tutti i suoi livelli. Questa presunta organizzazione razionale, come e' noto e come e' stato detto da molto tempo, senza che nessuno lo prendesse sul serio, salvo quelle persone poco serie che sono i poeti e i romanzieri, manifesta tutte le caratteristiche di un delirio sistematico. Il fatto di mettere al posto dell' uomo-operaio, impiegato o anche -un insieme di caratteristiche parziali scelte arbitrariamente in funzione di un sistema arbitrario di fini e riferendosi a una pseudo-concettualizzazione anch' essa arbitraria, e il fatto, ad esso conseguente, di non trattarlo piu', nella pratica quotidiana, come un uomo, traduce un predominio dell' immaginario che, qualunque sia la sua <efficacia> nel sistema, non e' diverso da quello delle societa' arcaiche piu' <strane> . Trattare un uomo come una cosa o come un puro sistema meccanico non e' meno, ma piu' immaginario del pretendere di vedere in lui un gufo: rappresenta infatti un piu' grave sprofondamento nell' immaginario, in quanto non solo l' affinita' reale dell' uomo col gufo e' incomparabilmente piu' grande di quanto lo sia quella con una macchina, ma inoltre nessuna societa' primitiva ha mai messo in pratica tanto radicalmente le proprie assimilazioni degli uomini a questa o quell' altra cosa, come fa l' industria moderna con la sua metafora dell' uomo automa. Le societa' arcaiche sembrano sempre conservare una certa duplicita' in tali assimilazioni: ma la societa' moderna le prende alla lettera, mettendole in pratica nel modo piu' selvaggio. E non vi e' nessuna differenza essenziale, quanto al tipo di operazioni mentali e anche di atteggiamenti psicologici profondi, tra un ingegnere taylorista o uno psicologo industriale da una parte, che isolano gesti, misurano coefficienti, scompongono le persone in inventati di sana pianta e le ricompongono in un oggetto secondario; e d' altra parte un feticista, che gode alla vista di una scarpa con i tacchi alti o chiede a una donna di mimare un lampadario. Nei due casi si vede all' opera quella forma particolare dell' immaginario che e' l' identificazione del soggetto all' oggetto. La differenza e' che il feticista vive in un mondo privato e che il suo fantasma non ha effetti al di la' del patner che vi si vuol prestare; ma il feticismo capitalista del , o dell' individuo definito dai test, determina la vita reale del mondo sociale." (Cornelius Castoriadis)

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