Grundrisse-Knell to its doom

Il proceso di produzione (qui) ha cessato di essere processo di lavoro nel senso che il lavoro lo soverchi come l' unita' che lo domina. Il lavoro si presenta piuttosto soltanto come organo cosciente, in vari punti del sistema delle macchine, nella forma dei singoli operai vivi; frantumato sussunto sotto il processo complessivo delle macchine, la cui unita' non esiste negli operai vivi, ma nel macchinario vivente (attivo), che di fronte all' operaio si presenta come un possente organismo contrapposto alla sua attivita' singola e insignificante.

 

 -Nella stessa misura in cui il tempo di lavoro-e' posto dal capitale come unico elemento determinante della produzione, il lavoro immediato e la sua quantita' scompaiono come principio determinante della produzione-della creazione dei valori d' uso-e vengono ridotti sia quantitativamente ad una proporzione esigua, sia qualitativamente a momento certo indispensabile, ma subalterno, rispetto al lavoro scientifico generale, all' applicazione tecnologica delle scienze naturali da un lato, e rispetto alla produttivita' dell' articolazione sociale nella produzione complessiva-produttivita' generale che si presenta come dono naturale del lavoro sociale(…)

Nella misura in cui si sviluppa la grande industria, la creazione della ricchezza reale viene a dipendere meno dal tempo di lavoro e dalla quantita' di lavoro impiegato che dalla potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro, che a sua volta-questo power effectiveness-non e'immediatamente in rapporto al tempo di lavoro immediato che costa la loro produzione, ma dipende dallo stato generale della scienza e dal progresso della tecnologia o dall' applicazione di questa scienza alla produzione.(…)

L' invenzione diventa un' attivita' economica e l' applicazione della scienza alla produzione un criterio determinante e sollecitante per la produzione stessa.(…)

Da un lato il capitale evoca tutte le forze della scienza e della natura come della combinazione sociale e delle relazioni sociali, al fine di rendere la creazione di ricchezzza (relativamente) indipendente dal tempo di lavoro impiegato in essa.
Dall' altro lato esso intende misurare le gigantesche forze sociali cosi' suscitate alla stregua del tempo di lavoro, e imprigionarle nei limiti necessari per conservare il valore come valore gia' creato.
Le forze produttive e le relazioni sociali-entrambi lati diversi dello sviluppo dell' individuo sociale-figurano per il capitale come mezzi per produrre sulla sua base limitata. Ma in realta' essi sono la condizioni per far saltare in aria questa base.(…)

L' operaio non e' piu' quello che inserisce l' oggetto naturale modificato come membro intermedio fra l' oggetto e se stesso; ma e' quello inserisce il processo naturale, che egli trasforma in un processo industriale, come mezzo fra se stesso e la natura inorganica, della quale si impadronisce.
Egli si colloca accanto al processo di produzione anziche' esserne l' agente principale.
In questa trasformazione non e' ne' il lavoro immediato, ma l' appropriazione della sua produttivita' generale, la sua comprensione della natura ed il dominio su di essa attraverso la sua esistenza di corpo sociale -in una parola e' lo sviluppo dell' individuo sociale a presentarsi come il grande pilone di sostegno della produzione della ricchezza.

Il furto del tempo di lavoro altrui, su cui poggia la ricchezza odierna, si presenta come una base miserabile rispetto a questa nuova base che e' stata creata dalla grande industria stessa. Non appena il lavoro nella sua forma immediata cessa di essere la grande fonte della ricchezza, il tempo di lavoro cessa di essere la sua misura, e quindi il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore d' uso.
Il pluslavoro della massa ha cessato di essere la condizione di sviluppo della ricchezza generale, cosi' come il non-lavoro di pochi ha cessato di essere condizione dello sviluppo delle forze generali della mente umana.

Il grande ruolo storico del capitale e' quello di creare il pluslavoro, questo lavoro superfluo dal semplice punto di vista del valore d' uso, della pura sussistenza, e la sua funzione storica e' compiuta quando, da un lato, i bisogni sono totalmente sviluppati che il pluslavoro al di la' del necessario diventa esso stesso un bisogno generale, scaturisce cioe' dagli stessi bisogni individuali; quando dall' altro, la generale laboriosita' e' diventata un possesso generale delle nuove generazioni. Infine la sua funzione storica e' compiuta quando tale laboriosita mediante lo sviluppo delle forze produttive del lavoro, che il capitale nella sua brama illimitata di arricchimento, e nelle condizioni in cui esso puo' realizzarlo, sferza costantemente ad andare avanti-e' a tal punto matura che, da una parte, il possesso e la conservazione della ricchezza generale esigono un tempo di lavoro inferiore per l' intera societa', e dall' altra la societa' lavoratrice affronta scientificamente il processo di produzione; e quindi cessa il lavoro per cui l' uomo fa cio' che puo' lasciar fare in vece sua alle cose(…)

Nella sua incessante tensione verso la forma generale della ricchezza, il capitale spinge il lavoro oltre i limiti dei suoi bisogni naturali e in tal modo crea gli elementi materiali per lo sviluppo di un' individualita ricca e dotata di aspirazioni universali, nella produzione non meno che nel consumo(…)

il capitale e' produttivo; ossia essenziale allo sviluppo delle forze produttive, dell' universalita' dell' individuo non come universalita' pensata o immaginata, ma universalita' nelle sue relazioni reali e ideali. E quindi anche come comprensione della sua stessa storia come possesso, e scienza della natura come suo corpo reale.
Esso cessa di essere tale solo quando lo sviluppo di queste forze produttive trova una barriera nel capitale stesso.

L' economia effettiva, il risparmio, consiste in un risparmio di tempo di lavoro(…)ma questo risparmio si identifica con lo sviluppo della produttivita'.
Non si tratta quindi affatto di rinunciare al godimento, bensi di capacita' (power) atte alla produzione, e percio' tanto delle capacita' quanto dei mezzi di godimento.
La capacita' di godere e' la condizione per godere, ossia il suo primo mezzo, e questa capacita' e' lo sviluppo di un talento individuale.

Il risparmio di tempo di lavoro equivale all' aumento del tempo libero ossia del tempo dedicato allo sviluppo pieno dell' individuo, sviluppo che a sua volta reagisce, come massima produttivita, sulla produttivita' del lavoro.
Essa puo' essere considerata dal punto di vista del processo di produzione, come produzione di capitale fisso; questo capitale fisso e' l' uomo stesso(…)

Si tratta appunto solamente dello sviluppo libero su una base limitata-sulla base del dominio del capitale.
Questo genere di liberta' individuale e' percio' al tempo stesso la piu' completa soppressione di ogni liberta' individuale e il piu' completo soggiogamento dell' individualita' alle condizioni sociali, le quali assumono la forma di poteri oggettivi, anzi di oggetti prepotenti-la forma delle cose indipendenti dagli stessi individui e dalle loro relazioni.

In fact una volta cancella ta la limitata forma borghese, che cos'e la ricchezza se non l' universalita' dei bisogni, delle capacita', dei godimenti, delle forze produttive ecc. degli individui, creata nello scambio universale?
Nel' economia politica borghese-e nella fase storica di produzione cui essa corrisponde-questa completa estrinsecazione della natura interna dell' uomo si presenta come un completo svuotamento, questa universale oggettivazione come alienazione totale, e la eliminazione di tutti gli scopi determinati unilateralmente come sacrificio dello scopo autonomo a uno scopo completamente esterno.
Si tratta appunto solamente dello sviluppo libero su una base limitata-sulla base del dominio del capitale.(…)

Per l' individualita'sociale riconoscere i prodotti come prodotti suoi e giudicare la separazione dalle condizioni della sua realizzazione come indebita e forzata-e' una coscienza enorme che e' essa stessa un prodotto del modo di produzione basato sul capitale, e al tempo stesso Knell to its doom, al pari della coscienza dello schiavo di non poter essere piu' proprieta' di un terzo, la sua coscienza di essere una persona, la coscienza che la schiavitu' continua a vegetare come un' esistenza artificiosa e non puo' continuare ad essere la base della produzione.

Il lavoro non e' soltanto il valore d' uso che si oppone al capitale, ma e' il valore d' uso del capitale stesso.
Lasciar sussistere il lavoro salariato e nello stesso tempo sopprimere il capitale e' dunque una rivendicazione che si contraddice e autodistrugge da se'.
Il primo risultato del processo di produzione e valorizzazione e' la riproduzione e la nuova produzione del rapporto tra capitale e lavoro stesso, tra capitalista ed operaio.
La produzione di capitalisti ed operai salariati e' un prodotto fondamentale del processo di valorizzazione del capitale.
L' economia volgare che vede soltanto le cose prodotte, dimentica completamente questo fatto(…)

Non occorre un acume particolare per comprendere che, partendo per esempio dal lavoro libero, o lavoro salariato, scaturito dalla dissoluzione della servitu' della gleba, le macchine possono nascere solamente in antitesi al lavoro vivo, in quanto proprieta' altrui e potere ostile ad esso contrapposti; ossia che gli si devono contrapporre come capitale.
Ma e' altretanto facile capire che le macchine non cesseranno di essere agenti della produzione sociale quando per esempio diventeranno proprieta' degli operai associati.
Nel primo caso pero' la loro distribuzione, il fatto cioe' che esse non appartengono all' operaio, e' altresi' una condizione del modo di produzione fondato sul lavoro salariato. Nel secondo caso una distribuzione modificata, nuova, sorta soltanto dal processo storico.(…)

Nessuna forma di lavoro salariato, sebbene l' una possa eliminare gli inconvenienti dell' altra, puo' eliminare gli inconvenienti del lavoro salariato. Nella semplice determinazione del denaro stesso e' implicito che esso puo' esistere come momento sviluppato della produzione soltanto laddove esiste il lavoro salariato.
Quale valore di scambio individualizato, il denaro deve essere immediatamente oggetto, scopo e prodotto del lavoro generale di tutti i singoli. Il lavoro deve produrre immediatamente valore di scambio, ossia il denaro. Esso deve percio' essere lavoro salariato.(…)

Il denaro non puo' diventare capitale senza scambiarsi preventivamente contro la forza-lavoro che l' operaio vende come merce; d' altra parte il lavoro puo' apparire come lavoro salariato solo nel momento in cui le sue proprie condizioni oggettive gli stanno di fronte come potenze autonome, proprieta' estranea, valore esistente per se', arroccato, insomma, capitale.(…)

Un lavoratore libero ha in generale la liberta' di cambiare padrone: e' questa la lberta' che distingue un lavoratore libero da uno schiavo.
La condizione del lavoratore libero e' superiore a quella dello schiavo perche' egli si crede libero.(…)

La ricchezza reale si manifesta-ed e' questo il segno della grande industria-nella enorme sproporzione fra il tempo di lavoro impiegato e il suo prodotto, come gia' nella sproporzione qualitativa fra il lavoro ridotto a una pura astrazione e la potenza del processo di produzione che esso sorveglia.(…)

Il proceso di produzione (qui) ha cessato di essere processo di lavoro nel senso che il lavoro lo soverchi come l' unita' che lo domina.
Il lavoro si presenta piuttosto soltanto come organo cosciente, in vari punti del sistema delle macchine, nella forma dei singoli operai vivi; frantumato sussunto sotto il processo complessivo delle macchine, la cui unita' non esiste negli operai vivi, ma nel macchinario vivente (attivo), che di fronte all' operaio si presenta come un possente organismo contrapposto alla sua attivita' singola e insignificante.
Nelle macchine il lavoro oggettivato si contrappone al lavoro vivo nello stesso processo di lavoro, come quel potere che lo domina e in cui il capitale stesso consiste, per la sua forma in quanto appropriazione di lavoro vivo.(…)

L' assunzione del processo di lavoro come semplice momento del processo di valorizzazione del capitale e' posta anche dal lato materiale anche attraverso la trasformazione del mezzo di lavoro in macchina e del lavoro vivo in semplice accessorio vivente di queste macchine, mezzo della loro azione(…)

Nelle macchine il lavoro oggettivato si contrappone materialmente al lavoro vivo come potere che lo domina e come attiva sussunzione di esso sotto di se', non solo in quanto se ne appropria, ma nello stesso processo di produzione reale(…)

Il lavoro oggettivato nelle macchine si presenta inoltre come una premessa rispetto alla quale la forza valorizzante della singola forza lavoro scompare come qualcosa di infinitamente piccolo; con la produzione in masse enormi, che e' posta con le macchine, scompare altresi' nel rpodotto, ogni rapporto al bisogno immediato del produttore e quindi al valore d' uso immediato; nella forma in cui il prodotto, e nei rapporti in cui viene prodotto, e' gia' posto come portatore di valore di scambio e che il suo valore d' uso e' solo una condizione ad esso relativa(…)

Per il capitale, ogni singola sfera della produzione non e' che una sfera particolare in cui esso investe denaro per ricavarne piu' denaro, per conservare e accrescere il valore esistente e appropriarsi pluslavoro.(…)
Lo sviluppo del mezzo di lavoro in macchine non e' accidentale per il capitale, ma e' la trasformazione, conversione storica del mezzo di lavoro ereditato dalla tradizione in forma adeguata al capitale.
L' accumulazione della scienza e dell' abilita', delle forze produttive generali del cervello sociale, rimane cosi', rispetto al lavoro, assorbita nel capitale, e si presenta percio' come proprieta' del capitale e piu' precisamente del capitale fisso, nella misura in cui esso entra nel processo produttivo come mezzo di produzione vero e proprio. D' altra parte in quanto il capitale fisso e' inchiodato alla sua esistenza di valore d' uso determinato esso non e' adeguato al concetto di capitale, che come valore, e' indifferente ad ogni forma determinata di valore d' uso e puo' assumere o deporre ciascuna di esse come un' incarnazione indifferente.
Per questo aspetto se si considera il capitale nel suo rapporto verso l' esterno, il capitale circolante si presenta come la forma adeguata del capitale(…)

L' intero processo di produzione non si presenta come sussunto sotto l' abilita' immediata dell' operaio, ma come impiego tecnologico della scienza.

La sottomissione reale del lavoro al capitale si sviluppa in tutte le forme che generano, a differenza del plusvalore assoluto, plusvalore relativo.
Alla sottomissione reale del lavoro al capitale si accompagna una rivoluzione completa ( che prosegue e si ripete costantemente)nel modo stesso di produzione, nella produttivita' del lavoro, e nel rapporto fra capitalisti e operai.
La sottomisione reale del lavoro al capitale va di pari passo con le trasformazione che abbiamo gia' illustrate: sviluppo delle forze produttive sociali del lavoro e , grazie al lavoro su grande scala, applicazione della scienza e del macchinario alla produzione immediata.(…)

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