vero/falso giusto/ingiusto

Immateriale, immaterialita' sono parole che non alludono ad una improbabile sparizione della  corporeita' del mondo materiale quanto alla sua colonizzazione totalitaria da parte del sistema informazionale e tecno-scientifico.
"Dematerializzazione" non e' il processo di evaporazione della materialita' del mondo ma dell' imposizione di "una modalita' decisiva di convalidazione delle cose, degli eventi e delle azioni" che si identifica con le regole e il regime dei linguaggi tecno-scientifici.

La tecno-scienza non e' piu' semplice strumentazione fra uomo e natura ma e' ambiente che include in se' uomo e natura: connessione oggettiva funzionale della societa'.
La costituzione coatta della realta', la preformazione della societa' attraverso il processo di produzione in nome di un interesse particolare e' l' universalita' antecedente i soggetti.
La tecno-scienza e' il sistema nervoso di questa falsa universalita' incomensurabile…

"Materia. La si immaginava indipendente dal messaggio che ci informava su di essa: una sostanza, una realta', un oggettivita' in se'.
Dicevate materia e pensavate che essa restasse al suo posto quando voltavate le spalle. Ora tutto questo, questa persistenza, non puo' essere provata poiche' l' oggetto e' accessibile solo se si dispone di un messaggio al suo riguardo(…)
Siamo di fronte ad un problema di testimonianza che assilla questo fine di secolo, in tutti i campi.Nulla esiste neppure il peggiore dei crimini, se non ve ne e' traccia. La materia dell' oggetto non esiste che tramite le sue tracce. Cio' e' vero per l' astrofisico come per il profumiere, per lo storico come per il fotografo: tutti giudici che conducono un' inchiesta o delinquenti che confondono le tracce di un delitto." ( J.F.Lyotard-Maière)

Le frasi che obbediscono a "regimi" differenti sono intraducibili le une nelle altre cosi' come l' analogia di senso fra due frasi non e' riconducibile ai soli concetti astratti che le "definiscono" logicamente ma dev'essere estesa agli universi d'esperienza viva presentati da entrambi. Cosi', osserva Lyotard, le frasi a "regime cognitivo" che passano al vaglio delle "condizioni di verita'" non hanno il monopolio del senso. Esse sono "ben formate" ma frasi "mal formate" non sono assurde:
ci sono frasi che non dipendono dal criterio vero/falso ma piuttosto dal criterio giusto/ingiustoed "il senso pertinente per il citerio di giustizia e il senso pertinente per il criterio di verita' sono eterogenei".
L' egemonia del linguaggio tecno-scientifico e dei suoi criteri di validazione pongono un problema di "espressione" di tutto cio' che in questo "regime cognitivo" dominante non trova l'idioma appropriato alle sue ragioni.

Questa "universalita' cognitiva", questa "trascendenza posta positivamente", oltre i problemi di " intraducibilita'" e "inconmensurabilita'" fra regimi di frasi differenti, si realizzo nell' integrazione assoluta-nell' annientamento del "non-identico"- praticamente sperimentata nei campi di concentramento…
"non per nulla Auschwitz e' chiamato il campo dell' annientamento. Milioni di esseri umani vi furono annientati. Annientati insieme a molti dei mezzi per provare il crimine e la sua estensione(…) Le ombre di coloro cui non soltanto la vita, ma anche l' espressione del torto subito era stata negata dalla Soluzione finale continuano ad errare indeterminate"
(v-J.F.Lyotard-La diffèrent)

Qui il linguaggio dell' informazione fondata sulle prove resta impotente…
Nel caso dei Desaparecidos, scrive P.Virilio in "la folles de place de mai", furono i cortei settimanali delle compagne e delle madri di coloro che venivano fatti sparire dalla dittatura militare ad imporre un "sentimento", un "regime cognitivo" che rifutava di sottoporsi all' obbligo della prova.
"Se le mogli degli internati cileni potevano andare allo stadio per avere notizie dei detenuti, se le vedove degli iraniani dovevano riunirsi nei cimiteri, le donne degli scomparsi argentini hanno come unica risorsa rendere pubblica la loro assenza(…)
Rifiutando con insistenza l' incertezza sulla sorte dei loro congiunti, del loro parente, le "donne di plaza de Mayo"" inventarono un interrogativo decisivo:
fra l' agora' dell' identita' politica e il cimitero pubblico, bisogna scegliere, dato che la loro comune abolizione e' resa impossibile dalla nostra presenza qui"

 

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