I 2.0

 Le nuove tecnologie digitali non hanno favorito come si sperava una decentralizzazione dell' informazione, una democratizzazione della sua produzione e una sua moltiplicazione alternativa.

Internet alla fine non si e' rivelata di ostacolo alla monopolizzazione dell' attenzione e alla concentrazione della creazione di senso in termini sociali.
Le nuove tecnologie digitali non hanno aggirato i rapporti sociali, politici che rendono impossibile una comunicazione e un' informazione elaborata/prodotta e fatta circolare democraticamente.

Il futuro e' monocromatico.
Il cosiddetto carattere aperto e democratico di Internet si e' rivelato una massificazione vivisezionata per profili di mercato e una diversificazione per tipologie di consumo.

I media tattici e alternativi favoriti nella loro crescita e sviluppo dal relativo basso costo delle tecnologie digitali di comunicazione alla fine hanno rinunciato alla loro inoggettivita' e si sono perduti dietro alle chimere dell' informazione neurtrale, la notizia obiettiva: e cioe' dietro ad una delle piu' grandi barzellette ereditate dal secolo novecento.

I media alternativi che proponevano una rottura del sitema dell' informazione e della produzione sociale di senso della classe dominante oggi sono in crisi.
E sono in crisi perche' hanno considerato il loro piano di realta' separato ed in qualche modo egemone rispetto agli altri e diversi livelli di realta' sociale.

E' forse sfuggita, in un momento di infatuazione tecnologica, di euforia tecnoscientifica, la pratica di intervento, riuso, riadeguamento collettivo sulle strutture tecnologiche del padrone che si stavano maneggiando.

L' inversione della natura alienante della tecnologia capitalista  e' stata solo ideologica e superficiale e solo estetica.

L' accumulazione originaria di informazioni, video, forme espressive e di produzione di significati si e' organizzata e sviluppata secondo le regole dell' economia: riduzione del tempo di circolazione delle merci-segni a favore del profitto.

La forma, a dispetto dei contenuti, della costituzione dei media alternativi e' rimasta conforme ai rapporti sociali dominanti e alla progressiva astrazione del processo di sfruttamento.

Da una idea di comunicazione contro e socialmente contro-produttiva si e' scivolati a discutere di correttezza, completezza, oggettivita' dell' informazione fornita; di procedure regole standard …un manuale tecnico contro i troll…:
in sostanza si e' ritornati a sfidare il sistema senza uscire dalla sua dialettica. Invece di spiazzare la catena informativa e comunicazionale del dominio ci si e' messi sul suo terreno.

Indymedia 2.0 sfida Youtube.

Cosi', se i media di sistema si presentano come democratici, corretti, affidabili, imparziali allo stesso modo pretende di fare indymedia ( o almeno la sua versione 2.0).
Invece di porsi come sperimentazione collettiva di una forma di contro-utilizzo delle tecnologie digitali della comunicazione indy 2.0 si pone gia' nella sua genesi come una contro-immagine dei media di sistema.
Non ha una strategia relativa alle tecnologia che e' la sua base e il suo corpo ma  dipende e si distende  ingenuamente, solo con un segno ideologico rovesciato-per quel che vale-, sulle e a partire dalle strategie di marketing politico sociale dei media corporativi.

Indymedia 2.0 non si pone minimamente il problema di discutere la posizione da cui parla-ne' di riflettere sul sitema all' interno del quale vuole prendere la parola: si limita a suonare la reclame della contro-propaganda.
Il terreno etico e l' agenda politica e' dettata dal nemico: l' autonomia e il piacere dell' autodeterminazione gli e' del tutto sconosciuta.

E dev' essere un' ironia della sorte che gli stessi mediattivisti che hanno sempre guardato con disgusto alle forme della politica militante connotata dal politicismo esasperato, dal tatticismo-tatticismo, al traguardo del loro viaggetto psicotecnologico sono finiti col recuperare in tutto e per tutto l' armamentario militantesco e politico-feticista della controinformazione. Poi alla sostanza delle cose si puo' anche cambiare il nome o il segno che le indica.

Gli altri sono solo i "destinatari" dell' informazione, non i potenziali soggetti attivi di una cooperazione-controcooperazione sociale tesa alla sua liberazione, alla sua potenza come al suo piacere e godimento ma piuttosto i terminali di un legame immaginario teso a costruire una rappresentazione-giustificazione ideologica del proprio smodato ego di ognuno preso singolarmente.

La vita si sa' e' sempre altrove. E poi altrove di un' altro altrove.

 Senza dimenticare che dove c'e decomposizione c'e rivoluzione.

 

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