Goebbels, Biancaneve e l’ autismo generalizzato

Le prigioni esistono per celare il fatto che e' il sociale nella sua totalità ,nella sua relativa onnipresenza banale, ad essere un carcere. (J.B.)

 

"All'aurora in cui spunta la vita , si spegne la lunga notte della merce" (R.V.)

"Lo spettacolo non e' un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini"

"Lo spettacolo non puo' essere compreso come abuso del mondo visivo, un prodotto delle tecniche di diffusione massiva delle immagini. Esso e' invece una visione del mondo divenuta effettiva, tradotta materialmente.
E' una visione del mondo che si e' oggettivata."
(G.D.)

Tutti i sensi, fisici e spirituali, sono stati quindi sostituiti dalla semplice alienazione di essi tutti nel senso dell' apparire.
(dall' essere all' avere-dall' avere al sembrare)
L'alienazione dei sensi e la sensualita' dell'alienazione riguardano il processo di industrializzazione della sensibilita' avvenuto nell' epoca dello spettacolo ( l' epoca in cui l' economia domina totalmente la vita sociale).

In nessun luogo ci sono immagini che possiamo considerare nostre.
Le immagini proiettate sugli schermi sociali entrano attraverso gli occhi dentro di noi avvolgendo e riconfigurando la nostra sensibilita', le nostre aspirazioni e i nostri stessi occhi.
L 'occhio diventa dipendente dall'interfaccia piuttosto che dall'immaginazione.

Produzione e riproduzione, diffusione ossessiva e su larga scala delle immagini oggi costituiscono una tecnologia importante del settore capitalistico che produce assoggettamento.
Cio' che Goebbels poteva solo lontanamente sognare oggi e' realta'.
(Si racconta che a spingere il regime nazista sulla via del cinema d' animazione fu la visione di "Biancaneve", il primo lungometraggio di Walt Disney, uscito nel 1937. "Il cinema è un'arma formidabile al servizio della Germania. Il cinema è il nostro migliore alleato")

L'esigenza spasmodica della rappresentazione e del consumo sociale di immagini compensa la sensibilità tortuosa dell'essere ai margini dell'esistenza.
Accettando passivamente il destino quotidiano di esiliati dalla vita siamo tutti spinti verso un tragico destino da catatonici a cui si reagisce con la follia, l' illusione e la magia:

Rituali tecnologici. Rituali videocommunicativi.Rituali di potere sociale ed economico.Rituali della razza, del sesso e del genere. Rituali militari.Rituali di simulazione.Rituali di piacere.Rituali di dolore. I rituali del Capitale.

I nostri sforzi, la nostra noia, le nostre sconfitte, l'assurdità delle nostre azioni – tutto la gamma delle necessità imperiose della nostra situazione attuale sono legate al fatto che soccombiamo alla seduzione di atteggiamenti presi in prestito, alla seduzione di una vita immaginaria, di un essere immaginario a cui sacrifichiamo il nostro vissuto autentico. Non aspettiamo altro che di diventare immagini, perche' gia' da Platone si sa' che il corpo muore e l' immagine sopravvive.

"La società mercantile non ha plasmato niente di umano, all'infuori dello stampo parodistico che è servito ad estenderla dappertutto. La parcellizzazione che il valore di scambio impone al vivente non tollera che dei frammenti di uomini, degli embrioni pazientemente disseccati nella provetta sociale della redditività, degli esseri condannati a non appartenersi ma perché appartengono a una potenza, prima spogliata del mantello divino e poi denudata della sua carne ideologica fino a rivelare il meccanismo scheletrico della sua astrazione: l’Economia. Tutto si e’ giocato su di essa, in un destino che doveva da allora giocare contro di noi."(R.V.)

La nostra memoria e' poco piu' di un collage di frammenti televisionari e cosi' la nostra identita' non puo' che costruirsi che su segni e visioni nel turbinio quotidiano di oggetti-immagini e soggetti-immaginari nel quale veniamo frullati dalla mattina alla sera.

La progressiva disgregazione, la frammentazione, la segmentazione dei tempi sociali, delle strutture formali oggettive, della vita collettiva distruggono di pari passo le immagine unitarie della realta' che erano forme di "controllo" del reale. Le ideologie segnano il passo e alla sintesi politica si sostituisce la sintesi estetica, alla mediazione etica quella dell' immagine.

-(Le ideologie nel corso di una storia carica di conflitti non sono mai state una semplice chimera ma piuttosto una coscienza deforme della realta' che diventavano un fattore reale di trasformazione o deformazione della realta' stessa.
L' ideologia nella forma dello spettacolo si ha quando la produzione economica si e' totalmente autonomizzata e ha adattato tutta la realta' al suo modello.
L' attivita' economica si confonde con la realta' sociale fino al punto che l' ideologia non e' piu' una scelta storica, la lotta di un interesse parziale che vuole imporsi a tutta la societa' con  l'illusione dell'universale ma un fatto.
Quando l' economia ha colonizzato ogni ambito dell' attivita' umana i nomi particolari delle ideologie scompaiono. L' ideologia attuata dell' economia capitalistica e' oltre tutti i fenomeni ideologici e non ha piu' un nome determinato.)-

( -Immagine tempo interiore: fuga, evasione magica…fuga dal controllo e dai ritmi della vita sociale-dall'Immagine-tempo-denaro-il tempo e' denaro-tempo come merce ecc)

La totalita' dell' spettacolo e' la nostra immagine allo specchio disciplinata con una falsa uscita dall' autismo generalizzato.Nel "nuovo ordine sociale" le identita' si costituiscono attraverso l' appropriazione-consumo di immagini e cosi' il modo attraverso cui gli individui si percepiscono e si riferiscono alla gente.

La rimozione della prassi e la falsa coscienza anti-dialettica che ci guidano sono imposte durante ogni ora di vita quotidiana sottomessa allo spettacolo.
E questa organizzazione sistematica dell' alienazione va' compresa come incapacita' d' incontro, incapacita' di comunicare, illusione di comunicare ri-compensata da esperienze sociali allucinatorie.

L'uso diffuso di mezzi di comunicazione spettacolare permette all'individuo di riempire il suo isolamento di immagini dominanti-immagini che derivano precisamente il loro potere da questo isolamento. Il movimento generale dell' isolamento deve anche includere una reintegrazione controllata in pseudo-comunita' secondo i bisogni della produzione e del consumo necessari al sistema.

Il dominio  assoluto dell' economia ha generato un nichilismo in cui tutto e' consentito tranne che vivere autenticamente.

Non c'e sfera della riproduzione sociale che non possa diventare potenzialmente una branca di produzione capitalistica.
La riorganizzazione della produzione di plusvalore ad un livello piu' astratto e despazializzato significa che non esistono piu' ambiti della vita sociale non-colonizzati o non colonizzabili dal modo di produzione capitalistico, dal processso di valorizzazione.
Il capitale espande il suo rapporto di produzione e sfruttamento fin dentro la psicologia e il valore d' uso, la qualita' socialmente utile delle cose e delle attivita' funziona da pseudo-giustificazione di una vita falsa.

Da molto tempo il valore d'uso sociale si e' schierato ideologicamente, e' divenuto mezzo di legittimazione, di giustificazione di una societa' ingiustificabile, convinzione-reclame del fatto che dopotutto questo non e' il peggiore dei mondi possibili.

L' esperienza dello spettacolo del dolore, del lavoro abbruttente, della fame, della sanità inadeguata, della brutalita' governativa, sono riservati ai dannati del mondo mentre ai poveri-ricchi del mondo occidentale ne e' riservata la commerciabilita' sotto forma di sensazioni-immagini
(…)
Gli stereotipi sono le immagini dominanti di un epoca, le immagini dello spettacolo dominante. Lo stereotipo è il modello del ruolo; il ruolo è un comportamento modello. La ripetizione di un atteggiamento genera un ruolo; la ripetizione di un ruolo genera uno stereotipo. Lo stereotipo è una forma obiettiva a cui la gente è introdotta per mezzo del ruolo. L'abilità nello svolgere e nel maneggiare dei ruoli determina il la posizione nella gerarchia spettacolare.
(…) L' identificazione e' la modalita' d' ingresso nel ruolo.
La necessità di identificazione è più importante per la stabilità del potere che non i tipi  modelli con cui ci si identifica.. L'identificazione è un patologia ma soltanto gli incidenti di identificazione sono classificati ufficialmente come "malattia mentale".
Il ruolo trasforma il vissuto in cosa.

In un senso restrittivo, l'espressione "svolgere un ruolo nella società" implica chiaramente che i ruoli siano una distinzione riservata ad una elite : Schiavi romani, servi medioevali, lavoratori agricoli, proletari brutalizzatiche lavorano tredici-ore al giorno non hanno ruoli…
Poi come il sacrificio mitico il ruolo si democratizza.
La vita si riduce a una  sequenza patetica di cliches; le giornate si decompongono in una serie di pose piu' o meno inconsciamente assunte fra la gamma degli stereotipi dominanti, di immagini seducenti :
impiegato, capo, subordinato, collega, cliente, seduttore, amico, marito, padre di famiglia, telespettatore, cittadino, antagonista, deviante, nichilista, automobilista…

Gli stereotipi hanno una durata e una morte loro propri. Così un'immagine il cui magnetismo la rende un modello per migliaia di diversi ruoli si sbriciola e sparisce in conformità con le leggi del consumo, le leggi della novità costante e dell'obsolescenza universale.

Come la società spettacolare trova i nuovi stereotipi? Li trova grazie a quell'iniezione di creatività che impedisce ad alcuni ruoli di adeguarsi completamente agli stereotipi declinanti (come il linguaggio si rinnova con l'assimilazione delle forme popolari).

Nella misura in cui n ruolo si uniforma ad uno stereotipo tende a fissarsi, congelarsi secondo il carattere statico del suo modello. Esso non ne' presente ne' passato ne' futuro e' un tempo di posa…
La riproduzione dei ruoli è garantita dai ritmi della pubblicità e dei mezzi di comunicazione. Il loro potere di far parlare i ruoli è il presupposto per il loro successo, per la possiblita' che un giorno accederanno alla condizione di uno stereotipo (Monroe, Bardot, James Dean…).

Non importa come molto o come poco peso un dato ruolo raggiunge nella pubblica opinione, la sua funzione principale è sempre quella dell' adattamento sociale, di integrare la gente nell'universo ben sorvegliato delle cose.
Si vedono percio' cineprese della notorieta' e della fama istantanea nascoste ovunque per impadronirsi di esistenze banali…travestendo un' amante abbandonato in un tristano da strapazzo, un vecchio cadente in simbolo nostalgico del passato, la massia in una fata del focolare, lo spettacolo innestato nella vita quotidiana ha da gran tempo sorpassato i sogni dell' arte moderna.

Era inevitabile, forse, che la gente si modellasse sui collages di sposi sorridenti, di bambini paralizzati e di geni fai-da-te a stratagemmi che pagano sempre a colpo sicuro. Lo spettacolo si avvicina ad un punto di saturazione prima dell' assorbimento effettivo della vita quotidiana. I ruoli vanno a sfiorare troppo da vicino e pericolosamente la loro negazione.
Mentre cade a pezzi, il sistema spettacolare comincia a raschiare il fondo del barile, si nutre degli strati sociali piu' sfavoriti, dei propri residui e della propria merda.
Cosi' cantanti atoni, artisti pietosi, lauro-coronati riluttanti, stelle pallide di tutti i generi emergono periodicamente per attraversare il firmamento dei mezzi di comunicazione, il loro posto nella gerarchia è determinao dall' abilita' con cui realizzano una certa frequenza di questa presenza.

Restano i casi disperati – coloro che rifiutano tutti i ruoli e coloro che sviluppano una teoria e una pratica di questo rifiuto.

La necessità di questa società di introdurre sempre nuove merci, idee e modelli di comportamento da consumare comporta l' esistenza di decodificazione del profilo pulsionale del consumatore per creare nuovi bisogni, nuovi consumi.
La ricerche di mercato, le tecniche di motivazione, i sondaggi di opinione, le indagini sociologiche e lo strutturalismo possono tutti essere considerati una parte di questo progetto, non importa quanto anarchicamente e deboli siano stati finora i loro contributi.
I cibernetici aggiusteranno e assicureranno la coordinazione e la razionalizzazione finora mancate se gli si lascia il tempo necessario.

A gettare uno sguardo affrettato sulla scelta dell' "immagine consumabile" si direbbe che e' guidata da qualcosa di primordiale. La casalinga-che-usa-Neve per il suo bucato è differente – e la differenza è misurata dai profitti – dalla casalinga-che-usa-Marea :
Più o meno allo stesso modo l'elettore democratico differisce dall'elettore conservatore e il comunista dal cristiano. Ma tali differenze sono sempre più difficili da discernere. Lo spettacolo dell' incoerenza si conclude nel mettere i valori sul punto di sparizione di tutti i valori.
L 'identificazione con qualunque cosa indifferentemente , come la necessità di consumare qualsiasi cosa , diventa più importante della lealtà alla marca ad un tipo particolare di automobile, di idolo, o di politico. La cosa essenziale, dopo tutto, è allontanare la gente dai loro desideri e allogiarli nello spettacolo, in una zona controllata. Importa poco se la gente è buona o cattiva, onesta o criminale, di sinistra o di destra: la forma è irrilevante a condizione che ci si perda nello spettacolo.

(…)
Il concetto critico dello spettacolo può indubbiamente anche essere volgarizzato in una formula vuota e ordinaria della retorica sociologico-politica per spiegare e astrattamente denunciare trasformandosi cosi' in una difesa del sistema dello spettacolo.
Nessun' idea puo' condurre oltre lo spettacolo ma soltanto oltre le attuali idee circa lo spettacolo.
Distruggere efficacemente la società dello spettacolo ha a che fare con la forza pratica dell' azione collettiva.
La negazione non puo' che essere pratica.

Poiche' oggi la storia in se' frequenta la societa' solo in forma di spettro, o di fantasma, ad ogni livello si costruiscono pseudo-storie da consumare per conservare l' equilibrio di una vita costretta nel tempo congelato del presente.
In questo tempo congelato il mutamento ha la forma impoverita della novita' e del movimento come fine in se' allo stesso modo che l' economia non ha altra legge che quella del guadagno per il guadagno, della produzione per la produzione, dell' accumulazione per l' accumulazione.

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