Lo stato della crisi e’ lo stato della repressione che garantisce la ristrutturazione dei rapporti sociali tra le classi, del rapporto sociale di riproduzione capitalistico che la macchina del comando legittima come "interesse generale della societa’".
L’uso politico della storia fa parte di quella riforma del senso comune che serve a legittimare e a creare consenso intorno all’ordine e al potere dominante nel presente. La storia oggi cambia a seconda delle contingenze ideologiche dell’autorita’ in carica al punto che i torturatori, gli assassini, i manovali del terrore nazista invece che "servi di Hitler e delle sue operazioni di bassa polizia" sono chiamati " combattenti" della Repubblica Sociale. Eppure gli esecutori della strategia hitleriana dell’orrore non erano affatto dei "combattenti" ma dei torturatori e dei sadici fanatici con in testa il culto della morte. Che questi assassini si siano fabbricati degli ideali di comodo "la patria", "l’onore" non cambia le carte in tavola e non cancella la somma delle sofferenze da loro inflitte. Che i "bravi ragazzi di Salo’" fossero in "buona fede" o che fossero degli "stupidi ingenui" non trasforma e non rende in alcun modo "positive le loro scelte". La storia non e’ una somma di casi individuali e le suggestioni e le convinzioni soggettive non possono essere adottate come paradigma di fondazione della memoria e della coscienza civile di un paese. Nella storia contano i valori etici e per questo motivo irriducibile un partigiano non puo’ essere equiparato con un repubblichino. La storia non la si puo’ guardare dal buco della serratura come uno spettacolo televisivo.
La lotta di liberazione non e’ mai finita. Continua in un paese ridotto ad uno stato di psicopolizia nel quale vige il totalitarismo maggioritario basato sulla manipolazione delle coscienze nelle ore di massimo ascolto.
Chi controlla i media controlla il popolo.
Chi controlla lo schermo controlla la mente di chi lo guarda.
La lotta di liberazione continua contro il tecnofascismo e lo stato mediatico totalitario.
25 aprile 1945-25 aprile 2009
La Resistenza non e’ mai finita.
Siamo antifascisti perche’ non vogliamo sacrificare la nostra vita reale in cambio di liberta’ illusorie e felicita’ telecomandate da intossicati dello spettacolo.
La Resistenza e’ un rovesciamento di forza e di prospettiva, il primato della vita sulla sopravvivenza, sullo spettacolo di un esistenza congelata e venduta al minuto. La Resistenza continua nelle reti non materializzate, nei rapporti diretti, nei contatti non costrittivi, nei rapporti di simpatia e di comprensione. Siamo ovunque, comunque degli agitatori rossi per liberta’, per vita e per bisogno.
Chi controlla i media controlla il popolo.
Chi controlla lo schermo controlla la mente di chi lo guarda.
La lotta di liberazione prosegue contro il tecnofascismo e lo stato mediatico totalitario.
"noi non pretendiamo di avere il monopolio dell’intelligenza ma quello del suo impiego."
Ora e sempre Resistenza!