E' evidente che per far funzionare il sistema che vi opprime bisogna barare col sistema.In tal modo si resiste al sistema pur facendolo funzionare. E' una delle ambiguita' tipiche della situazione in cui ci troviamo attualmente."Il capitalismo si e' affermato contestualmente ad un grande sviluppo della scienza intrecciata al modo industriale di produzione. Nel capitalismo tutto sviluppa la potenza della scienza apllicata alla tecnologia e non si puo' fare e cambiare niente senza incontrarla e farci i conti, perche' e' sempre fortemente implicata dappertutto; oggi essa e' davvero trasversalita' universale"
I poteri creati dall' attivita' scientifica sfuggono totalmente agli stessi scienziati. "questo potere in briciole a livello della ricerca, si trova riconcentrato poi a livello dei poteri economici e politici. In qualche misura gli scienziati producono un potere sul quale non hanno alcun potere…
All' origine i ricercatori erano dei dilettanti…l' attivita' scientifica era sociologicamente marginale, periferica.
Oggi la scienza e' diventata una possente massicia istituzione al centro della societa', sovvenzionata, nutrita, controllata dai poteri economici e statali.
La tecnica prodotta dalla scienza trasforma la societa', ma anche la societa' tecnologizzata retroattivamente trasforma la scienza stessa.
esiste un legame che corre dalla scienza alla tecnica, dalla tecnica all' industria, dall' industria alla societa', dalla societa' alla scienza, ecc.
La scienza occidentale si e' sviluppata come scienza sperimentale e per fare delle esperienze ha dovuto sviluppare dei poteri di manipolazione precisi e sicuri, vale a dire delle tecniche di verificazione…per verificare si arriva a manipolare sempre piu'.
La manipolazione degli oggetti naturali era concepita come emancipazione umana da parte dell' ideologia umanista razionalista, ma oggi si vede bene come la manipolazione delle cose comporta necessariamente l' asservimento dell' uomo alle tecniche di manipolazione.
Si costruiscono macchine al servizio dell' uomo e si pone l' uomo al servizio di queste macchine.
La logica delle macchine artificiali si applica sempre piu' sulle nostre vite nella nostra societa' e gli schemi tecno-logici si applicano non solo al lavoro manuale, ma anche alle nostre stesse concezioni della societa', della vita, dell' uomo…
Neumann aveva messo in luce negli anni '50 che la macchina artificiale, a differenza delle altre macchine naturali viventi-tra cui la societa' umana- e' una macchina che non puo' integrare, tollerare il disordine.
Ora il disordine ha due facce: da una parte costituiece la distruzione e dall' altra parte la liberta' e la creativita'. E' certo che questa logica dell' ordine comporta la volonta' che si presume razionale di liquidare ogni disordine come nefasto e disfunzionale.
Di fatto le macchine viventi sono in uno stato di permanente riorganizzazione, vale a dire implicano, tollerano, utilizzano, combattono il disordine.
Gli schemi fondamentali della macchina artificiale fondono la razionalita' e la funzionalita' sulla centralizzazione, la specializzazione, la gerarchia. E' beninteso nella teoria delle macchine artificiali non vi e' ne' esistente, ne' soggetto. Abbiamo qui un modello ideale di tecno-logica.. L' informazione disincarnata da' ordini tramite il computer centrale e comunica informazioni programmatrici alla macchina che esegue. Si tratta di uno schema di funzionalita' artificiale. E' beninteso che tutto cio' non si applica alla societa', ma lo si applica in forza del fondamento paradigmatico, del fondamento espistemologico, poiche' si obbedisce ad un principio di razionalita' che e' il medesimo.
Ma sappiamo bene che il grande problema di ogni organismo vivente, e soprattutto della societa' umana, e' che essa funziona con molto disordine, vive di alee e di conflitti…
Il conflitto, il disordine, il giuoco non sono delle scorie o delle anomie inevitabili, non sono dei rifiuti da riassorbire, ma gli elementi costitutivi di qualsiasi sistema ed organizzazione sociale…
I processi di creativita' ed invenzione sono irriducibili alla logica della macchina artificiale.
Si deve prendere in considerazione il fatto che la strategia, nel suo carattere aleatorio e inventivo, e' piu' feconda del programma che viene fissato rigidamente in partenza.
La tecnologia e' cosi' diventata il supporto epistemologico di una semplificazione e di una manipolazione generalizzata e inconscia che pretende di costituire la razionalita'.
A questo punto si deve distinguere chiaramente tra razionalizzazione e ragione.
La razionalizzazione consiste in una logica chiusa e demenziale che pretende di potersi applicare al reale: quando il reale rigetta tale logica, lo si nega o lo si forza artificialmente perche' si adegui allo schema, ed e' il sistema del campo di concentramento.
La razionalizzazione e' demenziale eppure e' fornita degli stessi elementi della ragione.
L' unica differenza e' che la ragione deve essere aperta, deve accettare, e riconoscere nell' universo, la presenza del non razionalizzabile, vale a dire l' ignoto o il mistero.
Cosi' dunque la tecnologicizzazione dell' epistemologia consiste nell' inserimento di questo complesso di manipolazione/semplificazione/razionalizzazione nell' intimo di ogni pensiero riguardante la societa' e l' uomo.
Le societa' storiche appaiono come dei miscugli di costrizioni e di ordine imposto(istituzioni di Stato, con i loro apparati militari, amministrativi, polizieschi) e di interazioni spontanee come nelle nostre grandi citta', dove il destino di ognuno viene forgiato attraverso gli incontri: gli incontri di mercato, il mercato degli affari, mercato dei sentimenti, mercato del sesso. Sono queste interazioni aleatorie che creano autonomamente la loro ragolazione globale. Nessuna societa' puo' vivere unicamente di autorita', regolamenti, di norme , di ingiunzioni.
Anche in una societa' come era quella dell' Unione Sovietica dove tutto era giudicato, regolato, totalizzato ai vertici del partito che copre la macchina dello Stato e che e' onnicompetente, la societa' vive perche' alla base vi era una specie di anarchia di fatto, dove ci si arrangiava, si barava piu' o meno bene, e l' ordine superiore non viveva che per il disordine della base, il che costituiva un gran paradosso.Ma e' un paradosso che ritroviamo dappertutto., gicche' gli studi di Mothe' sulle officine Reanault hanno mostrato che se le istruzioni della direzione e degli ingegneri venissero applicati alla lettera, tutto si bloccherebbe.
E' evidente che per far funzionare il sistema che vi opprime bisogna barare col sistema.In tal modo si resiste al sistema pur facendolo funzionare. E' una delle ambiguita' tipiche della situazione in cui ci troviamo attualmente."
( E.Morin-1986)
Come si fa' a pensare diversamente e a non funzionare secondo il paradigma dominante?
Cioe' secondo l' epistemologia tecnologizzata che ci induce ad isolare e disgiungere cio' che invece dobbiamo pensare insieme?