Non esiste il "pensiero unico" esiste il "pensiero binario": i falsi conflitti dove tutte le questioni vengono mostruosamente semplificate e ridotte a livello binario: l' alternativa e' sempre tra possibilita gia' date.
La dicotomia semplificante e le disgiunzioni classiche fanno da apripista al pragmatismo sterile e alla politica fatta a mezzo di "opinione pubblica" e talk show televisivi. Il codice binario di certa politica scade nella banalita' delle contrapposizioni non autodefinite ma imposte dal sistema del capitalismo multimediale. Il dualismo da metodo e forma gnoseologica necessaria di orientamento viene scambiato con la sostanza della realta': il desiderio di ridurre l' incertezza e la "confusione" prendono il sopravvento sulla conoscenza. La via per cui nella conoscenza ci si appropria della realta' non coincide con la realta'. La contrapposizione teoria e prassi dislocata sul piano virtuale del mercato delle ideologie serve a nascondere i conflitti del mondo reale. La natura politica della conoscenza quanto prima dell' economia vengono trasferite nella forma della depoliticizzazione o "dell' oggettivita' scientifica". L' ideologia che una volta indicava la capacita' di prendere distanza dalla realta' sociale dominante. La facolta' di creare uno scarto produttivo dai modelli del dominio realmente operante e' finita come merce sugli scaffali dell' industria culturale. Una vale l' altra se non se ne fa' una questione di prezzo l' equivalenza di sostanza diventa assoluta: cosi' ci sono quelli che dicono che non sono ne' di destra e ne' di sinistra. E quelli che appunto si schierano pragmaticamente e prendono posizione all' interno delle lotte fra le diverse fazioni della borghesia. Si sottraggono facendosi risucchiare completamente nel gioco, un gioco che non gli appartiene funzionando come massa di manovra. E qui non ci sono soggetti ne' autonomia ma semplici e farsesche comparse. Societa' civile, organizzazione economica e' struttura politica coincidono al punto tale che l'identità politica e' sempre immediata e dal punto di vista sociale dunque non c'e possibilita' di equivoci apolitici. Che si abbia o no una propria "visione del mondo" cambia il soggetto non il ruolo. La funzione sociale e la funzione politica convergono in maniera quasi totalitaria che ognuno puo' giocare a dirsi ne' di destra e ne' di sinistra senza per questo smettere di essere una ruota dell' ingranaggio. Qualcuno che olia il meccanismo del dominio o diversamente il granello di polvere che fa' attrito. La separazione dal meccanismo sociale non prescinde dal ruolo e questo fa' giustizia di ogni falso antagonismo. La condotta sociale ha un valore immediatamente politico. Per questo definirsi apolitici o "ne' di destra ne' di sinistra" semplicemente serve a mascherare l' adeguamento totale alle coordinate del dominio. Allo stesso modo l' identificazione politica "a sinistra" non garantisce in automatico l' antagonismo rispetto al proprio ruolo sociale. La sconfitta o la fine delle ideologie in sostanza nascondono il fatto della avvenuta' identificazione totalitaria tra ruolo e soggetto sociale, tra politica ed economia, tra societa' civile ed organizzazione produttiva. Il mondo capitalista cosi' come e' si e' fatto seconda natura. L' equivalenza assoluta che annuncia la morte delle vecchie antinomie liquida anche l' alterita' tenendole in vita al piu' come merci identitarie: questa assoluta equivalenza, o societa' che si e' fatta natura puo' essere decodificata a soggetto il che produce l' apparenza della liberta' dell' individuo. La fine dell' alterita' e' stata contrabbandata attraverso l' illusione della moltiplicazione delle differenze. A livello individuale la traduzione dell' unica sostanza, la societa' cosi' come e', assume forme molteplici che non producono trasformazioni ne' rotture. Decretata la fine della lotta di classe il cerchio si e' chiuso. Qualsiasi cambiamento rimane all' interno dell' esistente. Non esiste la trasformazione ma il movimento per il movimento, al posto di rotture ci sono delle novita'. Ci si puo' schierare da una parte o dall' altra, si puo' restare neutrali ecc si puo' essere mutevoli a piacimento ma solo a patto di non pretendere di appropriarsi del mezzo di produzione per eccellenza che e' la societa' e di volerlo ri-disegnare colletivamente. Collettivemente perche' nessun individuo isolato e' in grado di modificare la societa' che poi e' la sostanza propria di ogni singolo.
anche io