Blow-up


Blow-up

La traiettoria immaginaria di una palla immaginaria.

L' occhio meccanico, la macchina fotografica, registra quello che accade in un mondo di fantasmi.
Esso vede quello che l' occhio umano non riesce o non vuole percepire.Il potere della visione oggettiva della macchina, dell' occhio meccanico, viene tuttavia smentito dalla scomparsa
del cadavere, dal furto delle foto e dei rullini che ne costituivano la prova d' esistenza.

Gli stessi ingrandimenti delle foto gia' annunciano l' ambiguita' dei dati registrati sulla pellicola quando cominciano a sgranarsi e a rivelare immagini sempre meno decifrabili e infine  figure informi.
Gli oggetti cristallizzati dall' occhio meccanico si rivelano tutti momenti di una interminabile connessione funzionionale ed anonima che li fa' evaporare cosi'come il loro significato che rimandando ad un' altro significato in una trama infinita conduce alla perdita di ogni senso.

"Noi sappiamo che sotto l'immagine rivelata ce n'è un'altra più fedele alla realtà, e sotto quest'altra un'altra ancora, e di nuovo un'altra sotto quest'ultima. Fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa, che nessuno vedrà mai. O forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà." (Michelangelo Antonioni)

La camera non riproduce alcuna verita' immediata. La realta' e' sempre in se' gia' mediata da una totalita' sociale che non si puo' catturare con un colpo d' occhio.Ne possiamo cogliere solo degli effetti, quelli che ci accadono davanti agli occhi e da una prospettiva determinata dalla posizione del nostro corpo nello spazio.

Noi stessi siamo degli effetti, il dentro del fuori, una totalita' individuata che percepisce e ritaglia secondo stimoli relazionali.
La camera riproduce piu' di quello che l' occhio umano puo' cogliere per sua natura e tuttavia sempre meno di cio' che il nostro corpo nella sua complessita' puo' percepire.

La predominanza unilaterale dell' esperienza ottica o intellettuale del mondo ne costituiscono una semplificazione e' un impoverimento.
La "semplificazione" e' certo una mediazione necessaria per orientarsi nel molteplice disperso e ambiguo in cui la natura e il mondo si presentano dentro e fuori di noi, per "mettere ordine" negli stati confusi e torbidi in cui ci si trova immersi ma, appunto ha una funzione di dominio della realta' che non puo' essere scambiata con la sua verita', o con la realta' stessa.

"Cio' che comunemente intendiamo per <comprendere> coincide con <semplificare>: senza una profonda semplificazione, il mondo intorno a noi sarebbe un groviglio infinito e indefinito, che sfiderebbe la nostra capacita' di orientarci e di decidere le nostre azioni.
Siamo insomma costretti a ridurre il conoscibile a schema: a questo scopo tendono i mirabili strumenti che ci siamo costruiti nel corso dell' evoluzione e che sono specifici del genere umano, il linguaggio ed il pensiero concettuale(…)
Questo desiderio di semplificazione e' giustificato, la semplificazione non sempre lo e'.E' un'ipotesi di lavoro, utile in quanto sia riconosciuta come tale e non scambiata con la realta'."
( P. Levi- I sommersi e i salvati)

La semplificazione e' un' ideologia di controllo della realta' che portata alle sue estreme conseguenze sprofonda nel fascismo. Il fascismo e' questa "logica" di "semplificazione" del mondo che passando dalle "categorie" si realizza socialmente con lo sterminio, la violenza, la repressione. Del resto la proliferazione artificiale delle "differenze" e della pluralita' giocata a fini di controllo (nazionalismi, settarismi, razzismo, etnicizzazione, localismi, individualismo ed egoismo sociale, la voglia di "distingiersi" ecc.)sono affini a questa semplificazione presentandosi come il suo rovescio puramente negativo.

"Dalla liquidazione del particolare salta di nuovo fuori, malignamente, il particolare.L' aspirazione al particolare si e' gia' sedimentata in bisogno, e viene moltiplicata in mille modi della cultura di massa, sul modello dei funnies.Lo spirito e' sostituito dall' illustrazione." (T.W.Adorno)

La "complessita" qui conserva il suo tratto comune e repressivo con il suo opposto nel quale e' sempre pronta a rovesciarsi con l' indignazione sentimentale dei reazionari.

La percezione visiva e' sempre gia' in se' teorica, mediata dalla memoria, e tende per sua natura a ricondurre lo "sconosciuto" al "conosciuto". Identifica e localizza le cose ed opera come un sistema di difesa dagli stimoli esterni che potrebbero costituire una minaccia.
La percezione visiva sorveglia ed e' sorvegliata. Legata a schemi di memoria culturale e corporea porta a configurare un' unita' inconscia di visione e fede. Vedere e' credere. Fotografare e' oggettivare questa fede che non significa nulla oltre l' aspirazione sempre frustrata di tenere sotto controllo la realta', di poter vedere tutto e che tutto sia trasparente.
L' impossibilita' della padronanza visiva e totalitaria del mondo  e' l' unica verita' che la fotografia puo' rendere. La fotografia non e' una finestra sul mondo ma un' aspettativa di sgnificato che e' irrealizzabile restando al suo interno.

Per Barthes la fotografia puo' congelare solo cio' che muore. Gli oggetti presenti in una foto sono gia' tutti sempre colti in una morte imminente ("immagine vivente di oggetti morti").
L' essenza della fotografia e' la morte ed ogni fotografia e' questa "catastrofe". Essa segna la vulnerabilita'di una vita condotta socialmente alla distruzione.
 
 

Questa voce รจ stata pubblicata in Generale. Contrassegna il permalink.