classe contro societa’

 

"Qui non si parte dalla critica dell’economia politica ma dall’odio di
classe contro il mondo della societa’ borghese." (M.Tronti)

Il produttore e’ il nemico di classe

1) L’abito e’ un valore d’uso che soddisfa un bisogno particolare. Per produrlo occorre un determinato genere di attivita’ produttiva, che e’ determinata dal suo fine, dal suo modo di operare, dai suoi mezzi e dal suo risultato. Chiamiamo senz’altro lavoro utile il lavoro che si presenta in tal modo nel valore d’uso del prodotto, ossia nel fatto che il suo prodotto e’ un valore d’uso.
Servizio in generale non e’ che un altro modo di esprimere il particolare valore d’uso del lavoro in quanto utile non come cosa ma come attivta’.
Al capitale la natura del valore d’uso e il carattere determinato del lavoro, in se’ per se’, sono del tutto indifferenti, non sono che e’ un mezzo per far quattrini, una dimensione particolare della produzione in cui investire denaro per fare piu’ denaro. Il "lavoro produttivo" per il capitale non e’ definito in base al suo contenuto o al suo valore d’uso.

2) Il lavoro non-materiale fa parte delle condizioni oggettive del lavoro, del carattere sociale delle condizioni della produzione capitalistica. La scienza (prodotto dello sviluppo storico generale nella sua quintaessenza astratta) e’ indirettamente produttiva nella misura in cui i suoi risultati sono separabili dall’abilita’ e dal sapere, dalla prestazione del singolo e rendono possibile la creazione e la produzione di nuovi valori d’uso (di mezzi per impiegare lavoro) che possono circolare come merci. Ovunque l’attivita’ del sapere e’ separabile dall’atto della sua produzione esso entra a far parte dei presupposti e delle condizioni oggettive della produzione capitalistica. L’intero sviluppo generale della societa’, l’evoluzione sociale, entrano a far parte delle condizioni oggettive-sociali della produzione capitalistica e diventano indirettamente produttive nella misura in cui si presentano come possibilita’ di una nuova creazione di processi di produzione capitalistica, di sfere e dimensioni della valorizzazione del capitale (nuova creazione di operai salariati). Fuori dal rapporto capitalistico, non operanti come mezzi di sfruttamento e innovazione dello sfruttamento del lavoro (di appropriazione di pluslavoro sociale), come strumenti di incorporazione produttiva della "combinazione sociale", sapere e scienza sono impotenti. Il capitale sviluppa le condizioni oggettive e soggettive del processo lavorativo ma solo come potenze dominanti ed estranee al lavoro (in forma alienata). La forza produttiva del capitale non e’ che la quantita’ di forza produttiva reale che il capitalista puo’ comandare con il suo capitale.

3) Come base e presupposto della produzione di nuovi modi reali di sfruttamento, di riproduzione estensiva ed intensiva dell’intero rapporto capitalistico di sfruttamento, il lavoro non-materiale e’ necessario e vitale per l’autovalorizzazione capitalistica. La trasformazione di questo presupposto, di questa condizione della produzione, in capitale ha luogo quando essa si converte in forza-lavoro; quando il lavoratore non-materiale vende non le sue idee ma quando invece del prodotto del suo lavoro (creativo) vende il suo stesso lavoro, la sua stessa capacita’ lavorativa ( la sua capacita’ d’immaginazione). Fino a quando i lavoratori non-materiali vendono come merci le loro idee sono solo formalmente sottomessi al capitale ed e’ solo in quanto si vendono al capitale (e senza questa vendita non sarebbero neppure considerati dei prodotti) che essi entrano nella produzione come merci. Questo lavoratore non-materiale non solo deve soddisfare il compratore come un certo valore d’uso, come articolo di determinate proprieta’ utili nel consumo produttivo, ma il suo valore di scambio deve aver ricevuto una forma distinta e autonoma dal suo valore d’uso, una forma autonoma per quanto ideale: deve cioe’ apparire come unita’ sdoppiata di valore d’uso e di valore di scambio; e il suo valore di scambio riceve forma autonoma, indipendentemente dal valore d’uso -come pura esistenza del tempo di lavoro sociale oggettivato- nel prezzo, come salario.
Il lavoro, come tale, nella sua esistenza immediata, non puo’ essere concepito direttamente come merce; puo’ esserlo soltanto la forza-lavoro. Il lavoro non ha prezzo; una cosa come il valore del lavoro, nel senso comune della parola, non e’ mai esistita.
Dal punto di vista del possessore di denaro la particolarita’ del valore d’uso effettivo del lavoro e’ inessenziale; cio’ che interessa e’ che nel valore d’uso del lavoro egli recuperi una somma maggiore di denaro di quella pagata nel salario diretto ed indiretto ( sociale) che costa la forza-lavoro.

(una maggiore copertura degli alti costi della riproduzione della capacità-umana ancora a carico del proletariato)

Infatti se per mantenere in vita una societa’, una societa’ come fabbrica di lavoratori attuali e potenziali, occorresse tutto il prodotto della sua attivita’, della sua giornata lavorativa sociale complessiva, la conservazione e la valorizzazione del capitale in quanto capitale sarebbe impossibile. Il lavoro sociale si scambierebbe con il suo prodotto. La forza-lavoro qui non e’ piu’ neanche formalmente autonoma dal rapporto di produzione capitalistico. Il momento dello scambio, della compera e della vendita non e’ piu’ il regno borghese della liberta’ dove capitale e lavoro si presentano, almeno nella forma, l’uno libero dall’altro. Cade il rapporto formale, la forma della reciproca autonomia tra i momenti del rapporto e quello che rimane e’ il rapporto stesso nella sua sostanza, nella sua realta’ cruda e immediata senza ideologia.


Nessuno potrebbe fare quel fa senza la sinergia della societa’ in cui e’ immerso e, della storia precedente accumulatisi nei suoi gesti e nella sua mente.
Il lavoro non crea il capitale e non crea il valore; il capitale per essere rapporto di produzione presuppone la dissoluzione della sinergia sociale e dello sviluppo delle facolta’ generali della mente umana in forza-lavoro, in forza-lavoro disposta a vendersi. Il lavoro vivo, come soggettivita’ vivente, che non si rifiuta di produrre capitale si costituisce come forza-lavoro. Nella societa’ come capitale antagonismo significa bloccare il funzionamento della societa’, significa rifiuto del lavoro vivo, della soggettivita’ vivente di darsi come forza-lavoro; rifiuto di consegnare al capitale il prodotto della societa’: l’individuo. Il produttore si confonde con il nemico di classe. Il "pauperismo" e’ soltanto la condizione del proletariato rovinato,
l’utlimo stadio a cui si abbassa il proletariato che non ha piu’
capacita’ di resistere alla pressione del capitale, e soltanto il
proletariato privo di energia e’ un povero.

4) La produzione non-materiale e’ produttiva nella misura in cui ha per risultato idee che possono avere un’esistenza indipendente dal produttore; cioe’ che nell’intervallo fra produzione e consumo, possono circolare come merci -servizi, libri, quadri, oggetti d’arte in generale, bisogni, desideri, stili di vita, identita’ etc- . Milton, che scrisse il Paradiso Perduto, era per esempio un lavoratore improduttivo; ma lo scrittora che fornisce lavoro di fabbrica al suo editore e’ un lavoratore produttivo. Milton creo’ il suo poema allo stesso modo che il baco genera la seta, cioe’ come estrinsecazione della sua natura; poi vendette per 5 sterline il suo prodotto e cosi’ divenne trafficante in merci. Ma il letterato-proletario di Lipsia che produce libri (per esempio, compendi di economia politica) su comando del proprio editore si avvicina ad essere un lavoratore produttivo nella misura in cui la sua produzione e’ sottoposta al capitale e ha luogo al solo fine di valorizzarlo.

Una prima donna che canta come un uccello e’ una lavoratrice improduttiva; nella misura in cui vende per denaro il suo canto, si trasforma in salariata o trafficante di merci. Ma la stessa cantante che un impresario ingaggia perche’ lei canti e lui ci guadagni sopra, e’ una lavoratrice produttiva, perche’ produce direttamente capitale.

Un insegnante che impartisce lezioni a scolari non e’ un lavoratore produttivo; ma se viene assunto come salariato, insieme ad altri, da un istituto trafficante in sapere, per valorizzare col proprio lavoro il denaro del suo proprietario, e’ un lavoratore produttivo.

5) Per forza-lavoro o capacita’ di lavoro si intende l’insieme delle attitudini fisiche e intellettuali che esistono nella corporeita’, ossia nella personalita’ vivente d’un uomo, e che egli mette in movimento ogni volta che produce valori d’uso di qualsiasi genere.
Il valore della forza-lavoro, come quello di ogni altra merce e’ determinato dal tempo di lavoro necessario alla produzione e, quindi anche alla riproduzione, di questo articolo specifico. In quanto valore, anche la forza-lavoro rappresenta soltanto una quantita’ di lavoro sociale medio oggettivato in essa…la determinazione del valore della forza-lavoro, al contrario per le altre merci, contiene un elemento storico e morale…
Per modificare la natura umana generale in modo da farle raggiungere abilita’ e destrezza in un dato ramo di lavoro (fosse anche solo la produzione di idee), da farla diventare forza-lavoro sviluppata e specifica, c’e’ bisogno di una certa preparazione ed educazione, che costa a sua volta una somma maggiore o minore di equivalenti merci. Le spese di formazione della forza-lavoro differiscono a seconda ch’essa ha carattere piu’ o meno complesso. Queste spese di istruzione, infinitesime per la forza-lavoro ordinaria, entrano dunque nella cerchia dei valori spesi per la produzione della forza-lavoro

Il lavoro, come tale, nella sua esistenza immediata, non puo’ essere concepito direttamente come merce; puo’ esserlo soltanto la forza-lavoro. Il lavoro non ha prezzo; una cosa come il valore del lavoro, nel senso comune della parola, non e’ mai esistita.

5) La societa’ come fabbrica di lavoratori creativi e non…, significa che il rapporto di classe viene prima del rapporto di capitale.
…da una parte la classe, dalla parte opposta la societa’.

"Qui non si parte dalla critica dell’economia politica ma dall’odio di classe contro il mondo della societa’ borghese." (M.Tronti)
 

 

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