Bologna 2 agosto. Stragi: molti esecutori, i fascisti, un solo mandante, lo Stato

2agosto

"Nel 1990 l’allora Presidente della Repubblica Francesco
Cossiga (sempre
molto presente in tutta questa vicenda), chiese formalmente che si
cancellassero dalla lapide le parole “strage
fascista”. Qualcuno,
sempre di AN, propose anche di far ripartire l’orologio della
stazione
fermo alle 10.25, l’ora dello scoppio della bomba. Traeva in
inganno i
viaggiatori. Palese il tentativo di ridurre questa strage ad uno dei
tanti misteri di cui è disseminata la vita della Repubblica.
Il
fatto è che in Italia, questo il cuore del problema, si
è combattuta
per decenni una guerra a “bassa
intensità” in nome
dell’”occidente”
contro il “pericolo comunista”, fatta di azioni
coperte, terroristiche
e illegali, guidate e condotte da interi scomparti dello Stato. Si
è
per questa via più volte giunti alle soglie di avanzati e
concreti
progetti eversivi. La strage di Bologna, molti lo dimenticano, fu uno
di questi capitoli, a lungo preparata. Almeno due i tentativi che la
precedettero: il 20 maggio a Roma, dove un’autobomba
destinata fare
strage ad un raduno nazionale di alpini non esplose per cause fortuite,
e il 30 luglio a Milano. Qui invece 14 chilogrammi di tritolo furono
fatti saltare davanti Palazzo Marino, in pieno centro, al termine di un
Consiglio Comunale.
E’ una parte della storia di questo paese. Le
destre temono l’emergere di loro complicità e
legami. Per questo si
scagliano contro alcuni brandelli di verità giudiziaria.
D’altro canto,
nessun democratico può accontentarsi. La storia, con tutta
evidenza, ci
dice del groviglio criminale ed eversivo, cresciuto dentro lo Stato,
che ha certamente protetto gli esecutori. Non furono solo i NAR di
Valerio Fioravanti e Francesca Mambro i responsabili della strage.
Anche per questo la battaglia dei familiari delle vittime per la
verità
continua ad essere la nostra." ( Saverio
Ferrari
)

Il 23 giugno 1980 a Roma, in viale Iorio ad una fermata dell’autobus
alle 8.05, i neofascisti Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini dei Nar
(nuclei armati rivoluzionari) assassinano il giudice Mario
Amato. Il magistrato arrivato alla procura della repubblica
nel 1977  aveva ereditato i fascicoli del giudice Vittorio
Occorsio (ucciso il 10 luglio 1976 dal neofascista Pierluigi
Concutelli) che si occupava di terrorismo nero.

Mario Amato, il 13 giugno del 1980  davanti al consiglio
superiore della magistratura, afferma a riguardo delle sue indagini sul
terrorismo di destra: «attraverso i parziali successi delle
indagini su singoli episodi terroristici sto arrivando alla visione di
una verità d’assieme, coinvolgente responsabilità
ben più gravi di quelle stesse degli esecutori materiali
degli atti criminosi».

Nel volantino di rivendicazione, scritto da Mambro e Fioravanti, si
legge: << Oggi 23 giugno 1980 alle 8,05,abbiamo eseguito
la sentenza di morte emanata contro il sostituto procuratore Mario
Amato per le cui mani passavano tutti i processi a carico dei camerati.
Oggi, egli ha chiuso la sua squallida esistenza imbottito dal piombo.
Altri ancora pagheranno. La vendetta è sacra. Troppo spesso
ci si nasconde dietro frasi come ‘ non abbiamo le armi’ o ‘non abbiamo
i soldi ‘. Soldi e armi sono per le strade e basta anche un coltello
per cominciare. Non c’è bisogno né di covi
né di grandi organizzazioni. Tre camerati fidati e buona
volontà bastano. E se tre non ce ne sono ne bastano due e
non ci dite che non ci sono due camerati fidati>>

<<22 febbraio 1980. I Nar entrano nell’abitazione di un
giovane militante di Autonomia Operaia, Valerio Verbano,
legano e imbavagliano i suoi genitori, lo attendono e lo uccidono. La
madre Rina ricostrusice così l’omicidio di suo figlio.

Valerio Verbano scheda a uno a uno tutti i militanti dell’estrema
destra romana, le attività dei Nuclei Armati Rivoluzionari e
di Terza Posizione. Raccoglie in pochi mesi informazioni riservate che
scrive in un dossier fitto di nomi. I killer dei Nar li pedina anche di
sera, li fotografa da mesi. Si apposta davanti ai loro bar, segue gli
spostamenti, annota i contatti. In quelle carte vengono indicate anche
rapine di autofinanziamento, azioni davanti alle scuole, nelle sedi dei
partiti, raccolte biografie sui personaggi, cenni sulla nascita dei
gruppi di quartiere, sui dissidenti di Terza Posizione.
Il giudice istruttore di Roma Claudio D’Angelo trasmette una copia del
materiale raccolto a casa di Verbano al magistrato romano Mario Amato
che indaga sulle attività della destra radicale
romana.>>

Mario Amato parla spesso della sua convinzione che l’organizzazione
fascista Ordine Nuovo, si sia ricostituita sotto altro
nome, dopo lo scioglimento ufficiale decretato dal ministero
dell’Interno anni prima.
"Ma chi
sono i nuovi neri?
"- si chiede spesso Mario Amato:
"Il vertice dell’organizzazione pesca nell’ambiente
dei giovanissimi, appartenenti alla media e all’alta borghesia, figli
di professionisti. Vengono da famiglie per bene. Insomma tra loro
potrebbe esserci anche mio figlio".

<<I Nuclei Armati Rivoluzionari sono formati da giovani
militanti usciti dal Fuan, l’organizazione giovanile universitaria del
Movimento Sociale Italiana. Sono in gran parte figli della borghesia
romana. I leader più importanti frequentano la sede del Fuan
di via Siena: Giuseppe Valerio (detto "Giusva") Fioravanti, Cristiano
Fioravanti, Alessandro Alibrandi, Francesca Mambro, Dario Pedretti,
Franco Anselmi. A loro si aggiungono il milanese Gilberto Cavallini,
personaggi più vicini alla criminalità
organizzata, la Banda della Magliana, come Massimo Carminati e Claudio
Bracci, ragazzi provenienti dal gruppo di destra Terza Posizione come
Luigi Ciavardini e Giorgio Vale.>>

Il superiore di Mario Amato era allora Giovanni De
Matteo sospettato di collusione con i fratelli Caltagirone e con Licio
Gelli.
De Matteo per tutta l’inchiesta non gli fornì la minima
collaborazione.
Fu Amato a scoprire il clamoroso "protocollo 7125, n°21950"
datato 27
agosto 1976, un incartamento dei servizi segreti che rivelava la
riorganizzazione del gruppo fascista chiamato Ordine Nuovo, messo al
bando nel 1973.
Il 13 ottobre del ’77, il Procuratore Capo di Roma, Giovanni
de Matteo,
al Tg1 dichiara: «Io penso di concentrare tutti gli altri
episodi
presso due sostituti ed eventualmente anche presso un terzo sostituito.
Ognuno segue un certo filone, un certo settore e tutti quanti poi
confluiranno». Ma in realta’ i Sostituti Procuratori promessi
per
affiancare Amato non arriveranno mai. Nei tre anni successivi, infatti,
rimane l’unico magistrato a Roma a indagare sul terrorismo
nero. Cosi’
come era rimasto solo anche il suo “predecessore”
Vittorio Occorsio,
ucciso da Ordine Nuovo nel ‘76 .

Amato e’ convinto che tutti gruppi dell’eversione nera
obbediscano a un’unica regia: «Qui a Roma si
cercano i famosi NAR, che hanno rivendicato
numerosi omicidi e attentati, e che ora sono divenuti ancora piu’
virulenti. Recentemente sono state arrestate persone trovate in
possesso di pistole e bombe a mano. Esaminando il fascicolo rilevai,
utilizzando i miei appunti personali, ma anche un po’ di
schedario, che
le bombe a mano trovate a dette persone avevano lo stesso numero di
altre bombe a mano usate da altri, come quelle usate
nell’attentato dei
NAR alla sede del PCI, in cui rimasero ferite 22 persone. È
evidente
che non puo’ essere una coincidenza. Resta il fatto che tale elemento
l’ho evidenziato io in base a una serie di appunti che mi
sono andato
formando nel corso della mia attivita’, mentre nel rapporto della Digos
non era indicato. Lavorare in tal modo e’ inconcepibile, siamo in
pratica alle soglie della guerra civile e ci troviamo ancora in queste
condizioni». (davanti al CSM, il 15 marzo
dell’80)

<<Amato
intanto, viene isolato
sempre di piu’ anche perche’ rifiuta,
per
non mischiare lavoro e amicizie, gli inviti a feste organizzate
all’interno dell’ambiente giudiziario, tra cui
quella dell’illustre
psichiatra Aldo Semerari. Semerari e’ professore di Psichiatria
forense, membro della P2 e collaboratore del SISMI, che ha tra i suoi
pazienti esponenti della banda della Magliana e della Nuova Camorra
Organizzata di Raffaele Cutolo. Inoltre riceve pressioni dal Giudice
Istruttore Antonio Alibrandi, padre di Alessandro. Infatti il
magistrato Paolo Cemmi’ ricorda che Alibrandi “gli aveva
tolto il
saluto fino a fargli capire che riteneva che Mario fosse fazioso nelle
sue indagini”. A confermarlo e’ il magistrato Pietro
Giordano: «Erano
anni che lo attaccava dandogli del visionario e ricordo un episodio
quasi comico; gli disse: “Ma io ti faccio
arrestare!”. Si era arrivati
persino a queste parole». Di fronte a testimoni, inoltre
Alibrandi
avvisera’ Amato di stare “attento, perche’ questi
sparano”. E per
questi, naturalmente, intendeva i NAR, di cui suo figlio faceva
parte.>>

Srice Saverio Ferrari: <<Settori della destra eversiva,
in quegli anni, teorizzavano ancora le stragi, in una sorta di
continuità fra vecchi e nuovi gruppi terroristici.
Il terrorismo, sia indiscriminato che contro obiettivi ben
individuati, e il suo potenziale ( è stato definito
l’aereo di bombardamento del popolo ) può essere
indicato per scatenare l’offensiva contro le forze del
regime…poche decine di militanti, sparsi in piccoli gruppi,
possono veramente imporre una svolta decisiva alla lotta
rivoluzionaria” Così scriveva Mario Tuti ancora
nel giugno del 1979 insieme a Nico Azzi , Francesco De Min, Marzorati
ed altri, in un documento fatto poi ritrovare alla fine di agosto del
1980 in una cabina telefonica , proprio a Bologna. Quasi una
rivendicazione.

Tuti animava a quel tempo, insieme a Franco Freda, il bollettino dei
detenuti dell’estrema destra. “Quex”,
questa la testata ( ispirata ad un personaggio della mitologia nazista
che incarnava la purezza ariana ), divenne in quegli anni
l’organo di esaltazione delle gesta dei NAR. Dietro le nuove
generazioni terroristiche riaffiorava la vecchia linea della
“guerra civile” tesa a forzare apparati e settori
statali. Una
parte della verità
>>

Terza Posizione.
Scrive Gianni
Flamini
: Francesco Mangiameli, Roberto Fiore,
Gabriele Adinolfi (…) stavano fondando una nuova organizzazione e
dando alle stampe un giornale. Si sarebbero chiamati entrambi
“Terza posizione”. Era il 1979, e Flaminicita un
brano dei loro scritti: “Terza posizione rimuove le stagnanti
acque della rassegnazione e si manifesta come polo per tutti coloro che
vogliono disegnare con noi il futuro del nostro sistema. Dobbiamo
considerarci naturali alleati dell’Islam, a cui non
può non andare la nostra stima (…)  Su legami tra
Terza posizione ed i terroristi dei NAR indagò
all’epoca il giudice Mario Amato, che nelle sue
indagini comincia a tracciare un percorso da seguire:
Nar,Magliana,apparati dello Stato. E’
ancora all’inizio della sua indagine. Non sa degli elenchi
della P2.

Il paese e’ attraversato da forti contrasti sociali, da una grave crisi
economica: Il 2
agosto 1980
, alle ore 10,25, una bomba (5 chili di tritolo e
T4(1), esplosivo
di fabbricazione militare
detto Compound B, e 18 kg di
nitroglicerina per uso civile) esplode nella sala d’aspetto di seconda
classe della stazione di Bologna:
85 morti e 200 feriti. Per la
Giustizia i colpevoli
sono Fioravanti, Mambro e Ciavardini.
Nei primi momenti dopo la strage con insistenza si riferi di
un’esplosione accidentale di una caldaia malfunzionante. Poi, che la
bomba fosse esplosa accidentalmente…Nel corso degli anni vennero
tirate in ballo la pista francese, palestinese, tedesca, libica…Del
reato di depistaggio in relazione alla strage di Bologna sono stati
ritenuti colpevoli e condannati (calunnia pluriaggravata’)
Licio Gelli,
Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte. Nel
2000 a questi si aggiungono Massimo Carminati (estemista di destra),
Federigo Mannucci Benincasa (ex-direttore del SISMI fiorentino) e Ivano
Bongiovanni (criminale comune). I primi quattro in particolare sono
ritenuti membri della P2 (Propaganda 2, una loggia massonica segreta,
di cui facevano parte esponenti del mondo politico, militare,
economico, giornalistico, e dei servizi segreti), di cui Licio Gelli
era il capo, e a cui Musumeci e Belmonte, alti funzionari del SISMI,
erano sicuramente affiliati. Depistaggi
, menzogne, "segreti di stato"… P2, vertici dei servizi segreti
deviati, estrema destra…

La conclusione del processo
per la strage
di Bologna afferma sostanzialmente che: a
portare la valigia con la bomba sono stati due neofascisti dei
Nar -Fioravanti e la Mambro-; che il movente della strage e’ da
ricercarsi nella strategia dei Nar per imporre la loro egemonia sulla
galassia dei gruppi neofascisti.
Le prove dell’accusa si fondano in gran parte sulla testimonianza di un falsario legato
alla banda della Magliana: Massimo Sparti.

Arrestato il 9 aprile del 1981 due giorni dopo Sparti si pente e
dichiara che il 4 agosto 1980, due giorni dopo la strage di Bologna,
Valerio
Fioravanti si sarebbe recato con lui dal falsario Fausto de Vecchi,
dove avrebbe commentato i fatti di Bologna
con la frase: “Hai visto che botto”…Sparti
inoltre afferma di aver saputo che Fioravanti e Mambro erano stati presenti, in abiti tirolesi, a Bologna alla stazione, il
giorno dell’ esplosione.

Di sicuro il 2 agosto alla stazione di Bologna
era presente Sergio Picciafuoco, un personaggio della malavita
probabilmente in contatto coi Nar: prima accusato di essere
uno dei responsabili della strage alla stazione viene poi assolto "per non aver commesso il fatto" dalla prima
sezione della
Corte d’ assise d’ appello di Firenze (1996-sentenza confermata dalla
cassazione 1997). 

Tra depistaggi e menzogne di Stato il processo agli esponenti dei Nar per la strage di Bologna si e’ ritrovato a ruotare il impianto accusatorio sulle parole di un pentito della banda della Magliana. E’ vero che la storia non si scrive nelle aule dei tribunali ma a volte quello che accade o non accade al loro interno permette a certi personaggi di dubbia onesta’ intellettuale e politica di imbastire speculazioni nel tentativo di riscrivere ad uso e consumo del potere politico attuale la storia dello stragismo in questo paese. A partire dalle parzialita’ e incompletezza della verita’ processuale sulla strage di Bologna la destra ha imbastito una vasta operazione di revisionismo culturale e politico teso a legittimare, ripulendo la sua storia dall’infamia delle stragi, il suo attuale potere istituzionale.

Resta di fatto che una simile operazione e’ resa possibile nessuna luce viene fatta sui mandanti
politici.

Che Valerio Fioravanti e Francesca Mambro continuino
a dichiararsi innocenti non costituisce daltronde una contro-prova
d’innocenza, come sostenuto da molte parti:-non avrebbero motivo di
tacere ecc.-, perche’ per questo esiste una spiegazione piuttosto
convincente fornita da Cristiano Fioravanti (fratello di Valerio, ex
militante dei Nar e collaboratore di giustizia): tra i motivi della sua
scelta di collaborare con la giustizia egli annovera il tentativo di
"far comprendere a Valerio (Fioravanti) che era giunto anche
per lui il momento di chiarire le sue responsabilità […]
Mi rendo
conto, però, che per lui è impossibile compiere
questo sforzo di
autocritica, anche perché ciò significherebbe
ammettere di essere
stato strumentalizzato da altri e, cioè, da quei poteri
occulti che noi
abbiamo sempre combattuto, e ciò egli non lo farà
mai."

Ricordiamo che per la sua "collaborazione" con lo Stato Cristiano
Fioravanti tra le tante ricompense ricevute contera’ anche l’archiviazione della
sua posizione nell’omicidio di Walter
Rossi
.
In un verbale di interrogatorio reso il 13 aprile ’81 lo
stesso
C. Fioravanti aveva testualmente dichiarato: «Ero anch’ io
armato di una
pistola 7.65.

L’ arma non funzionava perché dell’
anteguerra. Fu per
questo che non partecipai allo scontro ma rimasi lontano mentre
Alibrandi si presentò di corsa con la sua calibro 9 che,
credo, sparò
alcuni colpi. Non so dire, però, se fu lui a colpire. Non
vidi bene
neppure la scena»
In una dichiarazione resa dal fratello, non pentito,
Valerio durante il processo per la strage di Bologna si afferma:
«A sparare erano
stati Cristiano ed Alessandro Alibrandi. Questo lo ha raccontato
Cristiano. La pistola era una e se la passavano l’ un l’ altro ed
è
finita che Cristiano è riuscito ad attribuire il colpo
mortale ad
Alessandro».

(«Non ammazzò Walter Rossi» Non
è stato Cristiano Fioravanti ad uccidere il 30 settembre del
‘ 77 in viale delle Medaglie d’ Oro il militante di Lotta Continua
Walter Rossi.
Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari del Tribunale
dei minori Maria Teresa Spagnoletti che ha prosciolto l’ ex terrorista
di estrema destra poi pentitosi (all’ epoca del delitto aveva 17 anni)
«per non aver commesso il fatto»: il pubblico
ministero Massimo Floquet
aveva chiesto il rinvio a giudizio di Fioravanti per concorso in
omicidio volontario aggravato.-2001)

La strage di Bologna resta non solo senza mandanti ma anche senza
memoria:
“Più della metà degli studenti
bolognesi non sa chi furono gli autori
della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Secondo una
ricerca condotta dall’Associazione familiari delle vittime di Bologna,
dal Cedost, dal Censis e dal Landis, nel capoluogo emiliano solo il 22%
degli studenti delle superiori indica nei terroristi neri gli autori
della strage. Il 34% non sa rispondere e il 21,7% indica addirittura le
Brigate Rosse. Per il 72% degli intervistati la famiglia è
la prima
fonte di informazione”

Sul Corriere del 12 giugno 1994 in un’intervista Valerio Fioravanti
e Francesca Mambro e’ riportato quanto segue: seguendo dalla
TV del carcere le vicende del primo governo Berlusconi chiosavano
ironici: "Noi all’ergastolo, loro al governo".

Questo paese non cambia. 

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Una risposta a Bologna 2 agosto. Stragi: molti esecutori, i fascisti, un solo mandante, lo Stato

  1. Thanks for some quality points there. I am kind of new to online , so I printed this off to put in my file, any better way to go about keeping track of it then printing?

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