110 anni di reclusione su oltre 220 richiesti dai pm, un solo imputato completante assolto su 25, una decina di imputati a cui sono stati derubricati i reati da devastazione e saccheggio a danneggiamenti e resistenza. Queste la sentenza emessa nei confronti di 25 no global processati per i fatti relativi al G8 avvenuti a Genova nel 2001…
In sostanza la seconda sezione penale del Tribunale di Genova nella sua sentenza ha tracciato un "confine morale"(in cifra giudiziaria)dove da un lato si trovano i "black bloc"(responsabili di devastazione e saccheggio) e dall’altro le "tute bianche"(a cui si imputano i reati di danneggiamento e resistenza). Il tribunale borghese in ultima istanza ha deciso non solo di comminare delle pene in relazione a dei reati-presunti-, ma anche di attribuirsi di fatto, il diritto di comminare un "giudizio morale":
"i buoni" sono coinvolti in incidenti di piazza con la polizia nel corso di una manifestazione autorizzata; i "cattivi" invece avevano in testa, e tutti insieme, "un preciso piano volto a minare l’ordine pubblico".
Con questa "netta differenza" tra i fatti del mattino del 20 luglio 2001, il corteo dei "cattivi", dove vi fu’ "reale lesione della sicurezza" e i fatti del pomeriggio, che "non hanno aggravato la crisi dell’ordine pubblico" rivelandosi "episodi a se stanti", il tribunale ha accolto o meglio ratificato la sentenza politica e morale gia’ emessa nell’immediatezza dei fatti dal genova social forum e dai suoi piu’ illustri esponenti.
Le "tute bianche sono state assolte dal reato di devastazione"…mentre gli imputati presuntamente appartenenti al "blocco nero" poiche’ "compartecipavano moralmente" e "psichicamente" si sono beccati condanne contemplate dall’articolo 419 del c.p.
l’Art. 419 del Codice Penale recita: "Chiunque, al di fuori dei casi previsti dall’art. 285 (devastazione, saccheggio e strage.), commette fatti di devastazione e saccheggio è punito con la reclusione da 8 a 15 anni".
L’art. 419 è sussidiario rispetto a quello di Devastazione, saccheggio e strage:
"sussiste solo se il fatto non è riconducibile alla più grave fattispecie di cui all’art. 285"(cioe’ se se non sussiste il reato di attentato alla sicurezza dello Stato-alla sua "personalita’").
Trattandosi di art. del codice penale diretto a colpire e punire la dissidenza politica e a controllare situazioni di enorme tensione sociale le singole azioni "criminose" commesse "perdono la loro individualita’": Formando i partecipanti un "blocco unitario" con identiche intenzioni dirette ad un unico scopo la responsabilita’ giudiziaria non e’ piu’individuale…bensi’ collettiva…Oggetto d’accusa non sono piu’ "singoli fatti" o "azioni compiute" ma il "profilo politico-psicologico", l’appartenenza o la pura e semplice partecipazione ad ambiti di lotta sociale ritenuti "pericolosi per l’ordine costituito". La "condotta individuale" e’ irrilevante rispetto alla partecipazione e al "concorso morale"…e alle "intenzioni"…I tribunali diventano cosi’ una sorta di confessionale laicizzato(obbligatorio ad arbitrio poliziesco)dove pero’ al posto dei "padre nostro" si comminano anni di galera.
Proprio non capisco la "mezza soddisfazione" per certe "mezze giustizie fatte" o per talune "rivincite politiche per via giudiziaria" espresse, dopo la sentenza, da quelli che: "l’avevano sempre detto:<< noi i buoni, di qua’, loro, i cattivi, di la’>>…
Vedremo, se con la stessa faccia da topi viscidi, avranno il coraggio di venire a dircelo ancora quando il reato di devastazione e saccheggio, con tutta la sua sconfinata indeterminatezza repressiva(vedi "concorso morale", "compartecipazione psichica", "profilo politico" ecc), verra’ applicato ad arbitrio, dopo questa legittimazione mediatico-politico-giudiziaria, ad ogni qualsivoglia manifestazione di piazza o lotta sociale considerata anche solo scomoda per "l’ordine costituito".
Beh! dopo potremo, ad onore della legalita’ di classe, chiedere una bella commissione parlamentare d’inchiesta. S’intende, restando sempre, nell’implicita ideologia di uno Stato autoritario che nega ogni e qualsiasi
"formazione spontanea del diritto al di fuori delle direttive consapevoli della classe al potere".
Una "mezza giustizia" e’ gia’ una verita’ di Stato, cioe’ utile all’esercizio di una repressione preventiva che significa un’asfissiante e diffuso controllo sulla vita tutti/e; uno Stato di polizia-postmoderno che a Genova, nella totale sospensione dei diritti civili e democratici, ha avuto il suo battesimo.
Si pero’, la giustizia borghese sa’ distinguere, oggi ne abbiamo l’ennesima conferma, tra quelli che "cospirano" contro l’ordine sociale, economico e politico dominante e quelli che invece simulano la guerra, si coprono di gomma piuma e si attrezzano di armi innocue per giocare alla guerra.
Nessuno dica che si tratta di vana polemica poiche’ i "distinguo", passando dall’argomentazione politica, dirrettamente nelle aule dei tribunali, per essere accolte da devoti magistrati segnano un punto di non ritorno in termini di inimicizia sociale. Farsi sequestrare la memoria dai tribunali, cioe’ dallo stato, e proclamare anche di aver raggiunto qualche "mezzo risultato"…e’ veramente il massimo dell’ipocrisia e della malafede:
"le rivoluzioni cominciano dalle parole che usiamo".
"Non accettiamo come è stata riscritta la storia della dittatura dagli scrivani della democrazia…, oggi i politici, i militari, i preti predicano la riconciliazione.Parlano di pace, amore e libertà… Le loro sono solo parole vuote. Nessuno di loro parlava di pace quando uccidevano i nostri figli. In realtà quella che offrono è la pace silenziosa dei sepolcri. Le Madri di Plaza de Mayo non accettano di vivere in questo teatrino della democrazia…"
"Quando portarono via i miei figli avevo solo quarantotto anni e mi sono sentita vecchia; oggi ne ho sessantotto ma mi sento vent’anni più giovane perchè ho imparato che l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona."
Madri di Playa de Mayo