fascisti senza fascismo

"il fascismo è la
verità della società moderna, chi non vuol parlare del
capitalismo deve tacere anche sul fascismo”-Max Horkheimer

1)Il
capitalismo negli ultimi decenni ha assunto un nuovo paradigma produttivo e nuovi
modelli di controllo e integrazione sistemica. La modalita’ del dominio sul
lavoro e’ stata ristrutturata divenendo "flessibile", assumendo lo
stato permanente d’insicurezza economica e sociale come strumento principale per opprimere i
lavoratori. 
Ogni volta che un’ordine transitorio del capitalismo si decompone
assieme ai suoi peculiari rapporti di valore per far posto ad un’altro
assetto economico-ideologico la societa’ e gli individui entrano in
fibrillazione e cadono preda di convulsioni "nichiliste". Le
trasformazioni dei paradigmi
produttivi capitalistici disgregano le vecchie sintesi sociali e
culturali, le consolidate forme di vita, e alimentano cosi’ la nascita
di "contromovimenti" che guardano all’indietro a mistiche e mitiche
visioni del mondo. "L’antimodernismo" rituale di queste numerose epoche
di crisi si presenta come un’opposizione non dialettica ad un’ennesimo
presunto "declino della civilta’" prodotto da una  "ricorrente
modernita’".
Il fascismo in questo senso fu anche una rivoluzione immaginaria che
aspirava a ripristinare un "mitico ordine sociale patriarcale" ma, che nella pratica utilizzava le stesse resistenze ai
cambiamenti economico-produttivi per farli accettare o imporli al paese
(vedi la retorica fascista della potenza tecnologica e produttiva in
funzione della "potenza della nazione"). In questo significato il
fascismo resta una tentazione
permanente della politica moderna. Il reupero mitologico della
"Tradizione" in tal senso si presenta come l’illusione ciclica: realizzare
l’utopia impossibile di un capitalismo senza lotta di classe, evitare tutti gli "effetti collaterali" delle forze produttive, la loro
azione disgregatrice sull’ordine e la gerarchia sociale.

2)Ovunque
la societa’ borghese insiste sullo "sforzo di volonta’" anche questi
periodici "contromovimenti"sono ossessionati dalla "potenza della
volonta’"; ovunque il
regime della mercificazione capitalista si appella all’emotivita’ piu’
brutale cosi’ anch’essi invocano le patologie piu’ velenose della psicopatologia quotidiana. L’affinita’
generale tra questi "fascisti senza fascismo" e il sistema che a parole dicono
di voler combattere e’ senz’altro il maggior punto di forza della loro
propaganda.

I loro "programmi" vaghi ed astratti basati su una "religiosita’
politica" edificata sul culto di una "tradizione" inesistente e’
daltronde conciliabile con tutte le tendenze radicalmente inumane del
capitalismo. L’opera di intossicazione psico-ideologica condotta da
questi "contromovimenti" di "fascisti senza fascismo" procede con le
stesse modalita’ degli slogan pubblicitari che affascinano il consumatore avvolgendo le merci di cui fa la reclame con l”ethos del mitico in un
mondo demitologizzato e desacralizzato.

3) Il nuovo fascismo (come quello delle origini), quello dei "fascisti
senza fascismo" e’ una religione politica che si pretende in rapporto
diretto con una "trascendenza spirituale", una concezione del mondo che
afferma la priorita’ della "realta’ metafisica" su quella visibile. La
"tradizione" come principio atemporale viene presentata come unico vero
antitodo alla "decadenza dell’eta’ moderna", cioe’ come rimozione della
lotta di classe dall’orizzonte storico e apologia dell’ordine
gerarchico "naturale e giusto".

Il "modello della tradizione" oggi, come ieri, viene agitato dal
"nuovo" fascismo (ma sarebbe piu’ corretto definirlo
"movimento tradizionalista integralista") "contro le forze oscure della
decadenza
moderna". Il ritorno, la "rivoluzione" nel senso di "riconversione" del
moderno ai "valori spirituali", ai principi e alle gerarchie
"primordiali e perenni" rappresentano per questa "reazione apparente
alla modernita’" la base per "il superamento della
decadenza europea" e per la formazione di una
nuova élite’ che funzioni da argine al "modernismo americanasta". La
"tradizione", con la "T"
maiuscola, viene qualificata come un’essenza metafisica, atemporale,
sovrastorica rispetto alla quale le "tradizioni" non sono che
delle manifestazioni particolari ( la "tradizione" e’ al di là delle
singole espressioni storicamente determinate della vita "spirituale e
iniziatica", dottrine
sacre, simboli, riti ecc. ). Cosi’ esiste un accordo di fondo fra
mondi diversi come l’oriente e l’occidente per quanto riguarda i
"principi immortali" ed e’ solo l’abbandono (il "tradimento della
Tradizione") da parte dell’occidente di quei "valori spirituali perenni
e primordiali" ad aver causato un "conflitto di civilta’".

4)La cosiddetta
"Tradizione
Primordiale" e’ il mitico retaggio religioso, culturale e sociale di
una civilta’ e di un popolo altrettanto mitici gli Iperborei
(vissuti in una fantastica eta’ dell’oro). Una "caduta interiore" o una
"deviazione morale" segnarono la fine del "ciclo dell’eta’
dell’oro" e della loro condizione "semidivina"; l’universo cadde nel
disordine e le civilta’ che si succederono altro non furono che il
risultato di questa corruzione e degenerazione. I "nazionalsocialisti"
 credevano alla leggenda di questa "civilta’ archetipica e
aristocratica" (nordica, ariana) e concepirono la distruzione delle
"razze non ariane" come un tentativo di restaurare "l’eta’ dell’oro",
di "ritornare a Tule" (tule e’ uno dei tanti nomi del paese degli iperborei) e porre fine all’ "età
nera" o "eta’ del ferro"–kali yuga (in questa epoca la
"casta" prevalente e’ quella dei "servi" contro quella aristocratica e
le gerarchie di classe-casta  s’incrinano; s’impone il
materialismo, avanza la desacralizzazione… ecc.)

Il recupero di una "tradizione primordiale" astorica e mitica diviene, per questi "tradizionalisti integrali",
la fonte di un’altrettanto irreale e favolosa antropologia che pone al
suo vertice una razza di uomini "virili", "uomini-dio"(indo-ariani) che, opportunamente
svincolata da limiti angustamente biologici e geografici da’ origine ad
un nuovo concetto di razza, quello di "razza interiore".
I "fascisti senza fascismo" non hanno rinunciato alla mitologia della
razza e del sangue ma, l’hanno riformulata in riferimento ad un supposto
primato della parte spirituale dell’uomo su quella corporea e biologica.
Non e’ che di colpo sono diventati antirazzisti, come vorrebbero farci
credere semplicemente dinnanzi agli "incroci di cui oggi
"pochissime stirpi sono esenti" hanno rivisto la loro concezione di
"meticciato". Questi "incroci", come essi non mancano di narrare, ovviamente, sono stati causati dallo
spirito nomade "di gente desertica non connessa a nessuna
terra, gli Ebrei" che hanno "immesso nei vari popoli – a partire da
quello romano- il virus della snazionalizzazione,
dell’universalismo, dell’internazionalismo della cultura".
La loro incessante opera di corrosione di " tutto quel che
è differenziato, qualitativo, connesso ad un sangue e ad una
tradizione" che, nei "tempi moderni, in sede politica, passò a manifestarsi anche come ideologia demo-massonica
giudaizzante con relativi miti umanitari-sociali ed
internazionalistici” ha provocato esiti e conclusioni paradossali(paradossali per loro): ""una razza può degenerare,
anche
restando biologicamente pura, se la parte interiore e spirituale
è
morta-(come
presso certi tipi nordici attuali)"; puo’ accadere che "ad un
corpo di una data razza siano legati, in un individuo, il carattere e
l’orientamento spirituale propri di un’altra razza"; " il giudaismo si
definisce soprattutto nei termini di una "razza dell’anima" (di una
condotta) unica, osservabile in individui che, dal punto di vista della
razza del corpo, sono assai diversi"…;" le
qualità che dominavano e dominano oggi in diversi tipi di ebrei
sono
evidentissime in tipi ariani, senza che per questi ultimi si possa
invocare come attenuante la minima circostanza ereditaria."

I "fascisti senza fascismo" cosi’ giungono alla conclusione che "per dirsi ariani, nel senso completo della parola" non basta piu’ non avere "la
minima
goccia di sangue ebraico o di una razza di colore" ma  bisogna esaminare "qual è la vera "razza interiore", ossia
l’insieme di qualità che in origine corrispondevano all’ideale
dell’uomo ario."
Il "nuovo concetto di razza" per questi "fascisti senza fascismo"
dipende dunque, innanzitutto "dall’immagine che si ha dell’uomo" che
nella la concezione tradizionale si riconosce come " un essere composto
da tre elementi: il corpo, l’anima e lo
spirito": la "razza pura" secondo questo delirio lucido, si realizza dunque "quando esiste una
perfetta trasparenza e armonia
fra questi tre elementi sotto il dominio, però, dello spirito".
I "fascisti senza fascismo" in sostanza oggi si battono per un "razzismo
integrale", derivato da una concezione "tradizionale" (mitologica)
dell’uomo, contro un "razzismo moderno" frutto di "una
civiltà desacralizzata e materialista" che non "conosce che una
forma biologistica di razzismo".

Il "razzismo integrale" che dipende da una determinata visione antropologica
dell’uomo costituisce il cuore e il centro di una nuova fondazione
della realta’. L’arianesimo assunto come mito universale, non piu’ come una semplice
"tradizione di sangue eletto", permette di giustificare politicamente
l’internazionalismo razzista che caratterizza attualmente i "movimenti
tradizionalisti integralisti".

5) Tra gli ispiratori della "destra integralista tradizionalista" una
posizione di privilegio spetta al barone Giulio Cesare Andrea Evola (la
sua ammirazione per il mondo germanico lo indusse poi a prendere il
nick di Julius). Quest’uomo che postulava la continuita’ fra uomo e Dio
nel senso di "un’identificazione reale" ( l’uomo si fa egli stesso Dio)
in un giorno del 1945 a Vienna con in tasca la convizione di essere protetto dagli dei
si fece una passeggiata durante i bombardamenti che colpirono la
citta’. Scaraventato a terra da uno spostamento d’aria si lesiono’ il
midollo spinale e si procuro’ una paralisi permanente agli arti
inferiori. Gli dei evidentemente si erano distratti o piu’
semplicemente non amavano questo piccolo uomo che voleva giocare a
farsi Dio: come egli stesso ebbe a dire: "forse si tratta di dèi che han fatto pesare un po’
troppo la mano, nel mio scherzare con loro".

Il "barone nero" pur vicino al fascismo e profondo ammiratore del nazismo non
manco’ mai di criticare entrambi questi regimi per la loro
incompleta aderenza ai "valori spirituali della tradizione" e per il
loro scarso radicalismo.
Si attribui la
difesa delle idee fasciste "non in quanto erano
fasciste, ma solo in quanto, rappresentavano, nel fascismo, la
riapparizione di principi della grande tradizione Politica europea di
Destra in genere." Il fascismo secondo il "barone" era meritorio per aver fatto risorgere
gli antichi simboli (l’ascia e l’aquila), il mito "dell’ordine"
(monocrazia, gerarchia, aristocrazia) ma, poi avverte deluso si e’ era
fermato alla propaganda e ridotto ad esere poco piu’ di "un’ideologia moderna".

La "tradizione" del resto per sua intrinseca natura ha un carattere
"apolitico" essendo una "forza spirituale formatrice immutabile" che si
esprime a piacere attraverso una molteplicità di forme politiche e ideologiche.
L’intervento attivo nella vita politica dei "militi della tradizione" pertanto si attua sempre
nell’indifferenza alle forme contingenti dell’agire e ovunque in
riferimento a "concetti trascendenti la situazione
storica esistente”. Per essi la "rinascita della Tradizione" puo’ avvenire sempre e solo
dopo la distruzione del "mondo borghese" (ovvero della liberta’ e dei movimenti proletari) e pertanto ci si puo’ anche,
legitimmamente, adoperare per accellerare questo processo di
dissoluzione (magari con le stragi e gli omicidi?).

I "fascisti senza
fascismo" si richiamano a "principi superiori al piano politico",
ma che se "applicati sul piano politico possono dar luogo
ad un ordine
di differenziazioni qualitative, quindi di gerarchia, quindi anche di
autorità e di Imperium nel senso più ampio." Nella misura
in cui il fascismo, il liberalismo, l’anarchismo, il comunismo, la
teocrazia religiosa, il nazionalsocialismo segue e difende tali
"principi", in
questa stessa misura essi possono considerarsi fascisti, liberali,
anarchici, comunisti, religiosi, nazionalsocialisti.

Questi signori e’ chiaro, sono affetti da un congenito impulso alla
trascendenza, alle vecchie certezze della "Tradizione" (fabbricata a
soggetto) che si puo’ incarnare in qualsiasi ideologia purche’ contenga
in se’ anche solo parzialmente i "principi perenni", o che in qualche modo si riannodi a
qualcosa di superiore ed eterno.

In tempi di decomposizione di uno dei tanti paradigmi transitori del
capitalismo, secondo lotro, bisogna attaccarsi "all’immutabile fondamento", adottare la
parola d’ordine della "Tradizione", studiare per essa "forme adatte
alle nuove circostanze", nuove incarnazioni storiche e con
esse imporsi, "tanto che una immateriale continuità sia
ristabilita e
mantenuta".


La “tradizione sacrale derivata
dalla tradizione primordiale” e’ una forza, teorizzano questi "iniziati del buio", che puo’ formare e
animare differenti forme politiche e sociali. Queste "formazioni" si distinguono per l’essere caratterizzati dalla
presenza nel suo seno di "esseri, i quali per via di una superiorità
innata o acquisita rispetto alla semplice condizione umana" incarnino
la presenza viva ed efficace della "Tradizione" sul piano dell’ordine
temporale.

Non importa "il segno politico" ne’ "l’ordine fenomenico della gerarchia" per loro si puo’ "partecipare" e "aderire" purche’ queste "geometrie sociali" riconoscano il diritto di
predominare nella vita ai valori della gerarchia, dei rapporti di comando e di obbedienza,
di coraggio, ai "sentimenti di onore e fedeltà, forme specifiche di
attiva impersonalità capaci di svilupparsi fino al sacrificio
anonimo, relazioni chiare a aperte da uomo a uomo, da camerata a
camerata,da capo a seguace" 

6)Oggi
in italia non siamo cosi’
lontani da una situazione economica e culturale che favorisce il
ripresentarsi del fascismo nella forma che Mussolini promosse e
divulgo’ prima della presa del potere. Ci avviamo verso "un imminente
inverno dello spirito" dove nessuno comprende piu’ il suo passato,
cioe’ non controlla il suo presente e si lascia espropriare della sua
vita.

Quando si finisce a vivere come mosche dentro un bicchiere non si
riesce piu’ a combattere nessuna battaglia contro il potere, per la propria liberta’.
 

7)L’italia e’ un paese che non ha mai fatto i conti con il suo passato
fascista. Il 22 giugno 1946, pochi giorni dopo la nascita della
Repubblica, fu varato un provvedimento di amnistia che doveva
pacificare il paese e invece si tradusse nella liberazione di migliaia di
fascisti, compresi i peggiori criminali. Palmiro Togliatti, il partico
comunista italiano, acconsentirono alla liberazione di 
collaborazionisti delle SS, stragisti, torturatori di partigiani,
persecutori di ebrei e all’insabbiamento di molti procedimenti per
crimini di guerra nazifascisti e i italiani nella guerra d’Africa
e nei paesi occupati. Garantendo l’impunita’ ai funzionari di stato di
ogni ordine e
grado che aderirono al fascismo non venne mai meno la continuita’ con
il ventennio. Presto gli ex-repubblichini ben addestrati alla lotta antipartigiana e
pronti ad azioni eversive si trasformarono in
una massa di manovra in funzione anticomunista al servizio dei
servizi segreti alleati anglo-americani e
della «dottrina Truman», che poneva la
lotta al comunismo al
centro della strategia dei paesi occidentali.
In preda ad un’evasione angosciosa dal proprio vergognoso passato la
maggioranza del paese si e’ dato all’esercizio della metafisica per far
svanire tutte le sue responsabilita’ concrete.

A proposito dell’amnistia profeticamente cosi si espresse Sandro
Pertini:
"(…)Attraverso queste maglie del decreto di amnistia noi abbiamo
visto uscire non soltanto coloro che dell’amnistia
erano meritevoli, cioè coloro che avevano commesso reati
politici di
lieve importanza, ma anche gerarchi: Sansonelli, Suvich, Pala; abbiamo
visto uscire propagandisti e giornalisti che si chiamano Giovanni
Ansaldo, Spampanato, Amicucci, Concetto Pettinato, Gray. Costoro, per
noi, sono più responsabili di quei giovani che, cresciuti e
nati nel
clima politico pestifero creato da questi propagandisti, si sono
arruolati nelle brigate nere ed in lotta aperta hanno affrontato i
partigiani e ne hanno anche uccisi (…) Attraverso queste maglie
abbiamo visto uscire coloro che hanno incendiato villaggi con i
tedeschi, che hanno violentato donne colpevoli solo di aver assistito i
partigiani (…) Abbiamo visto uscire una parte della banda Kock, la
Marchi, la Rivera, Bernasconi (…) Ricordiamo che l’epurazione
è
mancata: si disse che si doveva colpire in alto e non in basso, ma
praticamente non si è colpito né in alto
né in basso. Vediamo ora lo
spettacolo di questa amnistia
che raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata:
pensiamo, quindi, che verrà giorno in cui dovremo
vergognarci di aver
combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere
stati in
carcere ed al confino per questo. (…)". (Sandro Pertini –
intervento all’Assemblea Costituente all’indomani dell’amnistia ai
fascisti avvenuta il 22 giugno 1946).

<<La "defascistizzazione" come resa dei conti definitva con la
dittatura e degli italiani con le proprie responsabilita’ morali ed
etiche falli’ completamente in ragione di
equilibri politici, della continuita’ dello Stato e dell’anticomunismo.
Il risultato e’ che oggi e’ venuto il giorno in cui dobbiamo "vergognarci di aver
combattuto contro il fascismo" e sentirci in  "colpa essere
stati in
carcere ed al confino per questo". Come ha ben scritto lo storico F. Germinaro: <<La purga che
reclama la "verità storica" apporta nei testi scolastici
modifiche di questo tono: fra i padri della patria via Ferruccio Parri
dentro Anfuso, frequentatore dell’entourage di Goebbels; alle
ricostruzioni storiche di Guazza e Pavone si preferiscono quelle di
Pisanò; al socialismo liberale di Bobbio il reazionarismo di
Evola; al depravato Moravia il collaborazionista Brasillach. Ecco il
tenore dei nuovi testi che piacciono alla destra, Colombo e Feltri:
"… gli italiani sono brava gente, lo erano anche negli anni
Venti e dintorni. Favorirono l’ascesa di Mussolini, un ragazzo
che ci sapeva fare, e voleva ripristinare un po’ d’ordine
nel paese scosso dagli scioperi…". Mussolini è
rappresentato "come l’onesto e laborioso padre di famiglia
impegnato a ricondurre a ragione il figlio ribelle, il movimento
socialista".

L’operazione è un’astuta e spericolata
"defascistizzazione" del fascismo anch’essa figlia del negazionismo:
si nega che siano esistite ideologia, cultura, violenza, classe
dirigente, totalitarismo e persino Regime fascisti.

Negando, nascondendo e rimuovendo si propone di
celebrare in contemporanea le figure di Matteotti e Gentile. Una
volta rimescolate e confuse le acque chi potrà contraddire?>>

8) Ad uno sguardo superficiale potrebbero sembrare
degli innocui appassionati di leggende nordiche o al piu’ degli strani
personaggi, forse degli imbroglioni o dei cialtroni che si credono
degli iniziati in possesso di un sapere esoterico ma, non e’ cosi’, non
sono delle figure da macchietta. E bene lo sanno le vittime delle
dittature dell’america latina (cile, bolivia, paraguay…argentina) e
di quell’infame manovrare, uccidere e reprimere dello Stato italiano
che un’eufemismo storiografico qualifica come "strategia della
tensione". Oggi, a distanza di decenni queste maschere tragiche sono
tornate ad agitare i deliri  piu’ oscuri  e velenosi di
questo paese in preda ad una nevrosi ipocondriaca. Si sono ripresentati
sul palcoscenico con la stessa faccia da culo che li ha contraddistinti
nel passato recente e sono venuti per giocare a fare le vittime,
rivendicarsi  un’anima rispettabile e una moralita’ politica che
non hanno mai posseduto. Il loro obiettivo e ripulire la faccia
degenerata della "destra tradizionalista integralista" italiana per
 riguadagnarsi un nuovo ruolo da servi, benche’ rancorosi,
dell’ordine borghese. Sanno bene come muoversi nel buio, suggestionare
dei ragazzini e indurli all’omicidio, al fanatismo squadrista e alla
guerra fra poveri e poi come sempre, una volta conquistato il monopolio
della violenza di strada strisceranno fino al ministero degli interni
per offrirla allo Stato, il loro idolo (adesso la chiamano comunita’
nazionale) e al loro delirio di di liberta’ da supposti
"superuomini".  Sembrano usciti dal pennello di Georg Grosz,
caricature grottesche figure emblematiche di una societa’ borghese in
putrefazione eppure non sono stati accolti con disprezzo, anzi, hanno
trovato persino gente, che si aspacciava di
sinistra-comunista-rivoluzionaria e bla’ bla’ bla’, pronta a farsi
plagiare, felice  finalmente di poter sfogare il proprio
autoritarismo represso e frustrato a mezzo di interposte dottrine.

Come il dittatore fascista Mussolini, anime prive di
qualsiasi traccia di etica e di umanita’, i "fascisti senza fascismo"
non si fanno problemi ad essere un giorno aristocratici e un’altro
democratici; un giorno conservatori e l’altro progressisti; una mattina
reazionari e la sera rivoluzionari; a colazione legalisti e a cena
illegalisti, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo e di
ambiente per la propria personale inesauribile "volonta’ di potenza",
narcisismo estremo che legittima spietate gerarchie sociali.

Non sono una "casta di guerrieri" ma uomini
banali, normali, normalizzati fino all’inumanita’ che in
questi anni hanno intessuto una fitta trama di distorsione dei fatti
malvagi che li riguardavano e che si sono applicati ad un fitto e
intenso lavoro di distruzione e cancellazione delle prove delle loro
colpe. Daltronde si credono onnipotenti, fanno ogni giorno guerra alla
verita’.

9) Rimozione e occultamento questa e’ la loro vera parola d’ordine: via
i riferimenti piu’spegevoli e ignobili della storia fascista e nazista;
liquidare tutte le parole che fanno riferimento esplicito a quella
congrega di vili assassini e torturatori pagati dal terzo Reich
conosciuta col nome di Repubblica di Salo’; niente piu’ camice nere ma
completi in gessato blu’ senza gravatta per fare piu’ casual. Questa
operazione di travestimento nel gergo dei "fascisti senza fascismo" si
dice: superamento dell’area neo fascista. Il carnevale ha lo scopo
 di creare le condizioni  per "costruire una progettualita’
politica che li rigetti nella storia di oggi" per conquistarsi
un’avvenire. Per non rischiare di farsi rivomitare dalla storia a calci
nel culo questi signori in intimo nero sono costretti a fare i salti
mortali a sostenere immaginarie non-coincidenze tra "area
storica"(neofascista-neonazista) e "area politica" ( gli affiliati del
giorno, il contesto in cui si muovono).
Da esperti cavalcatori di tigri di carta si sono impegnati nella
costruzione di una rete di rapporti personali con "uomini" capaci di
elaborare "tematiche politiche che siano parte integrante di un
progetto politico
in prospettiva".
Quella strana divergenza tra "area storica e area politica" non
rappresenta il segno di una ritirata dall’attivismo politico ma
semplicemente un cambiamento di tattica: "superare lo spazio
politico" attualmente considerato di destra per poter creare
"progetto politico di prospettiva: un "punto di
riferimento di tutti i settori di crisi che esistono, nelle varie aree
politiche presenti nel Paese." In questo senso considerano al momento negativa la costruzione di un "movimento politico".

 Il crollo dei sistemi politici consolidati,
la crisi della rappresentanza, del welfare state, della forma-partito e
più in generale della mediazione politica tradizionale apre loro
degli ambiti di una possibile egemonia prima culturale e poi politica.
Questo e’ il motivo per cui chiacchierano tanto di superamento di
categorie politiche come destra/sinistra, fascismo/antifascismo e
strombazzano di "terze vie interclassiste", "neocomunitariste". Come ha
scritto il
Sub comandante Marcos: "Nella complicata geometria politica
europea, la cosiddetta "terza via" non solo è risultata
letale per la sinistra, ma è stata anche la rampa di lancio del
neofascismo".

I fascisti mutanti proclamano di aver messo mano ad una "lotta di
liberazione dall’occupazione mondialista", ad un "Fronte di tutti gli
italiani,
qualunque sia
stato il loro passato politico" per…, per abbattere il capitalismo?
Neanche per sogno! da buoni servitori dei padroni del vapore stanno
edificando tutto questo fronte trasversale per vincere le sfide del
secolo?: "il lavoro e l’identita’ nazionale"…ovvero, la tirannia
patriarcale, il culto del capo, il disprezzo delle donne, la
devastazione delle nazioni, lo stupro, la violenza e l’oppressione,
l’imperativo della sopravvivenza e della funeraria etica del lavoro.
E cosi’ (ma davvero non si capisce che sono fascisti?) bisogna edificare  "movimenti
di liberazione
sociale ed etno-culturale del Popolo italiano e dei Popoli europei"
(nella previsione della loro autodeterminazione in un quadro unitario
di
un’Europa che geopoliticamente si estende (Progetto Eurasia) da
Lisbona a Vladivostok.), per liberarsi "dalle logiche del Mercato
Unico Globale che manovra la disperazione e la miseria" e per fare che?
Farsi sequestrare la propria esperienza e la propria vita dal lavoro e
dalla "nazione"? Dobbiamo lottare per consegnarci ad un branco di lupi
autoctoni che modereranno, forse-veramente?, la loro sete di denaro in
ossequio agli interessi superiori della "identita nazionale"?
Un "lavoro a vita"? le parate? No grazie!!! Il diritto al lavoro è il
diritto alla miseria. Esso e’ la miglior polizia dello Stato borghese.

Gli strumenti di questo mirabile progetto di liberazione, cioe’ di
scambio di padroni, non e’ appunto, un "movimento politico" ma uno
specchietto per le allodole, dei  "laboratori politici" di
"comunicazione dinamica e
d’intervento sociale sul territorio" che…, e che ve lo dico a
fa’!…, sono "al di là della destra e
della sinistra".
Le categorie politiche di destra/sinistra, dopo averci sguazzato dentro
a suon di bombe e vili aggressioni, per i "fascisti senza fascismo"
sono diventate inutili per definire i "termini epocali dello scontro",
sic! Tradotto in concetti meno ermetici e cifrati significa che la
lotta di classe non s’ha da fare che al conflitto sociale bisogna
sostituire la resistenza di "idee forza", che al "dominio mondialista"
bisogna sostituire il comando della "comunita’ nazionale"…, di
caserma in caserma, di prigione in prigione, di sfruttamento in
sfruttamento si deve rinunciare ad ogni ostilita’ verso il capitale e
accontentarsi di drogarsi con "l’identita’", "il popolo", "l’idea-nord"
e "l’idea-sud", "la comunita’"(il nazionalismo rivisto e corretto).
Il profitto non va’ minacciato ci si deve appagare di qualche sottile correttivo "comunitario" della schiavitu’.

10) Non contro la "modernita’" ma contro il proletariato, la giustizia
sociale, l’uguaglianza comunista, la lotta contro la proprieta’ privata
si scaglia questa gente che cammina in avanti con la testa girata
all’indietro.
"Tradizione", ideologia
conservatrice, nazionalismo, mitologia
religiosa, islamismo radicale, fondamentalismo cristiano
tutti uniti vogliono instaurare regimi autoritari patriarcali,
abolire il femminismo con la violenza sulle donne, la liberta’
individuale con la subordinazione e la sottomissione dei singoli alla
"comunita’" o a qualche presunto bene superiore o trascendenza mitica,
discriminare gli omosessuali e quando e’ possibile giustiziare i
dissidenti di qualsiasi genere e ordine, sanzionare con la legge e la
polizia la loro "metafisica".
Paranoia autoritaria reattiva o resistenza passiva-autodistruttiva; il
contagio si diffonde per la necessita di garantire l’ordine
capitalistico: manipolare la paura per massimizzare il comando. I
leader mistici di ogni parte politica e religiosa sono tutti d’accordo
sul fatto che le masse debbano scannarsi fra di loro perche’ questo li
favorisce e dopotutto i massacri sono un business. Il malcontento sale
con l’ansia e lo smarrimento e cosi’ la produzione di sacre reliquie,
bandiere, martiri, il culto della morte, le spiegazioni banali di
fenomeni complessi e l’utilizzo di armi di distrazione di massa.

Il marketing della rabbia e della miseria sa’ bene che la gente ha
bisogno di risposte, di significati e di scopi e che questo bisogno si
puo’ controllare e manipolare per sostenere le macellerie sparse in
giro per il pianeta. Per parafrasare H. Marcuse ormai siamo finiti
dentro una societa’ dove e’ ritenuto osceno e immorale una donna nuda
che si mostra in pubblico o chi ha comportamenti sessuali non conformi
mentre e’  ritenuto altamente morale un generale che mostra
sull’uniforme le medaglie guadagnate in una guerra di aggressione con
omicidi di massa e torture o che gli alti prelati della chiesa, di
tutte le chiese, dichiarino la guerra un "male necessario" per
difendere la pace.

Fondamentalismo religioso, etnocentrismo e pregiudizi contro le
minoranze etniche e razziali, le donne e gli omosessuali, prigioni e
castighi esemplari, tutto e’ socialmente terapeutico sotto il segno
della produttivita’ capitalistica, dalle nuove chiese alle nuove false
speranze in favore delle classi dominanti.

 

Questa voce รจ stata pubblicata in Generale. Contrassegna il permalink.