L' open publishing e' un' interfaccia con la realta' sociale non con una "funzione". Puo' essere un flusso indiscriminato di informazioni o un metodo condiviso di elaborazione dell' informazione.
E' stato detto che "l' open publishing" e' come il software libero. L' analogia che magistralmente esemplifica la sostanza della "pubblicazione aperta" corre il rischio di scadere nella semplificazione.
La "matrice digitale" dei software e' costituita da un "codice" . La "matrice " dell' open publishing e' fatta di linguaggio sociale. Il linguaggio non e' un codice omogeno alla natura della matrice ed autoreferenziale o autonomo dalla realta' sociale.
Il "software libero" e' molto hegeliano: la realta' che pensi o costruisci e' fatto della medesima sostanza. L' open publishing e' molto contaminato dal controllo sociale e il linguaggio-il suo codice- dal potere. L' open publishing e' un' interfaccia con la realta' sociale non con una "funzione". Puo' essere un flusso indiscriminato di informazioni o un metodo condiviso di elaborazione dell' informazione.
E' una modalita' di comunicazione e conflitto in rete che non ha senso al di fuori di una griglia condivisa di valori sociali. Una interfaccia elettronica con la realta' sociale non puo' pensarsi ne' definirsi al di fuori del conflitto che attraversa quest' ultima.
E in quanto attraversata dal conflitto ha necessariamente bisogno di "prendere posizione": definire la modalita' concreta e politica dei valori di apertura ed accesso o chiusura. L' open publishing deve farsi carico di auto-definire la forma-sostanza attraverso la quale la comunicazione e l' informazione si esprime.
Non si tratta di costruire delle riserve indiane o dei villaggi piu' o meno autosufficienti ed autoreferenziali ma piu' semplicemente di "prendere posizione" all' interno del conflitto sociale che attraversa la realta' e la comunicazione. Ne' il conflitto ne' il potere hanno una struttura piramidale dal basso verso l' alto o viceversa ma si diramano anche orizzontalmente e in maniera diffusa.
Il conflitto come diceva un vecchio adagio situazionista si estende dalla lite domestica alla guerra rivoluzionaria. Oltre "l' infatuazione tecnologica" rimane sempre la pratica di costruire la propria vita e la propria casa secondo criteri di autonomia e deistituzionalizzazione o secondo criteri di gerarchia e di illiberta'.
Nel conflitto bisogna "prendere posizione" abbiamo detto ma questo "prendere posizione" non ha nulla ha che fare con lo scegliere passivamente tra posizioni preconfezionate. Non e' open publishing copiare eincollare posizioni di terzi, meno che mai dei media mainstream. Non e' open publishing linkare.
Open publishing e' inter-attivita' e creazione. Il primo paletto del "prendere posizione" anche in forma concreta senza scomodare teorie cyberastruse e' ad esempio definire una "policy" che non accetti contenuti provenienti da media maintream, che non consenta copia-incolla.
Se il principio base e' "tu sei il media" conseguenza coerente vuole che gia' la ri-proposizione di contenuti non "originali" o non provenienti da media indipendenti sia fuori policy.
La "censura" e' inammissibile- come diceva Marx un secolo e piu' addietro: l' unica cura dela censura e' la sua abolizione e l' unica liberta' di stampa e' che non sia una industria- ma cio' e' vero quando riguarda la creazione indipendente ed autonoma degli individui non quando riguarda carichi di immondizia virtuale proveniente da agenzie stampa che controllano il flusso globale dell' informazione su scala planetaria ne' quando riguarda articoli di giornali ben finanziati e integrati nel sistema o comunicati di partiti statualmente finanziati.
Non e' open publishing postare un articolo del manifesto o di repubblica ne' del proprio gruppoplviscolo politico e' open publishing e a buon diritto raccontare in prima persona le liti nel proprio condominio o quello che uno vede sotto casa. Liberta' di accesso e di contenuti non ha nulla a che vedere col ri-postare ri-linkare contenuti pre-confezionati.
Hai un mezzo di comunicazione usalo! Usalo attivamente e non passivamente riproponendo la cucina dei media ufficiali, dei partiti ufficiali, dei leaderini ufficiali, dei dispensatori di ideologie a buon mercato…
Usalo per ragionare e comunicare in prima persona autonomamente usando la tua testa: l' open publishing e' lo stesso che autonomia culturale individuale e sociale.
L' open publishing non essendo un ' isola felice ne' un ' isola dei famosi di turno ha il suo cuore pulsante nella definizione di una policy.
Primo paletto e' che che si puo' postare solo cio' che si crea autonomamente,che e' autoproduzione si tratti di un lungo saggio filosofico o della descrizione di una qualunque giornata in una qualunque metropoli.
" il soggetto non sta' tornando, semplicemente perche' non era mai partito. E' sempre stato qui, non certo pero' come sostanza, ma come problema e come progetto." (C.Castoriadis)