Tra la precarieta’ e la guerra sociale: forse…


Per adesso la situazione sembra proprio questa e la questione del reddito per quanto giusta e buona va' al di la' dell' immediato; e' una battaglia lunga, sicuramente da fare, ma per un precari@ l' immediatezza del risultato, il subito, e' fondamentale.
Quando non hai risorse da destinare nel presente a finanziare un "tempo-fuori-per-te" e vivi sempre in bilico e' difficile porsi obiettivi a lungo termine…

Nel capitalismo attuale si vive nell' incertezza continua e diventa sempre più difficile modellare e formare una vita che sia una storia continua, con uno scopo di lunga-media durata… I propri orizzonti di tempo si accorciano cio' che hai vissuto ieri oggi e' gia' inutile e l' oggi viene sempre a mancare sul filo della sopravvivenza.

Oggi che il capitalismo ha come principali mezzi di produzione di "ricchezza astratta" la conoscenza (il sapere) e il linguaggio anche le forme di controllo della forza-lavoro si adeguano.
Nel modello dominante dell' impresa, quello a rete, la catena rigida e gerarchica del comando sfuma, senza scomparire, in una sorta di psicologia del controllo-psicopolizia- in cui si prendono nella rete della cooperazione e della competizione le emozioni, gli affetti umani…
Le capacita' umane relazionali/cognitive/creative sono di per se' inquantificabili e tuttavia le nuove tecnologie dell' informazione/comunicazione, le macchine digitali permettono di cristallizzare questo "lavoro umano", di incatenare "il flusso" oggettivandolo, attraverso complesse mediazioni, in merci.
La quantificazione di questo lavoro incommensurabile puo' apparire impresa impossibile ma da esso si distillano prodotti vendibili monopolizzando la finalita' dell' intero processo.
La misura di questo lavoro puo' essere arbitraria ma e' evidente che esso viene congelato in prodotti venduti sul mercato.
Come in passato l' infrazione dei codici e delle procedure in fabbrica rendevano produttivo l' intero processo lavorativo, oliavano lo scorrimento di un automa altrimenti incapace di muoversi, cosi' oggi le macchine digitali rendono produttivo il "rumore umano", oggettivano la capacita' umana, le sue "mancanze", la sua cifra indecifrabile…

Ci si arrovella sulla "misurabilita'" di tale lavoro senza accorgersi che misurare in fondo non e' altro che la costruzione/invenzione di dispositivi che permettono di dividere/rapportare una grandezza di misura all' unita' di misura…
Per giocare con Kant: Sono le "strutture a-priori" del soggetto capitalismo a definire questi dispositivi-"senso interno":
"l' oggettivita'" della misura e' tutta relativa al potere di stabilire un dispositivo e imporlo socialmente.

L' obiettivita' della misura e' prodotta dal dispositivo sociale dominante secondo la sua "sensibilita'" e non e' importante che sia vera e matematicamente provata ma che funzioni come comando.

Non e' un caso che e' in corso da parte di sociologi e statisti uno sforzo esplicito volto a trovare una misura delle prestazioni e del "capitale sociale". La sfida che non manchera' di essere vinta cerca di arrivare a formulare una grandezza di misura obiettiva per dar conto dell' effetto economico della "coesione sociale" del grado di cooperazione/organizzazione di intere comuita'/territori ecc.

La produzione di ricchezza non è piu' basata in maniera predominante sulla produzione materiale ma sempre più sugli elementi "immateriali"-su materie prime intangibili e difficili da misurare
derivando direttamente dallo sfruttamento delle capacita' relazionali, affettive e cognitive degli esseri umani…La sottomissione dell'operaio all'interno del processo di produzione non è più imposto in modo disciplinare dall'autorita' diretta (caporeparti ecc); il controllo sociale si forma in maniera indiretta con rapporti contrattuali individualizzati, precarieta' del reddito e relativa competizione …comportamenti e condizionamenti nei rapporti sociali e produttivi…

Grazie alle nuove tecnologie della comunicazione la centralizzazione del comando e delle gerarchie non e' piu' diretta e lineare e funziona sovrapponendosi a licello di "coordinamento tecnico" dentro e fra i nodi della rete produttiva.

Comunque, oggi, si discute su come creare una "contro-rete" attorno/dentro una nuova "composizione sociale" del lavoro indotta dalle trasformazioni tecnologico-produttive…
Si fa' riferimento al "reddito garantito" come rivendicazione e leva centrale nella redistribuzione sociale della ricchezza…
Purtroppo qui ci troviamo a confrontarci con una condizione di vita precaria e frazionatamento sociale/produttivo che rende difficile mettersi in rete: la precarieta' resta, per il momento, qualcosa che si gestisce individualmente, ci si arrangia singolarmente secondo modalita', esistenze assolutamente disperse-frammentate-e nella lotta per la sopravvivenza non c'e un tempo fuori dal lavoro-non c'e un' altro tempo di cooperazione e resistenza collettiva…
Per adesso la situazione sembra proprio questa e la questione del reddito per quanto giusta e buona va' al di la' dell' immediato; e' una battaglia lunga, sicuramente da fare, ma per un precari@ l' immediatezza del risultato, il subito, e' fondamentale.
Quando non hai risorse da destinare nel presente a finanziare un "tempo-fuori-per-te" e vivi sempre in bilico e' difficile porsi obiettivi a lungo termine…

Nel capitalismo attuale si vive nell' incertezza continua e diventa sempre più difficile modellare e formare una vita che sia una storia continua, con uno scopo di lunga-media durata… I propri orizzonti di tempo si accorciano cio' che hai vissuto ieri oggi e' gia' inutile e l' oggi viene sempre a mancare sul filo della sopravvivenza.

Inoltre i padroni e i loro servi, morta la politica da un pezzo-nel senso che e' priva di autonomia sia pure relativa dalla dimensione economica, non fanno altro che giocare ai weberiani predicando ethos protestanti, pardon cristiani, di lavoro duro-moralita'-astinenza ecc(dal neofascismo culturale che avanza, al neopopulismo…) contro produttori-consumatori amorali pronti a indebitarsi per darsi al consumo impulsivo, e all' iperconsumo immorale: con questi chiari di luna non si vede come arrivare a qualcosa che somigli ad un reddito garantito…

Se la "finanziarizzazione" del capitalismo produce crisi di integrazione sociale, crisi di riproduzione sociale nei termini necessari alla produzione capitalista i padroni non pensano certo ad usare la ridistribuzione di quota di ricchezza sociale per ovviare ma si spingono verso spiagge autoritarie, a disseminare gogne morali ad ogni angolo di strada, a imporre immagini e immaginari degni del profondo medioevo fra i nuovi servi benche' cognitivi, intellettuali ecc…
La verita' e' che come in passato si gioca, il padrone, il gioco della trasposizione su un piano autoritario e antiproletario le spinte e le lotte degli sfruttati e dei lavoratori versola liberazione sociale…Ieri si scappava dalla fabbrica, dal lavoro standardizzato-meccanico e dalla catena di montaggio e usando quella fuga siamo finiti a fare gli autonomi di prima terza seconda ecc generazione; i precari a progetto a boh! i precari e basta nell' illusione di un' autonomia sul/del lavoro che non c'e…Se in fabbrica si lavorava otto ore qui non si smette mai…Volevamo scappare e ci hanno lasciato, certo non senza resistenze, scappare…ma siamo finiti alla sopravvivenza col taglio della creativita' sic! col possesso del mezzo di produzione sic!! sic!!! il pc-il personal computer con triste assonanza a compagini partitiche staliniane reazionarie ed antioperaie…e' solo un caso …

I mezzi ri/produttivi e di integrazione sistemica più importanti come la famiglia, la scuola, la cultura, la formazione, la comunita'-carcere-sociale sono in crisi? e che problema c'e !!!
C'e qualcosa che non funziona nelle condizioni sociali della produzione di profitti? no problem!!! Ci vengono a triturare il cervello e non solo con l' oscurantismo, la psicopolizia, l' autoritarismo, la scuola per forza, la famiglia per forza, un' immagine e un ruolo adeguato al sistema per forza se no te ne esci per finire in carcere, in comunita', in qualche delirio parareligioso oppure vai in televisione o fare l' idiota virtuale in qualche "comunita' mentale" on-line…

Questi padroni la crisi di integrazione sociale la vogliono risolvere a forza di botte a scuola, in famiglia, per strada, allo stadio e via discorrendo…e non mi sembra che abbiano intenzione di risolvere questa crisi pagandoci il dovuto rinunciando alla "flessibilita'" , alla precarieta', all' insicurezza, alla nostra attuale miseria-gli fa' troppo comodo…al massimo; ma davvero al massimo si limiteranno a dare qualche spicciolo in piu' ai pensionati mentre gli tolgono l' assistenza sanitaria e viceversa…
Insicurezza esistenziale-esclusione? : sono il loro potere su di noi perche' dovrebbero illuminarsi d' immenso e rinunciarvi?
I riformisti illuminati anche fra i capitalisti mi sembra che sian finiti…c'e poco d' allearsi e anche poco da ri-comporre…o no!?
Chissa; su questo di sicuro non si puo' essere assoluti.
Nel frattempo ci trattano da pura merce e non stiamo riuscendo a fare nulla per opporci.
L' alternativa e' tra la precarieta' e la guerra sociale?
puo' darsi…

 

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