Il sogno diventa sonno

 

Il sogno diventa sonno e lo spettacolo il suo guardiano.
-the real problem is not whether machines think but whether men do

La pubblicità televisiva di Internet Service Provider ha promesso, quantomeno illuso la gente sulla possibilita' di accedere ad uno spazio privo delle costrizioni che regolano la loro vita quotidiana.

La retorica delle mirabolanti tecnologie digitali prometteva l' apertura di una nuova terra di frontiera, di una terra promessa -il cyberspazio, dove le differenze di razza,di sesso, d'eta', sarebbero state solo un lontano e spiacevole ricordo.

La rete era ed e' presentata come la reclame di un nuovo al di la', come "il nuovo" strumento di liberazione delle masse.

Cyberspazio: compare immediatamente come società in se, come parte della società e come mezzo di unificazione; come settore separato dove tutta la coscienza converge.
Questo settore è il luogo dell'illusione e parla la lingua ufficiale della separazione universale. Cio' che non e' traducibile e commensurabile a questo linguaggio particolare sara' abbandonato e negato.

La rete e' lo specchio d' acqua dove Narciso riflesse la sua immagine scambiandola per quella di un altro. Questa estensione riflessa di se' intorpidi la sua percezione fino al punto che egli si trasformo nello schiavo e nel servo di quella sua immagine ripetuta e doppiata dallo specchio d' acqua. La sua mente divenne un sistema chiuso in un corpo trasformato in una pura immagine. E' il mito ricorrente dell' auto-controllo totale e dell' immortalita' in forma digitale: una forma diversa dell' alienazione religiosa.

L' illusione religiosa e' stata riagganciata ad una base tecnologica.
Le menti sono separate dai corpi a tutti siamo uniti nello spazio virtuale con la stessa potenza con cui siamo separati l'uno dall'altro nel mondo reale.

La visione di un mondo liberato e' stata tradotta materialmente in una forza oggetiva, in uno scenario tecnologico abitabile.

I macchina-governati vivono rapporti sociali mediati dalle immagini del desiderio.
Essi sono l' avanguardia di una nuova ri-trasformazione delle masse in pubblico.
La vita reale autonomizzata e cambiata in immagini  trasforma le immagini in entita' viventi e in motivazioni efficienti.

"Tutta la vita delle società nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un'immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto di è allontanato in una rappresentazione".
                                               (Guy Debord)

Il desiderio ora e' percepibile e condivisibile solo attraverso la mediazione delle sue immagini.
-oggetti-immagine-le immagini che si sono staccate dalla vita si fondono in un pseudo-mondo oggetto di contemplazione.

La tecnologia risponde alle dinamiche e ai bisogni interni dello spettacolo.
Materializza il regno dell' astrazione, dell' unita' impossibile:
lo spettacolo riunisce il separato, ma lo riunisce in quanto separato:
dove la merce contempla sé stessa in un mondo che ha creato

Lo spettacolo delle immagini è, nello stesso tempo il risultato e il progetto del mondo reale.

La tecnologia del padrone non libera lo schiavo:
Le macchine digitali industrializzano la vita privata. Il computer fa' della vostra vita un affare. Vi propone di organizzare la vostra sfera vitale come una piccola officina, che bisogna gestire come un' impresa in miniatura.

La retorica della liberazione a mezzo della tecnologia in ogni epoca e' stata la poesia del potere. Quando gli schiavi minacciano di sconvolgere il sistema si trova subito pronta un' infatuazione tecnologica dove le masse possono accedere all' irrealta' dell' esistenza ed alla sua relativa felicita' mitica.Il sacrificio della vita reale continua, e se il sacrificio e' inconcepibile senza ricompensa gli sfruttati riceveranno gli strumenti della loro liberazione fittizia.

Tutto cio' che non e' realizzazione della vita quotidiana rientra nello spettacolo in cui la sopravvivenza e' congelata e smerciata in pezzi.

Il sogno diventa sonno e lo spettacolo il suo guardiano.
-the real problem is not whether machines think but whether men do

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